“ Nella mia vita ho detto più no che si. Non bisogna mai accettare le imposizioni”. Lo ha affermato con convinzione e determinazione la dottoressa Maria Teresa Messina, una simpatica ragazzina di 89 anni che da grande ha deciso di fare la scrittrice. In realtà, essendo da oltre quarant’anni una psicoanalista freudiana, ha già pubblicato libri di psicologia. Sin da bambina ha coltivato la passione per la lettura e per la scrittura:” Mia nonna Maria Zarra metteva sul tavolo della cucina i quotidiani locali e mi invitava a leggerli. Quando qualcosa mi colpiva, la trascrivevo su un quadernetto di quelli con la copertina nera aggiungendo, a volte, anche un mio disegno. Ho letto molto e nella lettura continua sono cresciuta”. I suoi appunti, i suoi ricordi di una vita, sono stati raccolti da Vilma De Sario Tabano e Rosetta Di Nardo, grandi amiche di Maria Teresa Messina, e sistemati “in modo da distillarne un testo di senso compiuto” come lei stessa scrive nel suo libro intitolato “ La città del ritorno Salerno”, edito da Oèdipus, sulla cui copertina sono raffigurati i tetti in cotto del centro storico dipinti ad acquerello dall’autrice :” L’acquerello racchiude la grazia dell’istante e la tristezza del tempo che passa. Oltre a raccontare, mi piace dipingere. Seduta nel mio studio di Palazzo Edilizia, dove sono nata nel 1930, con un libro tra le mani, guardo sulle pareti i miei quadri. La pittura ha arricchito il mio mondo fantastico sin da bambina. Mi ispiro a Paolo Signorino, Mario Carotenuto e al Maestro Beraglia”. La dottoressa Messina ha anche conosciuto il poeta e pittore Alfonso Gatto:” E’ stata un’esperienza meravigliosa! Fui l’unica donna che, grazie a lui, fu ammessa al “Catalogo” che Gatto fondò insieme a Lelio Schiavone. Ebbi anche il coraggio di fargli leggere i miei appunti – poesie dei quali apprezzò l’armonia”. Da Salerno Maria Teresa Messina ha sempre dovuto allontanarsi, per motivi di studio e di lavoro, ma è sempre riuscita a tornare. Ha sempre creduto e sostenuto i principi di uguaglianza, libertà e di emancipazione femminile:” Già da bambina, quando frequentavo la “Scuola Elementare Barra” difendevo le mie compagne di scuola che venivano richiamate dalle maestre: sono sempre stata una monella curiosa, piena di energie e di idee, una persona libera, complessa, mai completamente appagata”. Maria Teresa ha frequentato le scuole medie e il Ginnasio al Liceo Torquato Tasso:” Anche se, siccome bisognava frequentare le lezioni di pomeriggio, per mancanza di aule, mi trasferii al Liceo di Cava De’ Tirreni. Poi m’iscrissi all’Università di Fisica a Napoli, dove ebbi la fortuna di seguire le lezioni di Analisi Matematica del professor Renato Caccioppoli: proprio adesso sto rileggendo un libro a lui dedicato”. Purtroppo nel 1943 il padre Enrico, medico specializzato in malattie respiratorie, muore all’età di 43 anni, quando Maria Teresa aveva appena tredici anni:” Con il dottor Carlo Di Lorenzo aveva aperto, a Mercato San Severino, il sanatorio “Villa Maria”. Per motivi economici lasciai l’Università per aiutare mia madre, (Ester Guariglia): partecipai a un colloquio per ottenere una borsa di studio offerta dalla Scuola ENSISS che formava Assistenti Sociali che superai. Il mio tirocinio si svolse nelle borgate di Roma, la città che più amo dopo Salerno. L’esperienza lavorativa cominciò a Trapani, poi ad Avellino, a Mirabella Eclano, e a Milano. Nel 1957, dopo aver superato le varie prove e colloqui a Roma, cominciai a lavorare a Salerno, come assistente sociale presso l’Ente Nazionale per la protezione morale del fanciullo. Dal 1960 al 1978 lavorai all’ENAOLI, l’ente al quale era demandata l’assistenza degli orfani dei lavoratori, dove conobbi il presidente, il dottor Luciano Tavazza. M’iscrissi anche alla Facoltà di Filosofia di Roma, che non mi obbligava alla frequenza e riuscii a laurearmi. Poi dopo avere seguito un training psicoanalitico con il dottor Cesareo Romano a Napoli, mi iscrissi alla scuola di formazione “Lo Spazio Psicoanalitico”, diretta dal professor Paolo Perrotti ”. Il libro è dedicato al fratello Alberto: ” Siamo cresciuti all’unisono. Nel libro racconto anche le biricchinate che facevamo, soprattutto nel periodo della guerra, quando da casa di mio nonno, Ovidio Guariglia, a Raito, scendevamo con la bicicletta fino a Marina d’Albori”. Nel libro l’autrice racconta anche della sua esperienza politica:” Mi iscrissi al PCI grazie alla mia amica Lucia Di Marino, quando Segretario dell Federazione provinciale era il fratello Gaetano Di Marino: conobbi personaggi di rilievo come Giuseppe Amarante, Tonino Masullo, Giuseppe Colasante, Riccardo Romano e tanti altri”. La dottoressa Messina nel libro racconta anche della sua esperienza nell’Azione Cattolica:” Dove conobbi Corinna Bottiglieri”, di quella alla Regione Campania, al Tribunale per i Minorenni; all’Università, della sua candidatura al Parlamento e l’elezione al Consiglio Provinciale: “ Sono stata anche Consigliere Provinciale, quando era Presidente il dottor Alfonso Andria che, quando decisi di dimettermi, mi chiamò cercando di convincermi a cambiare idea, ma io non riuscivo a conciliare i miei impegni professionali con la presenza alla Provincia che richiedeva una dedizione assoluta”. A Salerno la dottoressa Messina costituì anche la “Società Psicanalitica Salernitana” con Fiorangela Oneroso, Angela Balzano e Giovanni Razzino Per la “ psicanalista di rara sensibilità e profonda cultura”, come l’ha definita nella prefazione del libro il giornalista e scrittore Andrea Manzi, il valore dell’amicizia è fondamentale. Nel libro c’è anche il simpatico racconto scritto dal professor Rino Mele ” Nascosta nella valigia del padre” e le postfazioni di Giada Caliendo e di Antonio Palo. Il libro è stato scritto completamente a mano: ” Non ho nessuna difficoltà ad utilizzare il computer: ho anche un profilo Facebook, ma preferisco scrivere a mano, leggere sfogliando le pagine di un libro”. La scrittrice ha raccontato anche l’esperienza drammatica del terremoto dell’80:” Mi ha segnato profondamente” e quella del crollo di Palazzo Edilizia:” Alle 3:00 di notte tra il 15 e il 16 giugno del 2007 fui avvertita dai vicini che bisognava scappare perché stava crollando il palazzo. Meccanicamente mi vestii e con la mia cagnolina Claudine in braccio raggiunsi Piazza Amendola avvolta da una polvere sottile e fitta”. . La dottoressa Messina attualmente collabora con l’associazione “Spazio Donna” presieduta da Vilma Tabano:” Sono una delle psicologhe volontarie dell’Associazione: da noi è venuta anche Filomena Lamberti la donna sfregiata con l’acido dal marito”.
Aniello Palumbo