Salerno Comicon. Intervista a Roberto Policastro

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Intervista Roberto Policastro | art director Salerno Comicon | POST-EVENTO

comicon_salerno2Dal 7 al 9 dicembre in postazioni plurali, S.Sofia e Augusteo, si è svolta la seconda edizione di Salerno Comicon. Fiera del fumetto, del gioco, della digitalizzazione, dell’entertaiment. Una lunga esperienza, quella di Comicon che, nata a Napoli, nel corso degli anni si è poi “gemmata” a Salerno. Salerno che, sul versante del fumetto non è affatto periferia ma progenitrice – alla metà degli anni ’70 – di una delle più interessanti esperienze del settore. La vicenda di Comicon/Salerno, pertanto, è stata tracciata e certamente conoscerà ulteriori percorsi, integrazioni ed approfondimenti. Intorno a questi temi – e naturalmente altri a venire – discutiamo con Roberto Policastro, art director di Salerno Comicon.

 

Il Comicon è – per definizione –  una manifestazione che contamina. A Salerno (7-9 dicembre 2012)  quale contagio c’è stato?

PolicastroLa contaminazione è parte dell’idea originaria del progetto iniziato due anni fa, l’ispirazione nasce dalla vocazione naturale del centro storico di Salerno e dalla sua suggestività.

Specialmente in questa seconda edizione potendo sviluppare l’evento su due sedi principali, il Complesso di S.Sofia ed il Teatro Augusteo, la composizione e l’offerta del programma sono state molto più intriganti invitando il pubblico a percepire una maggiore dinamicità nel vivere l’evento stesso. Contaminare, in questo caso significa espandere un evento culturale per rendere percepita la sua esistenza nel momento in cui accade, scegliere più location e creare una proposta creativa sia nei contenuti che nell’ideazione si avvicina alla qualità con cui ci piace intendere un progetto di questo genere. Una città come Salerno deve puntare all’ospitalità in senso assoluto per poter inseguire la sua rinnovata visione europea e di rinnovamento, questo aspetto deve coinvolgere i residenti come tutte le attività commerciali e culturali esistenti, di conseguenza un festival come il Comicon è ideale per trasmettere una volontà di apertura al pubblico eterogeneo composto da ogni generazione, dagli appassionati della cultura del fumetto al semplice curioso, dalla famiglia ai ragazzi che ritrovano nei festival del fumetto un momento di aggregazione ed incontro per divertirsi, il tutto nello scenario affascinante del centro storico di Salerno ancor di più suggestivo con le luci d’artista.

 

Cosa è diventato negli anni il Comicon per i disegnatori italiani e per il loro pubblico?

Il Comicon originariamente è un festival del fumetto che nasce a Napoli 15 anni fa, il tutto parte da un gruppo di ragazzi appassionati guidati dal nostro direttore generale Claudio Curcio, seguendo le orme dei più importanti festival europei ed internazionali.

comicon_salernoFortuna e capacità portano l’evento napoletano a distinguersi nella scena nazionale per la qualità culturale dello stesso che completa la semplice visione fieristica tipica delle “convention” di fumetto, un lavoro continuo e costante nel proporre mostre di livello internazionale, ospitare autori inediti in Italia, attività ludico-didattiche per le scuole e tutta una serie di progetti legati al mondo del fumetto e dell’animazione utili a diffonderne la cultura ed il valore della cosiddetta “nona arte” nello scenario italiano. Il festival è un riferimento assoluto per i disegnatori italiani e non, nell’edizione napoletana, oltre agli eventi con il pubblico viene dedicata un’area Pro solo ad operatori del settore proprio per creare momenti di incontro tra editori, disegnatori, giornalisti massimizzando l’evento anche dal punto di vista professionale. Mentre, per quanto riguarda il pubblico abbiamo avuto a Napoli nella scorsa edizione sulle 50.000 presenze, e questo penso faccia capire l’affezione e la resa dell’evento costruita con rispetto e dedizione negli anni.

 

Il Salerno Comicon è nato come uno spin-off del Comicon principale (quello di Napoli che si tiene in primavera) ed è stato inserito nel contesto del centro storico e della scenografia parallela delle Luci d’Artisti. Quali nuovi “movimenti” ha attivato anche quest’anno in città? 

Il movimento lo possiamo intendere nella grande mescolanza umana, nel contesto scenografico naturale del centro, anche piccoli eventi estemporanei fuori dalle due sedi principali sono utili a lanciare pillole che stimolano la curiosità anche a chi è meno interessato in prima battuta. Per esempio, quest’anno abbiamo usato una location molto nota della “movida” salernitana (il Loungebar Capogiro ndr) per allestire una mostra ed offrire gratuitamente delle performance live di grandi artisti in un contesto assolutamente inedito, potremmo intendere anche questo come la creazione di nuovi movimenti culturali che possono sorprendere e divertire.

 

In questa edizione due le location coinvolte (il Complesso di S. Sofia e il Teatro Augusteo): due spazi performativi in cui mettere in scena eventi differenti secondo le loro ‘specificità’ e ‘vocazioni’. Com’è andata?

Grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale, abbiamo potuto “espandere” questa seconda edizione in due location complementari che hanno funzionato in modo eccellente, proprio sfruttandone le proprie peculiarità: al Complesso avevamo una più chiara disposizione delle aree composte dalle aree fieristiche, aree gioco e videogioco, aree incontro per i workshop e di disegno per ospitare gli artisti in contatto con il pubblico e le mostre dedicate agli ospiti principali di questa edizione. Mentre al Teatro Augusteo abbiamo potuto offrire le rassegne cinematografiche (una novità assoluta con una rassegna ufficiale dedicata al grande maestro Miyazaki), concerti, la sezione Cartoona di proiezioni ed incontri sul mondo dell’arte del cartoon e la grande festa del Cosplay che ha registrato il tutto esaurito in chiusura dell’evento!

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Quali sono le differenze tra l’edizione salernitana e quella partenopea? Esistono degli aspetti tematico/concettuali solo salernitani?

L’edizione salernitana nasce anche per sviluppare in una città complementare a Napoli una proposta più raccolta e volutamente con un “mood” invernale con spazi minori che richiamano nell’insieme alcuni aspetti del festival principale quando si teneva negli spazi del Castel S.Elmo (ormai non più sede principale per problemi di spazio), ripeto, il centro storico di Salerno e la città nell’insieme sono l’ispirazione principale dell’idea, la dimensione cittadina ci invita a creare proprio una proposta diametralmente gemella ma diversa dal festival principale.

 

Salerno Comicon – II edizione ritorna in una delle città che ha una grande tradizione del Fumetto (dagli eventi del True Moon a quelli del Circolo ARCI del Mumbre Rumble); come questa tradizione, a tuo parere,  permane nel tempo?

Salerno ha una grande storia di legame con l’arte in generale, negli anni avevo il timore che questo aspetto rischiasse di perdersi nella memoria, ma il grande lavoro di associazioni, artisti ed appassionati ha permesso di mantenere vivo questo aspetto. La speranza ed il contributo di tutti consiste nel dare maggiore strutturazione grazie ad attività, eventi e partecipazione a costruire un nuovo scenario stabile proprio per dare una maggiore quotazione generale alla città come luogo di cultura riconosciuto; questo potrebbe permette un futuro di innalzamento della qualità generale che significa una crescita sia di business territoriale come di crescita umana e civile. La sinergia con le realtà ed i movimenti locali è parte integrante e fondamentale per la riuscita di progetti come il Salerno Comicon, ed aiutano a completare l’offerta e la qualità generale nonostante le difficoltà economiche e di investimento generali. Nello specifico il fumetto ha una grande tradizione salernitana ben nota sia storicamente e sia nei nuovi movimenti, la quantità di artisti ormai riconosciuta a livello mondiale è davvero tanta e mi fa piacere sapere che queste persone per buona parte vivono e lavorano ancora a Salerno, anche il nostro festival deve aiutare a dare il giusto riconoscimento a tanto valore e talento.

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Da direttore artistico del Festival, che cosa suggerisci al fine di aumentare sempre di più il coinvolgimento dei giovani in questo evento e la sinergia dello stesso con l’Università vicina?

Uno degli aspetti che mi preme maggiormente è proprio il coinvolgimento dei giovani, sempre in chiave sperimentale quest’anno abbiamo cercato di dare evidenza ad un programma di workshop che permettessero ai ragazzi di trovare ispirazione e spunti anche professionali. L’intenzione di creare un legame con l’Università vale per noi come per la città nell’insieme, che a causa di deficienze infrastrutturali si trova ad accusare una distanza ingiustificata tra le due realtà, cosa da migliorare assolutamente perché lo scenario ed il popolo universitario è fondamentale per contribuire alla crescita di una città moderna. Nel nostro piccolo abbiamo iniziato alcune partnership che ci aiutassero a relazionarci con l’ateneo e spero che in futuro anche noi contribuiremo ad esaltare questo contatto.