Mercoledì 31 agosto, alle ore 21, si chiuderà sul palcoscenico del Teatro Dei Barbuti, ospiti di Chiara Natella, l’Estate di questa seconda edizione di Salerno Classica, progetto ideato dalla Associazione Gestione Musica, che ha visto l’associazione concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo.
La direzione dell’Associazione, Francesco D’Arcangelo, Fabio Marone e Gigi Lamberti, sigillerà la bella stagione con il concerto celebrativo del Trentennale della scomparsa di Astor Piazzolla, affidandolo agli archi dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, diretta da Giancarlo De Lorenzo, con solista alla fisarmonica e al bandoneon, Cesare Chiacchiaretta. Il maestro e l’erede, Astor Piazzolla vs Richard Galliano per incontrare il loro sentire musicale, in un dualismo che ha visto il musicista francese una sorta di continuatore del processo di modernizzazione del mantice. Lo stesso Piazzolla incoraggiò Galliano a rendere contemporaneo un genere come il “Musette”, che altro non è se non l’incontro tra la tradizione popolare italiana e quella francese, uno scavare nelle radici di questa musica che sta al tango argentino e alla musica blues e folk americana. Nostalgia e integrazione fuse per elaborare un nuovo stile e suoni aderenti alle mutate condizioni di vita, conseguenze di emigrazione e sradicamento, con le pagine di Galliano, che riescono a evocare e creare immagini, con fervido umore e sentimento, di una toponomastica parigina che abbraccia musica, tradizione, sogni e nostalgie. La Senna scorre attraverso la sua musica, testimone oculare di anime jazz riparate a Parigi, di fumosi club tzigani, di attori e scrittori persi nella loro arte e vita. Amava ripetere, Astor Piazzolla che tra la fisarmonica e il bandoneon c’è la stessa differenza che passa tra un limone e un’arancia: per il grande musicista argentino lo strumento di noi italiani era effervescente, acuto, allegro, al contrario dell’interprete privilegiato del tango, segnato da un’aura di malinconia. Piazzolla incontrò Richard per la prima volta intorno al 1980 in un concerto all’Olympia e l’unica cosa che gli rimproverò fu unicamente di non suonare il bandoneon. Mercoledì sera, Cesare Chiacchiaretta ci regalerà un consistente portrait di Astor Piazzolla, musica segnata da momenti regolarmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa, pagine che fanno parte del sentire di tutti noi, il cui segreto è completamente svelato nella loro introduzione, in cui il pubblico rimane incantato, proprio nel suo non offrirgli troppo facili, e in fondo rassicuranti, appigli transtilistici, ma calandolo in un ideale momento di sintesi tra i molteplici rimandi che il musicista intende riecheggiare nel suo stile. La serata principierà con il concerto per bandoneon e archi “Aconcagua”, di Astor Piazzolla, nome che venne dato, dopo la morte del compositore, dal suo agente ed editore. Il riferimento alla vetta più alta delle Ande incarna il culmine creativo del percorso artistico di Piazzolla. Il Concerto presenta diversi elementi caratteristici del tango, come l’alternanza malinconica tra minore e maggiore, le linee solistiche espressive ed il “rubato”, che fanno del Concerto una delle sue composizioni più suggestive. L’omaggio proseguirà con “Adios Nonino”. Le versioni di questa pagina sono pressoché infinite: Astor lo dedicò al padre Vicente “… ha un tono intimo, – dice lo stesso autore – sembra quasi funebre e senza dubbio questo tango nel genere ruppe tutto. Il giorno che lo suonammo per la prima volta i musicisti ed io dicemmo: con questo facciamo un vero casino, non piacerà a nessuno, però suoniamolo lo stesso, è bello. Era un periodo in cui quasi tutti i temi avevano un ritmo molto incalzante, e invece Adios Nonino terminava al contrario, come la vita, se ne andava uscendo, si spegneva. Direi che questo brano ha un mistero speciale, la melodia, e in contrasto con essa la parte ritmica, il cambio di tonalità, quindi il finale glorioso con uno scioglimento triste. Con “Oblivion”, che seguirà, dolcissimo, struggente, il ritmo serrato della danza lascerà spazio ad una melodia lirica e introspettiva, introducendo il Piazzolla compositore della colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio. Il portrait del musicista argentino si concluderà con “Escualo”, quella sfida perenne tra mantice e archi, simbolo di quel popolo che si è messo finalmente in moto, in viaggio, con la sua musica, il suo simbolo, il mito del tango che allora nasceva. Passaggio in Francia con “La Valse a Margaux” di Richard Galliano dalle timbriche e profumo tipicamente francese, lo scenario si trasforma nella sofisticata Parigi, nei suoi boulevard, nei riflessi della Senna, nei vicoli pittoreschi dalle ringhiere in ferro battuto e le lanterne, fino al cuore, il quartiere di Montmartre, punto di riferimento da tempo immemore degli artisti bohémienne. In programma, poi, “Melodicelli” per fisarmonica e orchestra che permetterà al solista di mostrare tutta la sua bravura nell’esecuzione di un brano malinconico e struggente, una melodia sognante in cui il suo strumento sarà esaltato da un arrangiamento lieve ed efficace. Finale a Cuba, l’isola nella musica o della musica, grandi pezzi di terra circondata dal mare, che trovano nella propria identità una incredibile forza creativa, con “Habanerando”, musica che racconta della vita, che celebra il ritmo del corpo, musica strutturata per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva attraverso la danza, come il tango.