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I preziosi scatti di Michele Adinolfi contenuti in questa raccolta raccontano la Salerno del dopo Boom economico sino al terremoto del 1980. La raccolta è l’affresco della provincia italiana e delle tante “sottigliezze”, le possibili empatie, l’estrema sensibilità, la grandezza formale, l’attenzione costante verso la realtà e le persone che non smettono di interessarci ed incuriosirci. Difficile non amarle. In esse è viva la produzione di Adinolfi che deriva dalla sua cultura e dal suo essere un fotoreporter. Un pericolo nella fotografia di strada è costituito dagli stereotipi, come la gente che legge, telefona, fotografa, consulta cartine stradali, si bacia o stende una mano per ricevere un acquisto o per pagare. In Adinolfi non troveremo mai questi luoghi comuni. Le sue opere interagiscono profondamente con l’osservatore. Ognuna di queste foto, infatti, lasciano una curiosa implicazione, una complicità che porta a interrogarsi:” Ma come andrà a finire?”. Alcune sembrano foto di scena, ne riconosciamo subito l’ambientazione, la trama sottile, le implicazioni psicologiche. Nelle istantanee notturne, è il reporter che emerge ad immortalare le retate della buon costume in pieno centro. Altre hanno il profilo di un bambino che prega devoto all’altare della chiesa dell’Annunziata. Nei paesaggi urbani sono le strade lastricate, il nero profilo delle serrande o quello bianco del marciapiede lungo un’erta salita, a guidare con forza magnetica l’occhio che s’inoltra nelle profondità dello spazio. La bellissima immagine dell’asfalto bagnato in corso Garibaldi ci regala l’ istantanea di un epoca, oltre che la figura di un ciclista che sembra pedalare in un canale. Ogni fotografia mostra la bellezza, il mistero e la poetica di una città , i vecchi quartieri della zona orientale, il fossato della ferrovia e più in generale un paesaggio frutto di una presenza umana ‘assente’ che riempie spazi apparentemente vuoti. La luce gioca con i riflessi e le ombre, le linee delle architetture e le superfici apparentemente immobili, rendono evidente la continua osmosi architettonica ed urbanistica che fa di quest’area di confine tra la vecchia e la nuova città, una stimolante realtà in trasformazione. Infine, salta agli occhi dell’attento lettore la storia operaia della città di Salerno, dei cassintegrati del pastificio Scaramella, un cartello evocativo recita :”resisteremo un minuto in più del padrone” non fu così, Forse unica nota veramente nostalgica di questo bellissimo viaggio per immagini sognato dal compianto Michele Adinolfi.