Era lontano, forse anche per scaramanzia visto che ultimamente in trasferta gli era toccato assistere a cocenti sconfitte. Danilo Iervolino, però, è stato probabilmente l’artefice principale dell’impresa che la Salernitana ha compiuto a Roma contro la Lazio. Per comprendere bene il perché bisogna tornare indietro di qualche settimana, al post Reggio Emilia contro il Sassuolo. Sembrava che la nave stesse intraprendendo una direzione sbagliata e venivano fuori sempre più notizie di un rapporto conflittuale tra allenatore e direttore sportivo. E’ stato lì che Iervolino è intervenuto, chiamando tutti a rapporto e facendo capire a staff tecnico e direzione sportiva che bisognava seguire una sola linea: salvaguardare e capitalizzare gli investimenti fatti sul mercato e raggiungere gli obiettivi tecnici di inizio stagione. Da quel momento in poi la Salernitana è ripartita con un altro spirito, ha recuperato l’umiltà dei giorni migliori e Nicola, insieme a De Sanctis, ha messo da parte l’orgoglio per il bene comune. Così, per esempio, uno dei principali investimenti estivi, Bradaric, è stato finalmente messo in condizione di inserirsi a pieno nel gruppo e, dall’altra parte, la direzione tecnica ha accettato di attendere i tempi dello staff tecnico per dare spazio anche ad altri giocatori sui quali si è molto puntato.
Nuove soluzioni
Dal punto di vista tattico molto è cambiato con il ritorno in campo di Radovanovic, un giocatore capace di impostare e al tempo stesso dare grande protezione alla difesa. Basta vedere quanti gol ha preso la Salernitana con lui in campo. Infatti, a gennaio, il club granata cerca proprio un giocatore con le sue caratteristiche.
Con il recupero di Bohinen crescono anche le opzioni a centrocampo, contro la Lazio infatti la Salernitana nel finale ha potuto mettere dentro proprio il norvegese e Vilhena. Una bella differenza rispetto allo scorso anno.
Prova di maturità
Ora, però, arriva la prova del nove perché contro la Cremonese, che a Salerno arriverà con la forza della disperazione, bisognerà dimenticare i festeggiamenti e gli elogi e ricordare la lezione subita proprio all’Arechi contro il Lecce. Umiltà e sacrificio. Così si diventa grandi.