di Gilda Ricci
Tutti ci auguriamo ogni sera che l’indomani sia “Nu Juorno buono” ,ed è forse per questo che il pubblico italiano ha votato e scelto un testo non melodico, lontano dalle armonie e gli stili tutti italiani, ma molto vicino al mondo giovanile e spesso di protesta , per far vincere un salernitano e con lui Salerno, la Sanremo del sud.
Sì ,perché quando dal sud si arrivava al nord negli anni ’60 , i meridionali non erano molto graditi e allora ci tenevano a precisare che erano di Salerno, soprannominata allora proprio così: “la Sanremo del SUD”.
Orgoglio di appartenenza, antropologica convinzione che precisare la provenienza, significhi chiarire da dove vengo e dove vado?
Anche Rocco Hunt, questo ragazzo poco più che maggiorenne, occhiali alla Peppino di Capri, andatura irrequieta, ottimo comunicatore , che nella sua semplicità e schiettezza conserva e difende valori forti, come il senso della famiglia, delle radici culturali, di quel riscatto sociale sempre citato, che sogna l’Ariston per una madre più che per se stesso, si porta dietro questa eterna etichetta di “meridionale” .
“Sono di Salerno non di Napoli” ha dovuto precisare più volte ad intervistatori, presentatori, colleghi cantanti, gruppi di cabarettisti a volte improvvisati e molto superficiali. Sì a volte la superficialità diventa banalizzazione per ribadire e sottolineare quei luoghi comuni , che dopo decenni , ancora oggi , nel terzo millennio, dividono l’Italia in due , come da borbonica e sabauda memoria. Come pensiamo che reggano i governi, i partiti, un Presidente della Repubblica sempre più affaticato , una scuola che cerca di rimuovere ostacoli e differenze, tutti in nome dell’articolo 3 della nostra amata e poco attuata Costituzione, se ancora esistono barriere mentali e pregiudizi così forti?
Sono passati settanta anni dalla sua proclamazione e forse né a Sanremo , né a Milano, né a Roma , sanno che Salerno è stata la prima Capitale d’Italia, dove allora nel Salone dei Marmi dell’attuale palazzo di Città, i padri costituenti sognarono e scrissero dopo 18 stesure rivedute e correte la nostra storia , quella che voleva fortemente unire davvero l’Italia , da secoli divisa da dominazioni , lingue, storie, famiglie.
Ecco , a Sanremo, Salerno ha vinto con Rocco Hunt un premio giovane , un premio per un genere musicale semplice ma efficace , che per le strade, nei bar, nei corridoi delle scuole, sul Lungomare cittadino, tutti già cantano da giorni. Antonietta Bracciante, una ragazza di poco più giovani di Rocco Hunt, mostra felice, in classe a scuola la foto scattata con lui prima di partire per la Liguria .
Sarebbe accaduto in qualsiasi città d’Italia, ma qui al Sud, nel regno della canzone napoletana, di Caruso, di E.A. Mario, Ranieri, Murolo e tantissimi altri, che vinca un ragazzo di altra provincia, è già questa una grande notizia. Rocco ha inseguito una passione andando a studiare anche altrove , ma era in macchina con papà da bambino, che già si agitava ascoltando la musica e il ritmo che aveva dentro.
Tutto qui. Il più grande Festival della canzone italiana l’ha vinto per la categoria della sua età, allegra, vivace, intensa, Rocco Hunt, 19 anni, occhiali per vedere un mondo che vorrebbe migliore di quello che ha già visto e vissuto, andatura ritmata da non scimmiottare, ma da seguire a tempo di rap, linguaggio con inflessione meridionale ma italiana, sensibile, attento, educato e soprattutto innamorato della sua terra e della sua splendida famiglia. Osservando per tutte le strade della città di Salerno i suoi manifesti eravamo tutti un po’ scettici, un po’ disincantati,e invece Rocco ha creduto nelle sue possibilità, ci ha creduto la Sony che ha investito su di lui, ci hanno creduto i suoi genitori, ci hanno creduto i suoi amici. Gli unici a sottovalutare il tutto forse erano proprio coloro che lo hanno simpaticamente “sfottuto”, si dice dalle nostre parti. Eppure la Rai e la tv nazionale è piena di conduttori, cantanti, presentatori, professionisti dall’accento settentrionale, nella “bellezza” di un’Italia così diversamente uguale. Ma forse è più bella così l’Italia con le sue numerose inflessioni dialettali, che ti fanno sentire l’odore delle tue radici quando emigri, quando ritorni, quando incontri dentro e fuori le mura di un paese, di una città, dell’Europa, qualcuno che parla, si muove, canta come te e gli chiedi: ma di dove sei ?E poi lo abbracci come se avessi ritrovato tuo fratello. Questo potrebbe essere quel “ fuoco” vivo, quell’energia ritrovata, di un terra, che vorrebbe esplodere soltanto di gioia, come quando vinci Sanremo!