La festa di San Lucido si svolge il 27 e 28 luglio. Monaco benedettino, cittadino e protettore di Aquara, è ricordato ogni anno dai suoi concittadini con manifestazioni civili e religiose: novene, messe, canti, una lunga e partecipata processione con il simulacro del Santo, cui sono dedicati solenni festeggiamenti.
San Lucido nacque ad Aquara intorno al 960 e morì a San Germano il 5 dicembre 1038. All’età di 15 anni circa i suoi genitori Albino della Croce e Sabina Nicodemo lo affidarono ai monaci del monastero di San Pietro poco distante da Aquara. Formatosi a quella scuola, quando fu pronto per l’apostolato, andò a Montecassino. Ritornava spesso al Monastero di San Pietro e a Salerno, dove, per la sua saggezza, divenne il consigliere del Principe Guaimaro. Lucido trovò il tempo di visitare non solo il monastero della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, ma anche di recarsi in Terra Santa. Al ritorno dal suo pellegrinaggio fondò, nelle vicinanze di Montecassino, il monastero di Santa Maria dell’Albaneta, dove fu priore, fissandovi la sua dimora. In seguito, nelle vicinanze di Aquara, costruì, per devozione alla Madonna, la chiesetta dedicata a Maria SS. del Piano. Dopo la sua morte, ci vollero ben nove secoli perché Papa Leone XIII, con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, l’8 gennaio 1880 riconoscesse il culto di San Lucido.
La statua di San Lucido ha il busto scolpito in legno e la testa in rame, all’interno della quale pare fosse contenuta la reliquia del teschio del santo. Il tutto racchiuso in una statua d’argento. Il 23 marzo 1895, alcuni ladri trafugarono i resti, che il 31 luglio dello stesso anno furono ritrovati in una casa di campagna e riportati nella chiesa parrocchiale. Si fece cesellare una seconda statua di argento nella quale furono racchiuse le sacre reliquie. Nella notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo 1975, la statua è stata di nuovo rubata. Ed allora gli aquaresi hanno rifatto per l’ennesima volta la statua manifestando una particolare dedizione per il loro Santo.
Un tempo si ricorreva alla processione in onore di San Lucido in molte ed avverse circostanze che mettevano in pericolo la comunità. Pina Paolino il 3 marzo 2000 raccontò: «Una volta, circa una ventina d’anni fa, in occasione del brutto tempo gli abitanti di Aquara uscirono dalla chiesa e percorsero in processione il tratto che raggiunge la valle del paese, presso una vecchia chiesa dedicata a San Lucido. Uscì subito il sole». Si narrano molti interventi del Santo per proteggere Aquara: «In tempo di guerra alcuni forestieri si fermarono a dormire in paese. La notte al loro capo venne in sogno San Lucido che lo ammonì: “Camminate dritti e non fate del male a nessuno, altrimenti faccio venire la fine del mondo!”. Al risveglio il comandante del gruppo chiese consiglio al parroco … quando venne aperta la cappelletta apparve agli occhi del forestiero l’immagine di San Lucido, colui che lo aveva minacciato. Venne celebrata subito una messa offerta dai forestieri, che si preoccuparono di elargire numerosi doni alla chiesa». (Pina Paolino, intervista, Aquara, 03/03/2000)
Passiamo alla manifestazione che si svolge il 27 e 28 luglio ad Aquara.
Tutto ha inizio con la Santa Messa della vigilia, con invocazioni e preghiere in onore del Santo. La chiesa di San Nicola è gremita, come partecipata è la preghiera e le invocazioni canore all’indirizzo di San Lucido. “O nostro glorioso protettore …”, “La tua devota Aquara supplice”. Dopo le funzioni avviene la solenne discesa del busto argenteo del Santo dal luogo sacro che custodisce il simulacro per l’intero anno. Il rituale è scandito dall’applauso del pubblico e da canti ed orazioni. Il busto è posizionato per il successivo trasporto in processione. La presenza del sindaco e delle autorità sanciscono il momento solenne. Il 28 luglio alle ore 11:00 si svolge la solenne messa alla presenza del vescovo.
Alle ore 18:00 della stessa giornata la messa serale è il preludio della processione.
Una folla numerosa si raduna davanti la chiesa, tutti si accalcano intorno al Santo e sperano di toccare il simulacro. Qualcuno ci riesce con grande soddisfazione. San Lucido, con i paramenti sacri che ne esaltano la bellezza, è circondato di fiori: una corona che circonda l’intero busto ed un letto posto alla base della statua che serve ad elevare il Santo dagli incaricati del suo trasporto. Al suono della banda musicale e alla presenza delle autorità, il busto di San Lucido ora è tra i suoi fedeli. Si contano alcune cente / cinte offerte votive, come momento devozionale e sacrificale, portate in processione. La disposizione del corteo rituale è: le cente / cinte, i sacerdoti, la statua del Santo sotto il baldacchino processionale, il sindaco e le autorità, la banda musicale, la folla di persone.
Il tratto è lunghissimo, si percorrono tutte le zone del paese anche le più periferiche al suono della banda, con ripetute preghiere, scandite dalle indicazioni del parroco, e canti sacri. I fuochi d’artificio e le luminarie scandiscono il passaggio della processione.
In piazza, la folla si apre al transito di San Lucido: sfilano vessilli e bandiere del comune, delle istituzioni e stendardi sacri della parrocchia, che precedono la statua. La gente applaude e lascia passare il corteo con grande trasporto, cercando di guadagnare posizioni favorevoli per la visuale dell’antico rituale.
La processione incontra la sera, le luci artificiali, l’illuminazione che fa risplendere ed esaltare San Lucido, che dopo ore di percorsi tortuosi, soste in adorazione e preghiera, si avvia verso la chiesa di San Nicola, il suo naturale rifugio.
Sono ricordate le penitenze del Santo, le stesse che dovrebbero osservare i fedeli, che applaudono e pregano.
Viva San Lucido!
San Lucido, ispira anche noi!
Il popolo fedele della diletta Aquara, ti venera!
Preghiamo per esaltare la tua gloria!
Il ritorno in una chiesa gremita è un tripudio di odi e canti, preghiere e manifestazioni di fede. Molto più di prima, in un crescendo di gioia e trasporto. La gente vuole salutare ancora il suo Santo: il rito dura a lungo, prima che il busto di San Lucido venga definitivamente riposto nella sua nicchia e sacro rifugio, adeguatamente e solennemente custodito.
La solenne funzione termina all’una di notte.
La festa di San Lucido rientra tra gli eventi particolarmente sentiti, riguardanti l’esplicitazione della religiosità popolare. L’antropologo Di Nola rileva gli elementi che contraddistinguono la devozione della popolazione per i Santi: a) il ringraziamento per l’intervento della Divinità contro il Male; b) la propiziazione per riporre speranze per il futuro; c) l’esaltazione della potenza del Santo; d) l’affermazione della propria presenza; e) il sacrificio e la fatica per processioni che durano ore.
La religiosità popolare conferisce particolare importanza al concetto di sacro, ovvero qualcosa che va oltre la nostra comprensione. C’è però la certezza che esiste una Entità che ha la responsabilità di un mondo di cui noi non possiamo cogliere tutti gli elementi.
Questa Entità permette di riconoscere agli uomini di avere molti limiti.
Le pratiche festive comportano la celebrazione di un rito collettivo di rinnovamento, di rinascita simbolica per la comunità dei partecipanti, che sono coinvolti nella complessa performance festiva. In essa predomina il linguaggio simbolico e viene messa in scena la rappresentazione di un teatro popolare di origini e tradizioni arcaiche, attraverso l’esecuzione di azioni, movimenti e gesti, in una gamma di espressioni corporali d’immediata significatività.
La religione, il sacro, è in stretta relazione con la partecipazione all’evento da parte della popolazione del territorio: quando la manifestazione è particolarmente significativa i confini si allargano e coinvolgono anche altre comunità, altri territori, altre popolazioni. In questo tipo di manifestazione prevale la dimensione dell’esaltazione del culto del Santo che coinvolge la comunità nella sua autocelebrazione. Si sospendono per il tempo della festa le funzioni economiche, mentre si sviluppano i consumi rituali e gli elementi allargati del vivere la vita della comunità.
In conclusione, i significati e i simboli sottesi a questa festa sono importanti per sottolineare la stretta relazione che ancora caratterizza il rapporto tra territorio e religione, tra natura e spirito, e tra tutti quegli elementi che hanno e continuano ancora a segnare profondamente la vita dell’uomo e il suo forte bisogno di socialità e spiritualità.