Sovraffollamento di detenuti (450 rispetto ai 390 previsti), di cui almeno 200 appartenenti ad organizzazioni camorristiche; carenza di personale (118 agenti rispetto ai 250 necessari); inadeguatezze strutturali; carenza di assistenza sanitaria aggravata dall’attuale fase della pandemia: il carcere di Salerno – da dove oggi è ripreso il tour del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo tra gli istituti penitenziari italiani – è il “caso simbolo” di tutte le problematiche che vivono le carceri del Paese.
Con in più la contraddizione che qui a Salerno ci sono iniziative importanti per il recupero sociale dei detenuti come la produzione di milioni di mascherine, c’è la scuola alberghiera, una di ceramica, ma non si affrontano i problemi più semplici per detenuti e per affrontare le estenuanti condizioni di lavoro del personale penitenziario.
Continua Di Giacomo: “nel riprendere il tour non possiamo che denunciare la lunga catena di aggressioni al personale che ha superato ogni limite di sopportazione dopo il gravissimo fatto avvenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano con il tentativo di dar fuoco ad un agente. È da tempo che abbiamo messo in guardia l’Amministrazione Penitenziaria: il personale penitenziario è sotto attacco di singoli criminali e di appartenenti ad organizzazioni.
Proprio come è accaduto sempre in questi giorni nel carcere di Frosinone con tre agenti aggrediti da un detenuto e uno di loro è rimasto ferito in modo serio.
La nostra iniziativa – conclude il segretario del S.PP. – riprende in una fase di grande confusione politico–istituzionale. Per noi la riforma della giustizia non può limitarsi alle aule dei Tribunali ma deve entrare nelle carceri.
Siamo sempre in attesa che gli impegni che ha preso la ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria Capua Vetere, insieme al Premier Draghi, si trasformino in provvedimenti ed atti recuperando il tempo perduto dai precedenti Governi.