(Adnkronos) – Una mostra 'work in progress' che ha preso avvio il 31 dicembre e si arricchirà via via di altre opere dalla fine di gennaio 2025, disvelandosi a poco a poco come un piccolo grande regalo della città di Fermo al territorio marchigiano: fino al 4 maggio Palazzo dei Priori ospita "Rinascimento a Fermo", a cura di Vittorio Sgarbi con Walter Scotucci. L'esposizione offre un focus particolare sul Cinquecento e permette di scoprire il periodo rinascimentale della storia millenaria di Fermo, che rientra nella cultura denominata Rinascimento adriatico. Un periodo non ancora compiutamente indagato e di cui non sono stati conclusi studi quanto mai necessari sui principali protagonisti che operarono in quest'area tra gli ultimi decenni del Quattrocento e il Cinquecento: Carlo e Vittore Crivelli, Antonio Solario, Giuliano da Fano, Vincenzo Pagani, Lorenzo Lotto, arricchiti dalla presenza in mostra di Giulio Romano, Antoniazzo Romano e molti altri. "L'elitè della società 'adriatica' rinascimentale fermana produsse una grande rinascita nel segno della classicità, con un patrimonio artistico mobile davvero ricco di sfavillanti testimonianze", ha sottolineato Sgarbi. L'esposizione a Palazzo dei Priori è un primo invito alla ricerca e alla ricognizione: non si può, infatti, capire a pieno l'importanza della città di Fermo tra fine '400 e in tutto il '500 se si considera soltanto il patrimonio storico artistico ed architettonico che attualmente è conservato in città. Apparirebbe, invece, più chiaro, reintegrandolo di quelle testimonianze di cui nel tempo è rimasto privo. Ad esempio la presenza di Lorenzo Lotto a Fermo, da collegare a quella contemporanea dell'architetto Antonio da Sangallo il giovane. Come anche la figura di Vincenzo Pagani che assunse il ruolo di assoluto protagonista del Cinquecento fermano. Il curatore Walter Scotucci ha spiegato: "Tra le gravi mancanze dell'attuale patrimonio storico artistico ed architettonico di Fermo va annoverata quella della pala di Giovanni Pagani del 1513 per l'altar maggiore della chiesa di San Rocco in piazza del Popolo, l'opera di Olivuccio di Ciccarello e la tavola di fra' Fabiano da Urbino, oggi a Brera ed un’altra importantissima di Lorenzo Lotto datata 1535, sostituita da una copia ottocentesca di buona fattura". Lungo sarebbe ancor più l'elenco se si volesse entrare nel merito della dispersione di opere provenienti da collezioni private di cui le famiglie nobili fermane, in ogni epoca, hanno sempre fatto tesoro. Dispersioni che non hanno ovviamente neppure risparmiato manufatti lapidei, sculture lignee, codici ed oggetti preziosi di oreficeria, con un bilancio finale davvero molto doloroso, causato per lo più da requisizioni, rapine di guerra o da vendite, ma anche dall’usura del tempo, dalla trascuratezza degli uomini e dalle trasformazioni che i secoli inevitabilmente hanno comportato. La mostra "Rinascimento a Fermo" permette una riflessione sulla bellezza e ampiezza di questo meritevole patrimonio e si arricchirà di opere durante il periodo di esposizione per stimolare ulteriori studi e approfondimenti. L'espoizione è promossa dal Comune di Fermo con il contributo della Regione Marche, della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, partner Mus-e del Fermano e in collaborazione con Sinopia. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura e Turismo. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)