a cura di Alfonso Angrisani esperto in relazioni sindacali
La lingua sporca e disarticolata della politica politicante risulta in eterna contraddizione con il ragionamento, in questi giorni stanno muovendo le pale del salario minimo, stiamo assistendo ad uno scenario grottesco e poco funzionale alle esigenze dei cittadini, le visioni di parte che vengono diffuse da politici ignoranti, sta generando una vera e propria confusione tra la popolazione italiana.
Ai nostri amati lettori, invitiamo a non confondersi nella giostra equestre dei politicanti italiani, i quali in diverse occasioni parlano per slogan ignorando l’ Abc del diritto del lavoro.
Esaurita questa breve premessa, si convince il lettore che in Italia la retribuzione nel settore privato, viene stabilita in base ai parametri retributivi che sono riportati dai contratti collettivi nazionali di lavoro( accordi di natura pattizia), che vengono sottoscritti dalle associazioni di categoria e dalle associazioni dei lavoratori ovvero i sindacati.
In questi giorni gli slogan stanno prendendo sopravvento sui contenuti.
Al fine di essere brevi e concisi attraverso il presente articolo, si cerca di illustrare le caratteristiche del Salario minimo .
Nel diritto del lavoro il salario minimo, è la più bassa remunerazione paga giornaliera e/o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono corrispondere ai propri lavoratori dipendenti ovvero impiegati e operai.
La suindicata retribuzione è stata introdotto nella seconda metà del secolo XIX in Australia e successivamente è stata adottata nel 1909 nel Regno Unito,e nel 1938 negli Stati Uniti .
Nell’Unione Europea 21 stati su 27 hanno leggi sul salario minimo, mentre i restanti sei paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) rinviano i parametri retributivi alla contrattazione collettiva.
L’ istituto in esame, ha una parte di sostenitori favorevoli all’ introduzione dello stesso nell’ ordinamento giuridico italiano, ed una parte di contestatori che ne discute l’ efficacia .
I sostenitori affermano che esso salario aumenta il tenore di vita dei lavoratori, riducendo la povertà. Viceversa, gli oppositori lamentano il fatto che esso aumenti la povertà e la disoccupazione (in particolare tra i lavoratori non qualificati o senza esperienza) ed è dannoso per le imprese.
Analizzando l’ istituto dal punto di vista squisitamente economico e guardando dalla visuale dei sostenitori notiamo che un adozione di tale remunerazione produce i seguenti risultati:
Retribuzioni più alti incrementano il reddito dei i lavoratori più poveri e pertanto hanno più liquidità da spendere, si stimola più efficacemente la domanda aggregata di beni e servizi.
Guardando invece l’ Istituto secondo la visuale dei contestatori, notiamo che L’introduzione di un salario minimo limita il funzionamento del mercato del lavoro, creando un divario tra lavoratori disponibili e richiesti, vale a dire disoccupazione, in caso di crisi economica o settoriale questo effetto potrebbe avere risultanti devastanti per la libertà di impresa e può creare danni ai lavoratori impiegati con tipologie contrattuali diverse dal rapporto di lavoro a tempo determinato, questo effetto determinerebbe un incremento della disoccupazione ed una maggiore povertà tra le fasce meno abbienti.
Entrambe le teorie non risultano convincenti .
Il tema del Salario minimo in Italia può essere una conquista per diverse categorie di lavoratori.
L’ introduzione del presente istituto non può scindere da una vera e propria riforma del diritto del lavoro che affronto in una maniera seria le seguenti tematiche:
- Un programma concreto di incentivi verso le aziende italiane.
- Una riforma del reddito di cittadinanza che è stata una misura fallimentare ed inadeguata per l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro determinando un assistenzialismo di stato .
- Una riforma del sistema sanzionatorio che spesso risulta inadeguato ed ingiusto.
- Una maggiore efficienza dei servizi di politiche attive del lavoro non in termini di risorse ma in termini di professionalità del servizio, capillarità della funzione, qualità delle prestazioni rese dai soggetti pubblici e privati che esplicano le attività relative alle politiche attive del lavoro.