Resima: la spiaggia riaperta…mai chiusa.

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dall’Associazione Terra Nostra riceviamo e pubblichiamo

In questi giorni abbiamo appreso dalle dichiarazioni del Sindaco di San Giovanni a Piro, prima e del Presidente del Parco del Cilento, poi, della “riapertura della spiaggia della Resima”. Notizia che è stata ripresa (legittimamente) dai media. Peccato che, a volte, l’Informazione abbia perso la buona abitudine di porsi delle domande, di porle agli interlocutori e soprattutto di chiedere conto degli atti sui quali certe affermazioni si basano. Chiusa parentesi.

Premesso che per chi scrive, così come per ogni persona sana di mente e che non può non “amare il bello”, la Resima è quanto di più vicino al Paradiso dantesco esista.

Che questo angolo di madre natura ritorni fruibile è essenziale a maggior ragioni in un momento in cui si parla tanto di spazi e distanziamento. Lo è ancora di più per l’economia non solo di Scario ma dell’intero territorio essendo la quinta perla dell’area Marina Protetta degli Infreschi e della Masseta, attrazione naturalistica per tutti coloro che visitano il Cilento. Per gli armatori che in questo momento andrebbero sostenuti con iniziative concrete. Tuttavia, è altrettanto essenziale che la stessa ritorni fruibile in completa SICUREZZA, per tutti coloro che avranno l’onore di godere di tanta bellezza.

Dunque, per questa ritrovata fruibilità, qualunque sia la ragione della stessa, non può che dirsi GRAZIE.

Ci sia consentito, tuttavia, di porre delle domande alle quali magari seguiranno delle risposte, che oltre alla vanteria abbiano il sapore del contenuto.

La spiaggia della Resima è stata mai chiusa?

Sarebbe bastato recuperare gli atti per rispondere a questa domanda. Vale a dire l’Ordinanza della Guardia Costiera n°41 del 2009 e la n°22 del 2011. Scorrendo la stessa al punto A si legge chiaramente “Gli specchi acquei, fino ad una distanza di 30 metri dai Costoni rocciosi a picco sul Mare di seguito elencati potrebbero essere interessati da fenomeni di movimenti franosi”, per tale ragione prosegue l’Ordinanza all’articolo 1, “sono vietati la navigazione, la sosta e l’ancoraggio di qualsiasi unità navale”.

Per cui ad essere CHIUSO è stato lo specchio d’acqua antistante la spiaggia fino a 30 metri. Ciò è stato confermato dal fatto che in questi nove anni la spiaggia è stata raggiunta a piedi, da escursionisti esperti, attraverso uno dei percorsi trekking più suggestivi del comprensorio.

La spiaggia, dunque, non è stata mai chiusa, non avendo l’Ufficio Circondariale Marittimo di Palinuro alcun potere di ordinarne la chiusura.

Nell’immediatezza dei fatti e negli anni avvenire, fino all’insediamento dell’attuale Amministrazione nel 2015, ci si è affidati ad un’equipe di esperti (in prevalenza geologi) che hanno analizzato la problematica relativa a possibili smontamenti dalla parete rocciosa e dai costoni che sprofondano a picco nel mare, mettendo in pericolo la sicurezza di quanti affollano la caletta ed il mare che la bagna.

Lo stesso Parco del Cilento si era dichiarato, sempre a parole, disponibile a valutare uno studio di fattibilità relativo alla messa in sicurezza di tutto il litorale da Centola a San Giovanni a Piro. Ecco, di questo ambizioso progetto, negli ultimi 9 anni, cosa è venuto alla luce? Nulla. Ad oggi non esiste una sola perizia tecnica firmata (sarebbe da irresponsabili) che asseveri le condizioni di messa in sicurezza del costone di Cala delle Vipere. Per calmierare i rischi, infatti, occorrono interventi per i quali non si è visto nemmeno l’ombra di un centesimo.

Nessun degli attori preposti si è fatto carico, nonostante la vanteria di cui sopra, di recuperare le risorse economiche necessarie a porre in essere le opere di sicurezza che possano garantire a noi tutti di godere dello splendore di Cala delle Vipere.

Se al contrario questi documenti esistono, il Sindaco di San Giovanni a Piro ed il Presidente del Parco li pubblichino indicando anche i soldi spesi per gli interventi, visto che entrambi i rappresentanti istituzionali parlano di messa in sicurezza (per vanteria?).

È ancora più grave poi che nel giugno dello scorso anno il Comune di San Giovanni a Piro impegnava € 4000,00 per la concessione demaniale marittima finalizzata all’occupazione per uso pubblico di quella stessa spiaggia per la quale oggi si parla di riapertura (vedi allegato Concessione demaniale suppletiva 35 bis).

Allora la spiaggia era già aperta lo scorso anno? Perché chiedere la concessione di 842 mq di spiaggia se sulla stessa (vedi Regolamento del Parco) non è possibile installare chioschetti, lidi o ombrelloni.

La Capitaneria infatti non ha revocato le sue precedenti ordinanze ma solo espresso (legittimamente) un parere favorevole relativo alla navigazione entro un certo perimetro delimitato dalle boe. Le ordinanze del 2009 e del 2011 restano vive e vegete paventando un pericolo concreto e non presunto.

Orbene, chi si assumerà la responsabilità in caso di lesioni a persone o cose?

Sulla base di quali opere di messa in sicurezza la Capitaneria di Porto di Palinuro ha rilasciato i propri pareri favorevoli alla navigazione?

Il Comune di San Giovanni a Piro non avrebbe potuto impegnare le somme di cui sopra (ed altre risorse) per la messa in sicurezza dell’intera area?

Ed il Parco cosa ha fatto? Lo stesso Parco che lo scorso anno ha cofinanziato (con 25 mila euro), nel Comune di San Giovanni a Piro, un intervento di riqualificazione realizzando nuovi volumi in una zona (A) altamente vincolata.

Ed è altrettanto grave che il Presidente di un Parco intervenga con delle dichiarazioni che non sono accompagnate da documenti a supporto, nell’ambito di un Comune che, in assenza di Pandemia, si sarebbe recato alle urne.

Un inciucio politico che ha il sapore della propaganda elettorale.

D’altronde siamo ancora curiosi di scoprire la consistenza di un Parco di cui tutti conosciamo l’esistenza, che si specchia nell’allodole di una bellezza discendente direttamente dal divino e non per le virtù di chi l’amministra.

Le azioni parlano, le parole celano.