La premessa è amara: “Il pil ballerà intorno allo zero, non basta per ripartire”. Ma la mancata crescita non cambia la rotta che Matteo Renzi aveva pensato per la legge di stabilità: 20 miliardi di risparmi “senza tagli lineari” per confermare gli 80 euro e prendere nuovi impegni, in primis un’ulteriore diminuzione delle tasse sul lavoro.
“Senza voli pindarici portiamo l’Italia fuori dalla crisi”, assicura il premier che attacca i sindacati per l’annuncio di uno sciopero “a prescindere” e liquida con un “brr che paura” le proteste dell’Anm sulla riforma della giustizia. La legge di stabilità è ancora tutta da costruire. Ma Renzi, tenendosi lontano dai “professionisti della tartina”, tecnici e esperti che, secondo il premier, sanno solo criticare, ha le idee chiare. I risparmi arriveranno dalla spending review, con un contributo del 3 per cento di ogni ministero. E per questo, spiega il premier, anche se “tre mesi fa Cottarelli mi ha chiesto di tornare per motivi famigliari al Fmi”, Mister Forbici resterà fino alla definizione della manovra “altrimenti avrebbe dato l’impressione che non si poteva fare”.
Purtroppo le risorse, ammette il presidente del consiglio, non arriveranno nè dalla rivalutazione del Pil – “ci avevo fatto la bocca”, si rammarica Renzi – nè dalla crescita che non c’è. Ma i tagli alla spesa pubblica, è fiducioso il premier, serviranno a destinare 900 milioni alla scuola, a confermare il bonus di 80 euro e magari, spera ancora il capo del governo, ad allargare la platea a partire Iva e pensionati. Ma è l’ulteriore diminuzione delle tasse sul lavoro l’annuncio che il premier prende nel salotto di Porta a Porta, pur confermando che l’Italia rispetterà il tetto del 3 per cento deficit/Pil.
E, dopo lo scontro con i sindacati di polizia per la conferma del blocco degli stipendi degli statali, il premier è fiducioso che “i soldi possono essere trovati” a condizione però, avverte, che le parti sociali la smettano con veti e toni “inaccettabili”. Il leader della Cgil Susanna Camusso chiama Renzi a “scelte impopolari”. Ma il premier chiarisce che alcune scelte, come il prelievo sulle pensioni sopra i 3 mila euro, “siano un errore perchè per 100 mln di euro si suscita il panico tra i pensionati”.
Proprio questo, lascia intendere il presidente del consiglio, si è creato l’attrito con il commissario alla spending review che, però, “si fa comunque con o senza Cottarelli, con o senza Renzi”. Tra i professionisti che “hanno fatto il Titanic ed i dilettanti che hanno fatto l’arca di Noè”, è il parallelo scelto dal premier, lui sta dalla parte di chi, pur non essendo un tecnico, cerca le soluzioni. Un aiuto al governo arriva dal taglio dei tassi della Bce che, ringrazia Renzi, “potrebbe fare la svolta della politica monetaria europea” se le banche daranno i soldi alle imprese.
Su questo, così come sul piano di Juncker, Renzi vigilerà in onore anche a quel “patto del tortellino”, stretto domenica alla Festa dell’Unità con i leader laburisti e su cui Bruno Vespa ironizza facendogli portare in studio un piatto di tortellini in brodo. Ma il premier, incalzato da scadenze e critiche, ha poca voglia di scherzare. E più di dimostrare che mantiene gli impegni, come il pagamento dei debiti della P.A, tutti tranne “due miliardi, ancora a rischio, di debiti per la spesa per investimenti”. E in parallelo le riforme approvate da consiglio dei ministri e ora all’esame delle Camere.
Per dare un’accelerata alla riforma della pubblica amministrazione, della giustizia e del lavoro stamattina il premier ha chiesto ai capigruppo Pd Roberto Speranza e Luigi Zanda di premere “perchè le Camere lavorino 5 giorni su 7”. (ANSA)