La Chiesa del Cilento al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze. A questa unione partecipata di Chiesa, nella città del grande umanesimo, si è portata anche la Chiesa del Cilento. “Una rappresentanza della Diocesi di Vallo, riferisce Don Aniello Panzariello, ha partecipato al V Convegno Ecclesiale Nazionale sul tema IN GESÙ CRISTO – IL NUOVO UMANESIMO. La riflessione sulle 5 vie proposte: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare, ha avuto proprio come punto di partenza le suddette parole pronunciate dal Santo Padre ai delegati del convegno. Semplici ma significative le parole di Papa Francesco: Solo se accettiamo un Dio che si è svuotato comprenderemo la verità. Per non farci un’idea astratta di uomo, ha indicato tre sentimenti importanti, che sono stati di Cristo: l’umiltà, il disinteresse e, infine, la beatitudine. Questi sentimenti ci dicono che non dobbiamo essere ossessionati dal potere. Ha sottolineato che preferisce una chiesa disagiata, sporca, che “esce” per strada. Ha invitato ad evitare la tentazione di porre fiducia nelle strutture e nelle pianificazioni. Mai una chiesa difensiva con la paura di perdere qualcosa: vicinanza alla gente e preghiera sono pertanto essenziali. Inoltre preghiera, cultura, arte e dialogo (anche interreligioso) possono costituire una Chiesa né troppo spirituale né troppo terrena, ma una chiesa umanamente madre come Cristo l’ha voluta”.
Firenze dal 9 e il 13 novembre 2015 ha ospitato il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale. La tappa di Firenze segue altri quattro Convegni di Chiesa precedenti: “Evangelizzazione e promozione umana” (Roma 1976), “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini” (Loreto 1985), “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia” (Palermo 1995) e “Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo” (Verona 2006). Il Convegno di Firenze porta il titolo: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
Mons. Cesare Nosiglia, Presidente del Comitato preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale precisa: ”… il tema di ogni Convegno ha incrociato di volta in volta quello degli Orientamenti pastorali del decennio entro cui il Convegno stesso si collocava: Evangelizzazione e sacramenti per il primo decennio (gli anni Settanta), quindi Comunione e comunità (gli anni Ottanta), Evangelizzazione e testimonianza della carità (gli anni Novanta), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) ed Educare alla vita buona del Vangelo per il decennio in corso”. Il V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha voluto considerare il veloce passaggio socio-culturale contemporaneo che segna incisivamente la vita individuale. Occorre, come dice Papa Francesco, assumere favorevolmente l’atteggiamento di chi è capace di leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Solo una Chiesa vicina alla persona, infatti, è credibile nell’azione dell’annunzio e della comunicazione dell’esperienza di fede. “Cristo, ha sottolineato Papa Bergoglio, è l’uomo nuovo che può ridare alla Chiesa e al mondo la chiave giusta per vivere l’umano. Cristo è l’umanesimo”. E’ questo in sostanza il richiamo fondamentale del V Convegno. L’occasione del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale è servita all’ Arcidiocesi di Firenze per fornire, alla luce dell’accoglienza dei delegati, una significativa proposta culturale. Un’azione importante volta a garantire l’incontro con la bellezza del capoluogo toscano ove il binomio cultura-carità resta inscindibile e l’arte si rappresenta espressione dell’Infinito che si realizza uomo. «La fede, sottolinea marcatamente a tale riguardo il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, non può rinunciare, infatti, in ogni tempo, a dirsi nelle forme dell’arte e l’arte non può fare a meno di pensarsi nei termini della trascendenza e del confronto con le religioni in quanto esperienze di cultura”.
L’opportunità del Convegno è servita al Santo Padre per tracciare un indirizzo alla comunità credente: “…la Chiesa sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini. E lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose”. Al Santo Padre piace una Chiesa viva e povera fra i poveri: “..Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita molto dura. Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento dellaEvangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi nell’esprimere quel genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese”. Ricco si è rappresentato l’intervento di Papa Francesco in occasione del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana. Il suo Discorso in occasione dell’incontro con i rappresentanti del Convegno, tenuto il 10 novembre nella Cattedrale di Firenze ha voluto considerare “Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù” quale centralità tematica. Bergoglio non ha voluto tracciare le linee in astratto di un «nuovo umanesimo», ma ha additato, col suo intervento, alcuni tratti dell’umanesimo cristiano che è quello dei «sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5).
Il primo sentimento, sottolineato da Bergoglio, è l’umiltà. «Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli consideri gli altri superiori a sé stesso» (Fil 2,3), dice San Paolo ai Filippesi. Un altro sentimento di Gesù, ha aggiunto, che dà forma all’umanesimo cristiano è il disinteresse. Il terzo è la beatitudine. “Umiltà, disinteresse, beatitudine: questi i tre tratti che voglio oggi presentare alla vostra meditazione sull’umanesimo cristiano che nasce dall’umanità del Figlio di Dio, ha dichiarato il Pontefice. Questi tratti dicono qualcosa anche alla Chiesa italiana che oggi si riunisce per camminare insieme. Questi ci dicono che non dobbiamo essere ossessionati dal “potere”, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa”. I convenuti, compresi i rappresentanti della Diocesi di Vallo della Lucania, hanno fatto insieme un cammino sinodale, che ha permesso di sperimentare la bellezza e la forza di essere parte viva della Chiesa di Cristo.
Numerosi convenuti hanno fatto ritorno alle proprie Chiese e ai propri territori con la certezza della presenza operosa dello Spirito Santo e della Fedeltà di Dio al mondo, oltre i limiti e le paure di ognuno, sostenuti dalla speranza della Fede come parte di una Chiesa positivamente inquieta e orientata verso i bisogni.
Emilio La Greca Romano