Decidere di partire per un viaggio speciale, direzione estremo nord dell’Europa , Finlandia, città Universitaria di Jyväskylä , per un gruppo misto di docenti e dirigenti scolastici italiani è un’esperienza singolare quando si tratta di viverla con spirito di gruppo, di condividere il confronto e lo scambio di esperienze variegate per ritornare sempre più arricchiti e anche un po’ in crisi con se stessi e con il proprio lavoro . Sì , perché il confronto riconferma alcune convinzioni ma soprattutto ne mette in discussione tante altre.
La scuola italiana è una scuola sicuramente inclusiva, pubblica, aperta a tutti e per tutti, nel rispetto delle diversità , delle difficoltà di apprendimento , prolifera di progetti e sperimentazioni , ma non ha una uniformità e un’unitarietà d’insegnamento che sia davvero funzionale e contestualizzata da garantire equità e valorizzazione delle eccellenze . In Finlandia la “meritocrazia” è una scelta e per questa ragione la scuola e l’Università (che collabora strettamente con le scuole pubbliche) sono fortemente selettive e quindi meno inclusive.
Eppure tutti sembrano molto soddisfatti di un sistema scolastico di questo tipo che per noi italiani , e soprattutto meridionali , resta per pochi eletti, e spesso lascia la maggior parte dei bambini e dei ragazzi indietro nel sistema produttivo.
Per i finlandesi invece la possibilità di svolgere nel primo ciclo d’istruzione (scuola primaria da 7 a 16 anni) materie molto pratiche e sempre con una metodologia laboratoriale come chimica, fisica, scienze, meccanica, tessitura, cucina , falegnameria, consente ai ragazzi di essere più consapevoli dopo questo primo periodo di scegliere tra il Liceo o la vocational school( che corrisponde ai nostri istituti tecnici-professionali) dove concluderanno la scuola secondaria in un unico triennio.
Saranno così in grado di indirizzare le proprie competenze verso le numerose facoltà universitarie alle quali iscriversi, sempre grazie ad una rigorosa selezione tramite test e prove scritte. E comunque il mondo del lavoro sarà sempre pronto ad accoglierli in vari settori specializzati nei quali già da piccolissimi sono stati guidati , acquisendo competenze specifiche e stimolando abilità manuali e logiche.
Nelle nostre scuole italiane il metodo è ancora poco deduttivo e molto legato alla teoria, spesso noiosa per bambini e ragazzi nativi digitali e iperstimolati in una società veloce e competitiva sul piano delle intelligenze e delle abilità multiple. Sarebbe opportuno , nella “giusta e proficua lentezza” dell’apprendimento , che ha i suoi tempi, i suoi ritmi per ogni studente, saper rispettare i tempi di ognuno, pur stimolandone la continua ricerca-azione.
Quante belle terminologie pedagogiche abbiamo utilizzato nelle nostre programmazioni, nei nostri piani di studio, in una scuola che spesso ritorna ad una parte della pedagogia medievale !
Si potrebbe iniziare dagli ambienti di apprendimento, dagli arredi, dagli orari, dalle classi non rigorosamente disposte frontalmente al detentore del sapere che è il docente e ribaltare con madre pedagogia moderna ci ha insegnato , mettendo al centro l’alunno e non NOI, scegliendo di iniziare una lezione di storia e di lingua da un esperimento pratico, come avviene per le scienze cosiddette”esatte”.
Si potrebbe decidere di interrompere il tempo di studio con pause mentali e fisiche come i ragazzi finlandesi (una pausa di 15 minuti ogni 45 di lezione), in piena autonomia , senza suoni di campanelle rumorosissime , ma con un ‘armonia soft , da sala d’attesa di aereoporto , che ci ricorda entrata e uscita dal cortile o dai corridoi attrezzati.
I corridoi finlandesi sono spazi vitali, pieni di energia , di incontri, poltroncine, divanetti, tavoli rotondi, panche, c’è anche il tavolo da ping-pong. Stupendi! Corridoi e atri pieni di vita.
Anche i nostri lo sono , ma vuoti di angoli biblioteche , di tavoli da gioco , di spazi condivisi.
E poi le cucine ! Sì nelle scuole finlandesi ci sono cucine ovunque , perché oltre la sala mensa , si può consumare una tazza di latte caldo, un dolce( che si impara a preparare nelle ore di economia domestica) , un po’ di frutta. Le aule sono attrezzate così, piene di odore di casa. Tutto profuma di normalità, di regole condivise, stabilite preventivamente, tra tutti . Non c’è personale di vigilanza, soltanto imprese di pulizia che durante le varie ore della giornata lustrano pavimenti e wc. Tutti camminano a scuola scalzi, con antiscivolo e comode ballerine felpate. La parola d’ordine è : AUTOREVOLEZZA e non AUTORITÀ!
Un caos calmo, senti il vociare sottotono, mai un tono eccessivo nè da parte degli adulti , né dei ragazzi e dei bambini. Sono tutti consapevoli di poter fare ciò che preferiscono , anche sferruzzare una maglia in classe, utilizzare il telefonino e prestare comunque attenzione, interagendo con il docente e i compagni, in una relazione continua.
Una scuola ideale? Forse sì, forse no, resta il fatto che è una scuola migliore. Prima in Europa per competenze acquisite nel l’intero ciclo di istruzione primaria e secondaria, capace di coniugare rispetto delle vocazioni di ognuno e richiesta dell’economia di un territorio nel quale la natura è la risorsa vitale , unitamente al capitale umano, alle abilità dell’uomo di interagire con essa in un reale ecosistema compatibile.
Le betulle, le conifere di ogni specie, l’acqua dei laghi e dei fiumi, il mare, la roccia granitica rossa e nera, ricca di minerali, il sole di primavera e il buio dell’inverno , sono tutti elementi di ricchezza che da piccolissimi i bambini finlandesi imparano a rispettare , correndo tra i boschi, pedalando in bicicletta, per non inquinare da adulti una terra dove la luce e l’energia giocano a rincorrersi , per donarsi a vicenda.
In soli pochi giorni di permanenza e molte ore di viaggio, è stato possibile per maestri, prof, qualche dirigente speciale, confrontarsi con un modo più che “nuovo” direi “altro” , di vivere l’apprendimento, in quanto forma di continua curiosità esperienziale, dinamica, dove il tempo intensamente condiviso , non scorreva mai noioso e inutile, ma sempre infinitamente pieno.
Un tempo disteso e nello stesso tempo ritmato, come i suoni e le voci del coro internazionale degli studenti dell’Università di Jyvaskyla, che nella serata italo-finlandese ci hanno allietato con canti di ogni paese di questo mondo variegato, in cui nelle differenze riusciamo sempre a trovare un modo e un tempo per incontrarci e conoscerci meglio .
Un tempo nel quale dare senso al viaggio per poi portare a casa qualcosa , non in più , ma diverso da ciò che eravamo.
Gilda Ricci