a cura di Gilda Ricci
“Beati gli assetati di giustizia, poiché essi verranno giustiziati.”
Non avevo visto mai un ponte crollare su una città, e fare quasi quaranta morti, dodici dispersi e un centinaio di feriti. Non avevo visto mai un Ministro dell’Interno così presente nei telegiornali dopo una disgrazia del genere, intento a parlare minaccioso di “nomi e cognomi” e di “punizioni esemplarissime”, come fosse una specie di sceriffo. Un’altra cosa che non avevo visto mai è un Ministro dello Sviluppo Economico parlare di revoca di una concessione ad una azienda privata creando, come primo sintomo, una insensata emorragia di punti percentuali alla borsa di Milano. Il colmo è che la revoca pare sia stata decisa esclusivamente sulla base della tragedia avvenuta, purtroppo, ben prima che la magistratura possa stabilire se la colpa sia della azienda, di altri soggetti o addirittura di calamità naturale.
Quello che però davvero non avevo visto mai e mai avrei voluto vedere è un Primo Ministro dire ai microfoni delle televisioni “non possiamo aspettare i tempi della giustizia italiana”. Ribadisco e sottolineo: “non possiamo aspettare i tempi della giustizia italiana”, parole che sono state pronunciate dalla quarta carica dello stato, non dall’uomo della strada. Il nostro primo Ministro, con una frase soltanto, è riuscito a delegittimare tutto il nostro sistema giudiziario, nonostante una brillante carriera in veste di professore di diritto privato.
Non avevo visto mai una promessa così limpidamente inattuabile per via dei miliardi di euro di penale che ci costerebbe; perché questi miliardi, l’Italia semplicemente non ce li ha e se ce li avesse sarebbe folle non allocarli altrove, magari spenderli proprio per manutenere le nostre infrastrutture.
“Sono state avviate le pratiche per la revoca” hanno detto, così avranno qualcosa da spendersi nella campagna elettorale imminente, tenendo conto che la caduta del governo è esattamente ciò che si aspettano, visto che un loro sottosegretario qualche giorno fa si è fatto sfuggire che a breve si abbatterà un attacco dei mercati su di noi a seguito dei “non rispetteremo i patti con l’Europa” proclamati dallo Sceriffo dell’Interno, manco fosse un Ministro delle Finanze.
Non avevo visto mai dei politici sottrarre in maniera così coercitiva il tempo del dolore, del lutto, della comprensione dell’accaduto ai loro concittadini, per non sottrarre tempo alla propria campagna elettorale.
A Genova non è crollato un ponte, non è crollato un governo, non è crollato un partito; proprio a Genova, per la seconda volta, è crollato lo Stato. Lo Stato che dovrebbe tutelarci, insegnarci che ci siamo dotati di leggi e organismi inquirenti, che le pene non si infliggono sulla base del dolore o degli umori dell’elettorato ma del codice di procedura penale. A Genova è crollato il senso del pudore e l’empatia nei confronti di chi soffre e soffrirà per sempre per quanto accaduto.
Non avevo visto mai tanto scaltro opportunismo mentre i pompieri continuano a scavare.
I dispersi sono sempre dodici.
Armando Maria Trotta