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Come evidenzia l’etimologia latina, “quadragēsĭma” (sott. Dies; quaranta giorni), la Quaresima segna i giorni che passano dalla fine del Carnevale alla Pasqua di Risurrezione. Quaranta è il numero che ricorre sistematicamente nella storia biblica e la Quaresima è dedicata dai Cristiani all’emulazione dei quaranta giorni di digiuno, passione e morte di Cristo.
E’ proprio lo stesso termine “Carnevale”, infatti, che ci ricorda che dal giorno successivo, ossia il Mercoledì delle Ceneri, bisogna “carnem levare” (“ levare la carne” e preferire il pesce, che, in origine, costava meno della prima) . Si aprono quaranta giorni caratterizzati da digiuni, astinenze e piccoli sacrifici quotidiani al fine di vivere in pieno la Pasqua. L’ultima settimana, però, la cosiddetta settimana santa, è ricca di momenti intensi di preghiere e riti religiosi particolari.
Soprattutto nella giornata del Venerdì Santo si assiste a varie manifestazioni e tradizioni: partendo dall’astinenza penitenziale per il sentimento di autocolpevolezza dell’umanità, passando per le tipiche preparazioni culinarie, fino alle sfilate delle confraternite dinanzi ai Sepolcri allestiti nelle Chiese. Anche nel territorio cilentano riusciamo a trovare molti di questi riferimenti popolari: i 9 altari della Reposizione delle parrocchie attorno al Monte Stella e alla processione condotta simulando la passione di Cristo; a Velia, la Via Crucis rappresentata nel parco archeologico; similmente a Paestum, nel giardino del Getsemani; ad Agropoli, per tutto il suo centro storico; a Roccagloriosa, dove il Sabato Santo partono, alle ore 6 del mattino, tre diversi cortei di incappucciati che percorrono per vie diverse il paese, per poi incontrarsi solo alla fine, presso il luogo detto “Calvario”. Vengono portati in processione , da uomini che, in segno di lutto, indossano un saio bianco e cappuccio, la statua del Cristo, l’ Addolorata e, infine, la Croce. Nel frattempo, i giovani del luogo, suonano i “carrozzuni” e le “tarocciole” , ossia delle alette che battono sul legno, per riprodurre il senso di sofferenza della Passio Christi. Numerosi sono ,inoltre, i piatti tipici del periodo quaresimale, originariamente tutti a base di verdure , in segno di penitenza: i “Vruocculi scuppiettati”, broccoli di cavolo con aglio, peperoncino e olio. “ Soffriggere l’aglio e il peperoncino in poco olio fino a farlo rosolare. Nel frattempo tenere pronti i broccoli (solo la parte tenera) in una casseruola d’acqua: prenderli ancora bagnati e metterli nella padella dove soffrigge l’olio: l’acqua dei broccoli sarà “scoppiettare” l’olio fritto. Girare spesso, condire con sale e lasciare cuocere”; “ A’ tiella” ,la prima preparazione della Settimana Santa quando non si càmmara (= non si mangia carne), di solito nella notte tra la Domenica delle Palme e il Lunedì Santo: maccheroni lessati, uova sode, formaggio grattugiato, un uovo; per la sfoglia: farina, un uovo, un cucchiaio di strutto. “ Si tagliano a fettine le uova sode e si amalgamano bene con gli altri ingredienti; il tutto si versa in un ruoto dove è stata sistemata precedentemente la sfoglia; il tutto si ricopre con altra sfogliae si fa cuocere al forno. Un tempo veniva fatta cuocere sotto la brace, tappata bene con un vecchio coperchio e coperta interamente di brace”. (AA.VV. “FESTE PAGANE E FESTE CRISTIANE NELLA TRADIZIONE CULINARIA DEL CILENTO”) . Il periodo quaresimale dei primi cristiani era piuttosto breve rispetto alla Quaresima che celebriamo oggi: fino al II secolo, infatti, la Pasqua era preceduta da un giorno o due di digiuno, riservato ai catecumeni (coloro che si preparavano a ricevere il Battesimo) prima che alla comunità intera. Dal secolo successivo, i giorni dedicati alla penitenza erano soprattutto il mercoledì e il venerdì . E’ dal IV secolo in poi che si comincia a parlare di Quadragesima, allorché i fedeli si sottoponevano ad un periodo di digiuno, che durava 40 giorni, indossando un sacco in segno di pentimento. Cento anni più tardi la tradizione quaresimale viene estesa a tutta la Cristianità diventando un momento di penitenza e di riflessione personale sulla morte e Resurrezione di Cristo. La cultura popolare e pagana ha dato vita, poi, a numerose interpretazioni della Quaresima, spesso personificata in una vecchia magra, con i seni avvizziti, vestita di nero in segno di lutto per suo marito Carnevale. La si può trovare pendente nei vicoli dei paesi cilentani, dove perde, di settimana in settimana, le sue sette penne di gallina di cui è ricoperta, le quali rappresentano le sette settimane antecedenti la Pasqua.