É uno degli ultimi Istituti Pubblici di Educazione Femminile ancora presenti in Campania, assieme all’Istituto Martuscielli, l’Istituito SS. Trinità e Paradiso di Vico Equense e l’Educandato Femminile di Napoli, oltre che tra i più antichi.
Si tratta del Conservatorio di S. Rosalia di Atrani, direttamente dipendente dal Ministero dell’Istruzione per effetto del RD 29 giugno 1883, che ha sede presso l’ex convento abitato dalle suore benedettine di Napoli. Completamente abbandonato da oltre un decennio, il complesso (10000 metri cubi tra struttura ampliata a inizio ‘900 e annessa chiesa di S. Geltrude) si trova in condizioni di totale degrado strutturale, oltre a non assolvere più a nessuna delle sue funzioni.
Un patrimonio identitario, storico e culturale parte integrante della vita del paese da più di 300 anni, lasciato morire quasi con rassegnazione; stesso discorso per gli altri immobili nella disponibilità dell’Ente, vista la fatiscenza in cui molti versano.
Viene spontaneo chiedersi: c’è ancora un futuro per il Conservatorio di S. Rosalia, considerato il suo glorioso passato e il preminente interesse pubblico che riveste, o dobbiamo accontentarci di assistere passivamente al suo dissolvimento?
La delibera di Consiglio Comunale dello scorso 19 gennaio vuole provare a rispondere concretamente a questa domanda. Il Comune di Atrani, attraverso questo atto, si è impegnato ad aprire un confronto con i Ministeri coinvolti su un progetto condiviso che punti al recupero, alla tutela e alla piena valorizzazione dello storico complesso.
Il Ministero e l’attuale Cda hanno a cuore, allo stesso modo, il futuro della struttura, considerato che lo Statuto prevede espressamente la partecipazione del consiglio comunale cittadino alle decisioni più importanti dell’Ente? Ci si augura che stavolta, a differenza di quanto accaduto per il Contratto di Quartiere 2 (molti ricorderanno le aspre polemiche che tennero banco per mesi… con i 6,5 milioni di euro volati via dalla finestra), il buon senso e la lungimiranza consentano finalmente di restituire al territorio una risorsa che, se ben gestita, potrà offrire al borgo enormi chance di sviluppo.
L’Istituto, fondato nel lontano 1682 (testamento agli atti presso il notaio Mattia Giaccio di Napoli attuato nel 1689, come riportato dallo Statuto approvato dalla giunta municipale il 5 dicembre 1878), nasceva allo scopo di provvedere all’avvio della vita monastica di figlie e parenti dei fondatori, nonché all’educazione e all’istruzione di fanciulle, anche povere, e orfanelle del Comune di Atrani. Una finalità spiccatamente sociale destinata ad essere portata avanti, così come nelle intenzioni dei suoi fondatori, presso la sede dell’antico convento che, ancora oggi, domina la parte interna del borgo. Col tempo, anche attraverso l’impegno profuso dalle suore benedettine di Napoli fin dal 1931, cresceva all’interno della comunità atranese il peso sociale dell’Istituto, centro di attività legate all’istruzione scolastica e alla formazione professionale e sede di un orfanotrofio che ospitava orfanelli e bimbi provenienti da famiglie “difficili”; non meno importante nella vita del paese era il culto di S. Geltrude, venerata nella chiesetta del complesso conventuale.
Direttamente proporzionale è stata la crescita del patrimonio immobiliare dell’Ente, divenuto sempre più cospicuo grazie a lasciti e donazioni di benefattori; si tratta di immobili ad uso abitativo e non la cui locazione ad abitanti del posto ha contribuito in maniera importante a consolidare il “peso” dell’Ente, legandolo a doppio filo alla vita, anche politica, del paese. Con RD del 1888 l’Istituto è stato posto alla diretta dipendenza del Ministero della Pubblica Istruzione.
Abrogati i RD nel 2009, la normativa è confluita nell’art 204 del D LGS 297/1994. In particolare, agli istituti è attribuita personalità giuridica pubblica e sono sottoposti alla tutela degli Uffici Scolastici Regionali, cui sono inviati gli atti e le deliberazioni dei Cda; questi ultimi sono composti da un presidente e due consiglieri che durano in carica tre anni, possono essere riconfermati e hanno la piena gestione del patrimonio dell’ente, sia per quanto riguarda la sua valorizzazione che l’assolvimento delle funzioni statutarie dello stesso.
L’art. 2 comma 642 della legge finanziaria del 2008 (l.244/2007) ha “tagliato” buona parte degli istituti (di cui al RD 2392/1929 e alle tabelle annesse al RD 1312/1931) che abbiano esaurito lo scopo o non risultino più idonei ad assolvere la funzione educativa e culturale cui sono destinati; il DM previsto nella disposizione citata non è stato emanato, lasciando però perplessi i giuristi sia per la forma che per la sostanza della norma. Come può un istituto del genere esaurire la propria funzione? Il problema, per come si pone, riguarda forse quello complessivo della valutazione dell’intero sistema dell’Istruzione pubblica.
Resta da chiarire, inoltre, la questione dell’indisponibiltà dei beni patrimoniali immobili: nel caso del Conservatorio, risultano indisponibili per lo Stato o per l’Ente stesso? Una questione giuridica non di poco conto, che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro dell’ex complesso conventuale.
L’attuale Cda del Conservatorio di S. Rosalia, nominato con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione n.968 24.12.2014 e per la prima volta composto non da persone del territorio, ha accettato l’incarico solo nello scorso mese di ottobre; un’indecisione forse figlia dei tanti aspetti poco chiari che continuano ad accompagnare la gestione economica e funzionale dell’Ente: sede storica in condizioni di totale abbandono e degrado, funzione educativa del tutto smarrita, bilanci introvabili e non pubblicati nemmeno sul sito istituzionale (creato da poco e soltanto dopo ripetute ed esplicite richieste del Comune di Atrani in ossequio al D.lgs. 33 del 2010 circa l’accesso civico), un patrimonio non inventariato ufficialmente, una costante situazione di deficit che non consente la ristrutturazione degli immobili in buona parte fatiscenti. Ultimo, ma decisivo, l’occhio della Corte dei Conti sulle passate gestioni che ipotizza il danno erariale.
Una situazione resa ancora più complessa dal debito di circa 100.000 euro nei confronti del Comune di Atrani, oltre a contenziosi di diversa natura, che amplifica gli errori del passato e spinge a riconsiderare gli equilibri tra i due Enti. Recupero, tutela, salvaguardia e valorizzazione: ecco gli obiettivi che l’Amministrazione vuole raggiungere, giocando un ruolo attivo nella valorizzazione di un complesso dalle enormi potenzialità mai messe a frutto.
Perché se ancora esiste un futuro per il Conservatorio di S. Rosalia, un unicum in tutta la Costiera, non può essere slegato da quello di Atrani. E non può più prescindere dall’intervento amministrativo locale, deciso ad operare secondo quell’interesse pubblico non (pienamente) rintracciabile nelle azioni e nelle intenzioni del recente passato. Se c’è davvero la volontà unanime di restituire al territorio una risorsa di così ampia portata, questa è forse l’ultima chiamata per metterla in atto.