Il nuovo governo è stato varato. Molto sulla giustizia è stato sbagliato dal governo precedente e molto altro ancora lasciato incompiuto.
Le priorità sono molteplici e riguardano tutte il binomio tempi di celebrazione delle cause e efficienza stessa della macchina giudiziaria.
Sarebbe importante, però, proprio per non ripartire dall’anno zero e portare almeno a termine l’essenziale, mantenere un rapporto di continuità su alcuni temi fondamentali: carcere, depenalizzazione e tempi della giustizia, appunto.
Sulle carceri qualcosa è stato fatto. Ad opera del decreto salva carceri i detenuti da 68.000 sono passati a 65.000 ed il cosiddetto fenomeno delle porte girevoli è stato ridimensionato. Ha visto anche la luce la carta dei diritti del detenuto, importante conforto soprattutto per gli stranieri. Inoltre è stata rifinanziata la legge Smuraglia per il lavoro in carcere in modo da non alimentare il percorso verso la recidiva. Resta da fare molto sulle pene alternative.
Qualche progresso si è avuto anche in tema di depenalizzazione con la commissione Fiorella, la quale, in particolare tra l’altro, ha preso in esame possibilità di definizione alternativa dei processi definiti minori. Resta da affrontare il nodo prescrizione.
Come si vede si è ancora ai piedi del gigante, ma almeno l’attenzione (non so quanto sufficiente e la scelta del responsabile del relativo dicastero rafforza la mia perplessità) sul problema c’è. L’auspicio è che le scadenze economiche non mettano in secondo piano il pianeta giustizia e soprattutto che soluzioni alle sue disfunzioni ed ai suoi ritardi non vengano esaminati nell’ottica emergenziale ed a discapito delle garanzie.