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a cura di FrodiAlimentari.it

Le interviste di Frodialimentari.it continuano e sono sempre più   variegate. L’obiettivo è quello di conoscere meglio, realtà e persone che lavorano per promuovere il prodotto tipico di qualità italiano, in un comparto fondamentale per le economie locali. Questa volta l’esperto della nostra intervista è Maurizio Luongo giovane Campano, che da intermediario finanziario, ha dato una svolta alla sua vita, dedicandosi a due settori trainanti, quello del turismo e quello della valorizzazione dei prodotti tipici. I dati dimostrano come il comparto turistico, anche se in sofferenza tiene, soprattutto se legato ai prodotti enogastronomici italiani. Inoltre, in base ad una ricerca della Coldiretti si evince come il “turista” preferisca come ricordo della vacanza acquistare un bel salame, o pezzo di parmigiano, invece del classico Colosseo o gondolina.

 

1.      Maurizio, Lei è laureato in Economia, quindi il suo percorso professionale sarebbe dovuto essere indirizzato verso un settore ben definito, e per un certo periodo  lo ha intrapreso. Ci può spiegare il perché ha deciso poi di cambiare?

R. Ho fatto il promotore finanziario per una banca importante ma non era la mia strada. Bisognava fare consulenza ma poi alla fine se non vendevi i prodotti della banca non guadagnavi. Ed inoltre ci si confrontava con un mercato “sterile” dove non si riusciva a soddisfare appieno le esigenze del cliente, cosa invece differente ora. Proporre un viaggio è un po’  come soddisfare i sogni che una persona ha.  Per molte persone è il viaggio di una vita, da ricordare per sempre.

 

2.      Perché ha deciso di diventare direttore di Agenzia di viaggio?

R. La passione per i viaggi c’è sempre stata così quando ho avuto l’occasione ho investito in questa attività. E’ un lavoro sempre di consulenza ma molto più appagante perché lavori con i sogni delle persone. E’ gratificante ricevere cartoline da ogni angolo del mondo e i ringraziamenti per aver organizzato il viaggio. Inoltre ho la possibilità di far conoscere la nostra   Bella Italia.

3.      Negli anni ha portato avanti numerose iniziative di incoming, dedicandosi soprattutto verso il turismo di ritorno può dirci che cosa le ha insegnato tale esperienza? Cosa chiedono i suoi clienti quando gli propone le aree a vocazione turista rurale, ma poco conosciute?

R. Abbiamo lavorato con diversi gruppi di Americani e Australiani di origine italiana. Sono persone alla ricerca delle proprie radici, orgogliosi della loro origine italiana. Sono incantati dai nostri centri storici, dalla nostra cucina, dalla nostra ospitalità e spesso vogliono tornare. Il difficile è proporre la destinazione sui mercati esteri perciò ci siamo orientati sul turismo di ritorno, su persone che sono alla ricerca di vincoli familiari, di una tomba di qualche antenato o di un certificato di nascita del nonno…

4.      Da circa un anno ha avviato una nuova iniziativa imprenditoriale legata però ai prodotti tipici del Mezzogiorno in particolare,  quale è stata la spinta che l’ha convinta a rischiare in un momento così critico per le imprese?

R. Abbiamo tanti prodotti eccezionali che possono essere valorizzati e possono dare uno sbocco alla crisi economica delle nostre aree. Il momento è critico ma bisogna provarci, non abbiamo altre strade. Il Sud ha già perso il 10 % della popolazione (soprattutto giovani con elevata scolarizzazione) in pochi anni. Non possiamo più aspettare uno sviluppo calato dall’alto. Quindi vista la mia esperienza nei viaggi ho pensato di far collimare queste due realtà: contribuire quindi a creare un rapporto fra turismo e prodotti tipici. Ed è per questo che è nata la Bottega dei Miracoli, per consentire anche a chi vive lontano di poter gustare e consumare i prodotti sani e buoni che ci hanno tramandato i nostri nonni.

 

5.      Tra le varie iniziative che  La Bottega dei Miracoli ha intrapreso vi è quella del commercio elettronico,  secondo lei è un mercato che aiuterà le imprese? E in che modo?

R. Il mercato on-line è anche più complicato di quello tradizionale ma è un’opportunità che va coltivata. Ti permette di arrivare ovunque con piccoli investimenti.

6.      Le persone che si rivolgono a lei cosa chiedono? Si fanno influenzare dal prezzo oppure la leva della scelta di un prodotto è legato alla genuinità e qualità?

R. Il prezzo è sempre una variabile importante ma devo dire che i nostri prodotti hanno un ottimo rapporto qualità prezzo. La qualità inoltre è una leva importante, abbiamo tanti clienti che cercano le nostre specialità che sono altrimenti introvabili.

7.      Il consumatore secondo la sua esperienza, è ancora sprovveduto e poco informato?

R. L’informazione per fortuna è sempre più efficace per cui un consistente numero di consolatori  sono   informati. Però è una battaglia che va portata avanti, con tenacia e perseveranza, perché purtroppo vi sono  ancora  tanti altri soggetti che sono male informati e non sanno quello che comprano. Penso ad esempio all’Olio di Oliva. Vi sfido a fare un giro nei nostri supermercati e trovare un extravergine di Oliva italiano. Sugli scaffali si trovano tutti oli ottenuti da miscele di olive comunitarie e sono sempre in offerta a 3 euro al litro. Basti pensare che il costo di produzione di un olio italiano è almeno 4 euro.

8.      Come lei sa la nostra testata si occupa, oltre di promuovere le identità agroalimentari italiane, anche di informare su casi di illeciti alimentari ed agroalimentari Le è mai capitato di dover fronteggiare un caso di italian sounding o illeciti in questo campo?

R. Nella nostra nicchia di mercato non abbiamo avuto grossi casi, anche perché tra i nostri fornitori noi scegliamo i migliori,  ma ho visto di persona in paesi esteri come imprenditori abbiamo accumulato fortune con prodotti “italiani” prodotti all’estero. Si dovrebbe lavorare per recuperare questo mercato parallelo.  

9.      Infine cosa si può fare per sostenere le economie dei piccoli centri rurali, detentori delle identità e tipicità dell’agricoltura e gastronomia italiana?

R. Bisognerebbe  creare una maggiore rete istituzionale. Purtroppo c’è un proliferare di sagre e iniziative locali ma manca una iniziativa sistemica. Penso alle fiere del gusto già presenti nel Nord Italia e all’estero. Inoltre servirebbero iniziative consortili che permettessero la valorizzazione delle nostre tipicità.