Certo dieci anni sono tanti per un’iniziativa che è nata senza grandi aspettative se non quella di festeggiare , celebrare , condividere il Natale e l’Epifania, feste religiose e comandate, in rosso da sempre sul calendario dei credenti, religiosi e laici. Eppure sono trascorsi senza che ce ne fossimo quasi accorti in un quartiere periferico dove questo PRESEPE VIVENTE , organizzato, voluto e costruito ogni anno con dovizia di particolari dall’Associazione Tutto&Arte di Mercatello e dintorni ha dato vita a personaggi , storie , incontri.
Questo è stato il suo decimo e ultimo anno per decisione di tutti i suoi protagonisti, dell’amministrazione Comunale di Salerno che è proprietaria del suolo, chiaramente pubblico, dei membri e soci fondatori dell’Associazione Tutto&Arte. “Abbiamo cercato di mantenerlo in vita con impegno, sacrifici, entusiasmo – ha dichiarato il presidente Benito Mario Capacchione- ma il tempo trascorso ci ha visto tutti coinvolti e ogni anno più affaticati, stanchi e meno entusiasti”. E’ un Presepe nato tra le famiglie di due parrocchie e due quartieri, quelli di Mercatello e del quartiere Italia, i ragazzi ormai sono cresciuti, molti di loro studiano qui e lontano da qui , hanno altri interessi, impegni e non hanno più offerto la loro disponibilità, ma forse anche perché le esperienze nel tempo si consumano , soprattutto se non ci sono altri che se ne occupino.
Il ricambio non solo generazionale nelle iniziative di volontariato, di partecipazione, di attivismo sul territorio sono una vera emergenza sociale. E’ difficile aggregare, integrare , condividere un progetto.
Infatti il Presepe smontato questa mattina, in una domenica di gennaio , che sembrava primavera, con un sole tiepido e gentile, metteva tristezza. Sì tanta tristezza nel suono delle tavole di legno che cadevano schiodate dalla capanne ormai inutili, le foglie del parchetto di Via Fornari, a ridosso di una fermata della metropolitana leggera salernitana, erano attonite come i passanti che chiedevano incuriositi perché. Perché al decennale invece di festeggiare tutti a via Fornari , ci si chiede il motivo di un nuovo anno senza il Presepe di Mercatello. Se andate sui motori di ricerca interattivi e digitate :”presepe vivente di Mercatello” addirittura spuntano foto, video, notizie di questi anni con scritto : “Mercatello (SA)”, come se questo quartiere fosse un Comune a sé stante , in una provincia, e non nello stesso Municipio. Che strano vero?. Ma forse il gioco interattivo è un limite alla conoscenza reale della geografia urbana che ci fa però riflettere sull’importanza che un’iniziativa può offrire ad un rione, una zona oriente, occidente o meridionale di un centro, di un nord che dipende dal punto da cui la guardi per capire dove sei. La stella cometa che tutti immaginavano anche sotto la pioggia, il freddo di questi anni , oggi con una temperatura di diciotto gradi sembra molto lontana. I Re Magi sono arrivati anche questo sei gennaio 2016, ma a piedi, senza cammelli, cavalli, a volte bloccati dagli animalisti arrabbiati, senza biciclette o mezzi meccanici, ma con lo sguardo perso a cercare quello dell’ultimo nato del quartiere che puntualmente ha interpretato nel Prespe il Bambin Gesù, il più piccolo del Presepe , che si è riscaldato tra le braccia della giovane Madonna, la più grande delle tre sorelle Citro, ha quattro mesi , si chiama Alfredo Raiola, nipote dell’omonimo nonno, artista scultore della nostra città.
Oggi sulla stessa spiaggia dove lui raccolse un delfino che si era arenato qualche anno fa i salernitani ne hanno trovato un altro di cucciolo delfino, sempre lì a via Leucosia. Forse anche lui voleva vedere il Presepe, o forse ha solo perso la sua mamma, la sua stella, il suo appuntamento con il ricordo. Il Presepe Vivente a Mercatello è stato smontato in poche ore, perché a costruire ci vuole tempo a eliminare si fa prima.
Ora il Comune di Salerno dovrà decidere cosa farne di quello spazio, che per anni era un luogo sporco e abbandonato dove sei, poi sette, poi trenta fino a cento cittadini avevano pensato di portare la luce, potare l’erba, portarci tutti indietro nel tempo con una zingara narratrice ,l’instancabile Carla , moglie nella vita dello statuario S. Giuseppe, detto Sergio, i canti di un coro, i suoni di fabbri, falegnami e ceramisti, i profumi delle focacce di Anna, il vino di Michele, le candele di Marina in un tempo che fu.
Sicuramente ci faranno un bel giardino a Via Fornari, il nuovo ingresso alla stazione della metropolitana, ma ci auguriamo tutti che resti un luogo “pubblico” di tutti e per tutti , dove i bambini, le mamme, gli anziani, i ragazzi possano star bene, incontrarsi, costruire e non distruggere, sfogliando ogni tanto un album di fotografie, una pagina facebook, un video, nel quale si riconoscano e ritrovino le migliaia di volti che tanti anni fa in un parchetto di periferia , quando c’era una volta il Presepe, nonna, papà, un sindaco, un giornalista, un dottore, un artigiano , una signorina si sono commossi incantati guardando il Bambinello, il bue e l ‘asinello,S. Giuseppe e Maria, gli angioletti, il pastore con le caprette, i coniglietti e le ochette, in carne ed ossa come quando nacque Gesù.
Gilda Ricci