Porto, lettera aperta di Cammarota: delocalizzare non vuol dire chiudere o depotenziare.

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dall’Avv. Antonio Cammarota, Consigliere Comunale gruppo “La Nostra Libertà” e presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Salerno, riceviamo e pubblichiamo

Lettera aperta

Con un intervento su Il Mattino il cav. Agostino Gallozzi, Presidente di Assotutela Porto di Salerno, in riferimento alle polemiche sui problemi alla viabilità causati dallo scalo commerciale e della sua allocazione, scrive di “affermazioni demagogiche e populiste da parte di chi affronta la questione con grande superficialità, agitando proposte assolutamente improbabili”, essendo il Porto commerciale “una comunità di imprese e di lavoratori che hanno trovato con dignità le ragioni del loro futuro e di quello delle loro famiglie”.

Nello stesso giorno l’ex presidente di Confindustria Mauro Maccauro ammonisce dai gravi danni all’economia delle nostre industrie in caso di penalizzazione del traffico al Porto commerciale.

È giusto quello che il cav. Gallozzi afferma in riferimento alla produttività del porto, una delle poche risorse vere della nostra economia. Ci è ben noto, per aver noi difeso il Porto di Salerno dall’accorpamento con Napoli in consiglio comunale e sui muri della città con un pubblico manifesto. E nel manifesto di questi giorni, in cui chiediamo la delocalizzazione, scriviamo “che il Porto è eccellenza produttiva che dà il pane a tante famiglie”.

Nessuno dunque pensa di chiudere il Porto di Salerno. Certamente non noi.

Così, però, il Porto non può crescere. E se non cresce, muore. Non ha una rotaia né il retroporto, blocca la Porta Ovest, paralizza il viadotto Gatto, violenterà il mare con un dragaggio improbabile. Un nuovo porto più grande e più forte, con maggiori margini di crescita, lontano dal centro risolverà in un colpo solo il problema di Porta Ovest, del Viadotto Gatto, del dragaggio, del destino della città turistica, e di quello del porto commerciale. E anche della salute delle industrie tanto care a Maccauro, quelle per esser chiari dell’agro nocerino sarnese.

Proprio Gallozzi sa bene che, con le giuste economie, costruire un Porto non è impossibile, perché per la sua Marina d’Arechi ci son voluti pochi mesi. Oggi si progetta il nuovo Ruggi per immaginare il futuro, come trent’anni fa si fece per l’Università e per l’Ospedale San Leonardo.

D’altro canto, l’affermazione populista non è la nostra. Era del Ministro salernitano Carmelo Conte negli anni ottanta e del suo segretario oggi sindaco di questa città; era di qualche anno fa, nel 2012, nel piano urbanistico della Provincia di Salerno. E’ oggi rimane l’unica chanche, per il Porto e per la città del Mare.

Poi, c’è chi vede il dito, chi la luna, chi fa finta di non vedere né l’uno nè l’altra. E chi, invece, nasconde tutta la mano.

Antonio Cammarota