Fine settimana intenso per il teatro La Ribalta di Salerno.
Si inizia Sabato, 6 Febbraio, alle 21 con POLEMOS, uno spettacolo ideato e diretto da Antonio Iavazzo. A calcare il palco saranno gli attori: ANHEL Alina, ARZANO Cecilia, BORZILLO Alessandro, DESIATO Samuele, IAVAZZO Raffaele, MUSONE Antonella, TORNICASA Federica, VINCIGUERRA Fabiana.Per info e prenotazioni: 0892961812 – 329 2167636 NOTE DI REGIA:Polemos (Πόλεμος), nella mitologia greca, era il demone della guerra.
Questo spettacolo teatrale nasce proprio da suggestioni e visioni che traggono vita e spunto dall’osservazione e dalla curiosità di indagare, poeticamente, esteticamente e in modo ritualistico e simbolico, il mondo complesso delle conflittualità, delle guerre, di ogni genere e tipologia. A partire da quelle “esterne”, tra i popoli e le etnie, da quelle interpersonali fino ad arrivare ai “conflitti” e alle lacerazioni individuali e intrapsichici.
Ispirandomi a due testi simbolo del ‘900, e cioè “Morte a Venezia” di T. Mann (e al film omonimo di L. Visconti) e a frammenti di “Poesia Ininterrotta” di P. Eluard, si è compiuta una ricognizione sui temi della morte, del tragico e della bellezza. Una speculazione non solo teatrale, ma anche figurativa – analogica, centrando la nostra attenzione sulle “nude verità” che, sempre più spesso, si rendono urgenti e necessarie tra inondazioni di aggettivi, verbi, sostantivi che nel loro (spesso) vano tentativo di definire, spiegare, illustrare il reale, lo riducono a puro esercizio egoico e a mera esibizione di un sé che rivela le immense miserie nelle quali siamo impantanati.
Il contributo audio – video di immagini estremamente tragiche e toccanti e di alcuni nostri “padri” nello spirito e nell’arte (Carmelo Bene – Leo De Berardinis – Luchino Visconti), parlandoci di poeti e di mistiche visioni, tra Rimbaud, Apollinaire, ci cullano in patrie di bellezza e di divine trascendenze del quotidiano.
Qui gli attori “scompaiono” in un processo di disidentificazione ed estraniamento rispetto ad ogni forma di clichè, luoghi comuni, logica di rappresentazione, banalizzanti qualifiche e/o definizioni, e si immergono in una sorta di trance liturgica, sognando un qui e ora che solo la meditazione e un certo genere di esperienze possono far intravvedere e/o percepire.
Ci sono durissimi attraversamenti esistenziali, baratri e fantasmi, piccoli e immensi “olocausti” personali nel gioco dell’ inevitabile confronto con la vita e la realtà. Il mio contributo è stato non tanto quello di mettere, di aggiungere, ma di togliere, smorzare, smussare le maschere, le “apparenze ingombranti”, i pesi di un “quotidiano” che grava sempre di più sul nostro desiderio di poesia e di aspirazione al divino e all’essenza.