Continua la rassegna di novembre di Cantina&Cultura, il format pensato da Cantina Verace (via Antonio Maria De Luca 4, Salerno) per unire cultura ed enogastronomia nel solco della valorizzazione del nostro territorio.
Mercoledì 20 novembre, sempre alle 19, spazio alla presentazione del libro di Piera Carlomagno “Ovunque andrò” (Solferino editore) . In dialogo con Pina Masturzo. «Quella notte, ai piani centrali del vecchio BeiArt di Pechino, qualcuno aveva visto qualcosa cadere oltre i vetri della camera da letto. Una grossa sagoma nera.» La sagoma è Raniero Monforti, imprenditore. Suicidio o delitto? La prima sospettata è, naturalmente, la moglie Tania, ma passano due anni prima che arrivi la vigilia della sentenza; ed è in quella notte di attesa che lei ricostruisce, per un uditorio immaginario, la storia di una morte forse annunciata. Tutta la storia, fin dall’inizio: perché la verità arriva da molto lontano. Da un paese chiamato Castrappeso, letteralmente tagliato in due da una frana che nel 1935 ha diviso a metà palazzo Di Salvia, segnando il destino di una famiglia. Dagli incredibili personaggi che attraverso quasi un secolo hanno costruito una dinastia e una fabbrica di pellami di successo, nella remota Basilicata. Dalle scelte dell’ultima erede di quella dinastia, Tania, e di suo marito Raniero che di quel patrimonio è stato l’ultimo custode, il traghettatore dell’azienda nell’era della globalizzazione e nell’Oriente misterioso e forse infido.
Con Ovunque andrò, Piera Carlomagno dà vita a una straordinaria metamorfosi di forme narrative, combinando la suspense del giallo internazionale con le atmosfere e la ricchezza di una grande saga famigliare lucana. Il risultato è un romanzo teso e incalzante, abitato da personaggi tanto eccentrici da scandire il Novecento, sorprendente fino all’ultima pagina.
Il mese di novembre si chiude mercoledì 27 alle 19 con la presentazione del libro di Raffaele Messina “L’azzurro dentro” (Marlin editore). In dialogo con Ester Cafarelli. L’azzurro dentro è un romanzo di formazione, poiché racconta la maturazione di Domenico: il suo primo amore; il conflitto con il padre, maresciallo dei Reali Carabinieri; la sua formazione politica e sociale. E sullo sfondo Capri, Napoli e l’Italia meridionale negli anni delle leggi razziali, della Seconda guerra mondiale e della nascita della Repubblica. Tuttavia, il concreto sviluppo della narrazione presenta anche risvolti propri del romanzo storico e di quello sentimentale. L’isola di Capri è scenario ideale per dare sviluppo e profondità tanto ai primi fremiti di Domenico e Anita in Piazzetta e nelle viuzze circostanti, quanto al più maturo dispiegarsi della loro passione amorosa tra la Grotta Azzurra e i Faraglioni. A Napoli, invece, sulla base di un rigoroso scavo storiografico dell’autore, si svolge la parte centrale della vicenda: l’epopea di una città prima illusa dai miti della razza e della facile vittoria, propagandati dal regime; poi piegata da oltre cento bombardamenti alleati; infine, umiliata dalla feroce occupazione nazista. Una città straordinaria, che nel dolore trova la forza del riscatto con una rivolta popolare antinazista (le Quattro giornate) tesa a proteggere le infrastrutture urbane e a salvare i propri figli dalla deportazione in Germania. Pagine struggenti e intense sono poi dedicate alla condizione degli ebrei trasferiti nel campo di lavoro forzato a Tora, nel Casertano, e alla figura di Eduardo De Filippo, ritornato stabilmente in città nel 1944 con il proprio carico di successi professionali e di sofferenze private.