Perché il freddo incide sui dolori?

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Da un po’ di tempo mi chiedevo se ci fossero relazioni tra il clima e i dolori. Hai mai avuto la sensazione che i due fattori coincidessero? Come è possibile? Con lo studio e la pratica quotidiana sono riuscito a rispondere a questa domanda e ora provo a fare un po’ di chiarezza su questo argomento complesso e controverso.

  • Variazione climatica e termoregolazione
  • La termocezione
  • In caso di freddo cosa avviene?
  • I muscoli servono solo per i movimenti?
  • Il freddo e la schiena
  • Cosa fare?

Variazione climatica e termoregolazione
Il corpo umano per alcuni meccanismi fisici tende naturalmente a dissipare calore. Oltre il 50% della temperatura corporea tende a dissiparsi tramite l’irraggiamento. Buona parte viene disperso anche tramite l’evaporazione (respirazione e sudorazione). In minima parte incidono anche la conduzione (il calore trasmesso tramite il contatto di superfici, es. gli abiti che indossiamo) e la convezione (es. bere una bevanda fredda). Per svolgere le proprie funzioni metaboliche al meglio, il corpo ha bisogno di mantenere costante la temperatura corporea e necessita quindi di un buon sistema di termoregolazione. Deve innanzitutto percepire se si trova in un ambiente freddo o caldo e questa informazione avviene a livello cutaneo attraverso degli organi di senso che vengono chiamati termocettori.

La termocezione
Nelle terminazioni nervose periferiche del nostro corpo sono presenti dei recettori sensibili alla temperatura definiti termocettori. I recettori per il caldo si attivano per temperature superiori i 30°C e non oltre i 45°C. I recettori per il freddo invece si attivano tra i 5°C e i 40°C. Quando varia la temperatura portano i loro impulsi al cervello tramite il midollo.

In caso di freddo cosa avviene?
Nel caso in cui il corpo si trova in un ambiente freddo riduce la dispersione termica attraverso il contenimento del flusso ematico cutaneo (vasocostrizione) e la piloerezione (l’innalzamento dei peli crea uno spazio tra cute calda e ambiente freddo che funge da isolante termico). Accanto a questi meccanismi si associano anche una riduzione della sudorazione, della ventilazione respiratoria e della minzione. Se queste misure automatiche non dovessero bastare e lo stato di freddo permanere il corpo potrebbe decidere di produrre calore (termogenesi) attraverso l’innalzamento del metabolismo epatico oppure attraverso il tessuto adiposo. Quest’ultimo è localizzato in prossimità dei vasi arteriosi principali e attraverso un meccanismo particolare può sciogliersi e liberare molecole energetiche (ATP) producendo calore.

I muscoli servono solo per i movimenti?
La vasocostrizione periferica è sostenuta da uno stato di tensione muscolare costante che determina un ipoafflusso periferico e una riduzione di dispersione termica. Quindi il tessuto muscolare rappresenta un vero e proprio organo termoregolatore. Quando si abbassa la temperatura spesso si generano delle contrazioni ritmiche e isometriche (shivering), i classici brividi da freddo, che generano 6 volte calore in più rispetto al muscolo rilassato.

Il freddo e la schiena
Un esempio lampante della realzione dolore lombare/freddo può essere rappresentato da uno studio svedese del 2012 nel quale i ricercatori hanno coinvolto quasi 135.000 lavoratori edili che trascorrevano lunghe ore lavorando al freddo(1). I ricercatori hanno scoperto che le persone che lavorano all’aperto a temperature più fredde lamentano un aumento del dolore alla schiena e al collo.

A volte i sistemi fisiologici di termoregolazione sono alterati da malattie croniche quali: diabete, dolore neuropatico(2), sclerosi multipla, malattie infettive. Altre volte lesioni a carico del sistema nervoso centrale(3) o periferico possono determinare un’ipersensibilità al freddo (4,5). In entrambi i casi si parla di allodinia, ovvero quando uno stimolo meccanico o termico innocuo genera dolore lancinante.

Una persona che soffre di dolore lombare cronico può avere delle acutizzazioni di dolore in concomitanza con il freddo o il periodo invernale. Se il suo dolore nasce da una compressione nervosa a livello vertebrale, questa può causargli un’alterazione della percezione termica che alimenta uno stato di tensione e contrattura muscolare riflessa. Si instaura così un circuto neuropatico cronico di non semplice risoluzione. Risulta quindi determinante l’intervento precoce di un professionista prima che si instaurino i meccanismi di cronicizzazione.

Cosa fare?
L’attività motoria sembra essere uno degli strumenti più utili per affrontare l’allodinia da freddo. Uno studio di Babak Farzad del 2018(6) dimostra come solo quattro settimane di nuoto bastino per attenuare gli effetti dell’allodinia e dell’iperalgesia.

Accanto all’attività sportiva sarebbe utile introdurre una lavoro riabilitativo fisioterapico basato su un approccio neurocognitivo. Il fisioterapista in questo caso attraverso alcuni esercizi di riprogrammazione sensoriale riesce a guidare l’informazione sensoriale al cervello in maniera più fluida e organizzata.

L’osteopata invece attraverso delle tecniche strutturali vertebrali può sbloccare la schiena(7) liberando una cascata ormonale utile a migliorare l’afflusso sanguigno prima e nervoso poi.

Tullio Stabile osteopata a SalernoDott. Tullio Stabile
Osteopatia e Fisioterapia
www.osteopatiastabile.it

 

 

Riferimenti bibliografici

  1. https://texasback.com/wp-content/uploads/2016/12/TBI_SpineU_Guyer_Sciatica-in-Winter.pdf
  2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25142459/
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6857664/
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29433764/
  5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33693512/
  6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29315430/
  7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/14589467/