Per lo scrittore salernitano Pietro Nardiello la Salernitana è un rito, una fede, una passione, una malattia. ” Ecco, noi tifosi siamo dei “malati”.

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La prima partita della Salernitana vista allo stadio Vestuti dal giornalista e scrittore salernitano Pietro Nardiello è stata Salernitana – Paganese, nella Coppa Italia del campionato di Serie C 1983/84:”Vincemmo 5-0 con tre gol di Zaccaro, che in quel campionato vinse la classifica dei marcatori, un autogol di un giocatore della Paganese che si chiamava Tarallo e un gol del nostro centrocampista Marchetti. I tifosi, tra loro, dall’inizio della partita ripetevano: “Mò, segna Zaccaro. Mò, segna Zaccaro” e il bomber coi baffi non li deluse. Era la sera del 21 agosto del 1983. Da pochi giorni avevo compiuto dieci anni. Le luci illuminavano lo stadio e il campo di gioco. Mi sentivo contento, come quando andavo sulle giostre. Quel giorno avevo anche la febbre, forse per l’emozione. Allo stadio andai nei distinti insieme a mio zio Giovanni Gioelli e a mio cugino Massimo. Mio padre, Armando, scomparso nove anni fa, non mi portava mai allo stadio perché durante una partita a Milano, assistette a un episodio violento tra tifosi, fuori dal campo. In quel campionato arrivammo ottavi. Il presidente era Arcangelo Iapicca di Avellino e l’allenatore era Mario Facco. Ricordo che in quella squadra giocavano: ”picchia” Di Fruscia, Del Favero, Fabio Vulpiani, che ho conosciuto a Roma, Roberto Chiancone, Marco Pecoraro Scanio”. Nardiello ha poi continuato ad andare allo stadio, in Curva Sud: ” La società sportiva consentiva ai ragazzi delle scuole di comprare il biglietto a sole cento lire”. Nardiello abitava in Via Raffaele Mauri :”Da casa mia vedevo il pastificio “Antonio Amato”, con il logo dell’azienda sulla facciata che stava anche sulle maglie dei giocatori della Salernitana. Per me la maglia granata della Salernitana è quella con la scritta “Antonio Amato”. E’ la più bella!”. Nardiello è stato sempre tifoso della Salernitana:” A casa mia abbiamo sempre mangiato pane e Salernitana. Per la mia famiglia Per tutti noi esiste solo San Matteo, la famiglia e la Salernitana”. Nella biblioteca di Pietro Nardiello ci sono tutti i libri pubblicati sulla Salernitana. Naturalmente anche quelli scritti da lui: ”Salernitana 19:19”, il libro di letteratura sportiva che racconta, anche attraverso le bellissime foto di Nicola Ianuale, fotografo ufficiale della Salernitana, la rinascita di Sua Maestà la Salernitana che in soli quattro anni è passata dalla serie D alla B, con la prefazione di Monica Matano, e “Guidaci ancora AGO” con la prefazione di Luigi Necco dedicato alla figura di Agostino Di Bartolomei che Nardiello ha incontrato, fuori dal campo, quando aveva 17 anni:” Si fermò con il suo Mercedes bianco davanti al Bar dove lavoravo, sulla Litoranea di Magazzeno. Entrò e mi chiese un indirizzo. Io, dopo averglielo dato, con soggezione gli chiesi un autografo sul mio blocchetto delle ordinazioni. Lui me ne firmò una quindicina che poi regalai ai miei amici. Era il grande Capitano che tirava bordate verso la porta avversaria da così lontano che sembrava le tirasse dalla soglia di casa sua. Da uomo  ho compreso il suo ultimo drammatico gesto”. Nardiello ha ricordato che Di Bartolomei e Gipo Viani sono stati gli unici che dopo aver vinto tanto hanno concluso la loro carriera con la Salernitana:” Altri giocatori come Pierino Prati, Gattuso sono diventati grandi dopo aver giocato nella Salernitana”. Per Nardiello oltre a Di Bartolomei i più grandi giocatori della Salernitana sono stati Di Vaio, Breda, Fusco e, più recentemente, il brasiliano Calil e Maurizio Lanzaro: ”Perse il padre alla vigilia della gara con il Catanzaro e volle scendere comunque in campo per rendergli onore. Manolo Pestrin gli cedette la fascia di capitano”. Il più grande presidente è stato Peppino Soglia: ” Ha dato tanto dal punto di vista umano ed economico. Ricordo che una volta, nel 1991, di mattina presto, mentre eravamo allo stadio Arechi per montare gli striscioni in Curva Sud, arrivò il Presidente Soglia. Si avvicinò a noi, si sedette sui gradoni e ci disse:” Uagliù! Se mi danno una mano economicamente io posso continuare. Se non mi aiutano, non ce la posso fare”. L’allenatore migliore? “ Il Profeta Delio Rossi. Anche se all’inizio fu contestato riuscì poi a farci vedere il bel calcio. I tifosi cominciarono a credere nella squadra e i tifosi della Curva Sud nelle ultime partite di Campionato cantavano: ”Innamorare, ci hai fatto innamorare”. La partita più bella in assoluto è stata Casertana – Salernitana, nel campionato 1989 /90 al Pinto di Caserta. Pareggiammo due e due, con due gol di Di Bartolomei. Lì capimmo che quella Salernitana: di Ansaloni, di Di Bartolomei, poteva andare lontano”. Nardiello che è stato anche l’ideatore del “Festival dell’Impegno Civile ed è stato giocatore di basket nella “Furia Salerno “da oltre venti anni non vive a Salerno anche se continua a seguire e ad amare la Salernitana:” Ho seguito tutte le trasferte della Salernitana al Nord. Era anche un modo per incontrare gli amici di Salerno. Quando stavo a Torino, nel 2006, fondai, al “Bar Brenta”, insieme con alcuni amici di Salerno che abitavano e lavoravano lì, il Club della Salernitana “Quelli di Torino”. Nardiello ha vissuto in tante città. ma non ha trovato lo stesso attaccamento alla squadra che c’è a Salerno:” Ci sono poche città in Italia dove c’è una identificazione molto forte con la squadra di calcio cittadina. Solo a Roma, Firenze e Napoli, dove vivo, possiamo trovarla. Anche la politica a Salerno è spesso condizionata dalla squadra cittadina. Chi governa a Salerno non può prescindere dalla Salernitana o parlare male di questa squadra. A Salerno è così: c’è la Salernitana e poi tutto il resto”. Guai a parlare male della Salernitana a Pietro Nardiello.” Divento irascibile!”. Lo scrittore salernitano crede nel progetto sportivo di Marco Mezzaroma:” Finalmente ne sta parlando ufficialmente. Una città come Salerno deve avere un progetto sportivo. Un centro sportivo dove far nascere un settore giovanile. Se non ci sono strutture sportive non si cresce. Salerno può diventare un punto di riferimento per tutto il Sud. Ci vorrà del tempo, ma ci credo. Mezzaroma sarà il presidente del futuro!”. Nardiello, sposato con Marilena, ha trasmesso il suo amore per la Salernitana anche alla figlia Camilla di sette anni: ” Pur essendo nata a Napoli, tifa Salernitana”. Nardiello ha ricordato con emozione la partita Salernitana – Venezia del 10 maggio del 1998:” A noi bastava un pareggio per tornare, dopo cinquant’anni, in serie A.. La partita si concluse proprio con il classico risultato ad occhiali. Sugli spalti ben quarantamila spettatori. La festa rimase però circoscritta al rettangolo verde perché solo cinque giorni prima una frana travolse Sarno e altri quattro comuni. Al di là dei cancelli nemmeno i bambini si permisero di sventolare una bandiera. Quei morti meritavano rispetto”. Diciassette anni dopo, il 9 maggio del 2015, si giocò Salernitana – Casertana del campionato Serie Lega Pro Unificata 2014-15 :” Finì 1 -1. Allo stadio c’era un clima disteso. Con la partita vinta contro il Barletta avevamo già raggiunto la promozione in serie B dopo quattro anni difficili e grazie alla nuova società di Lotito e Mezzaroma. C’erano oltre ventimila spettatori. I ragazzi della Curva Sud stupirono tutti con una splendida coreografia che fece il giro del mondo e che coinvolse tutti i tifosi che realizzarono un grande “Smile”, quel faccione giallo sorridente che tutti usiamo su watsup, e un enorme striscione finale sul quale era scritto:”Because I’M Happy”.

Aniello Palumbo