dal Sig. Antonio Montoro riceviamo e pubblichiamo:
Caro Direttore, la riforma del lavoro esposta dal Presidente Renzi presenta una grave dimenticanza che riguarda l’inserimento degli invalidi.
A due anni dalla riforma delle pensioni nessuno ha proposto una soluzione per gli invalidi parziali, quelli con percentuale di invalidità fino al 74%.
Per effetto della Legge Fornero, devono versare circa 44 anni di contributi, oppure accedere alla pensione di vecchiaia con un’età di 68-70 anni, esattamente come per i lavoratori sani.
Purtroppo alla categoria viene attribuita un’aspettativa di vita in crescendo, come per le cosiddette persone normali, aumentandone di pari passo l’età pensionabile. Per questi lavoratori lo Stato prevede il collocamento mirato riconoscendo una difficoltà, salvo poi dimenticarsene omettendo di prevedere per loro un beneficio.
Chiedo alla politica di stabilire per questa categoria un tetto massimo di contributi versati, ad esempio 35 / 40 anni indipendentemente dall’età anagrafica e di stabilire una soglia, ad esempio 60 anni, raggiunta la quale sia possibile accedere alla pensione di vecchiaia indipendentemente dai contributi versati, come accadeva prima della riforma.
Come per gli esodati cercate forme di salvaguardia anche per gli ultracinquantenni invalidi che hanno perso il lavoro in questo periodo di crisi.
I pensieri sopra esposti sono i più urgenti per salvaguardare immediatamente quegli invalidi ultracinquantenni che sono i più logorati fisicamente e, di fatto, con nessuna possibilità di trovare un nuovo lavoro.
A un portatore di handicap che ha lavorato per 35/40 anni non si può chiedere di più.