“Voglio bene a Sant’Anna ‘e Pellezzano, perché me pare ‘a nonna ‘e stu paese, na bella nonna affabile e curtese”. Sono i versi della poesia “S. Anna cafona” dedicati alla mamma della Madonna da E. A. Mario, l’autore della “Leggenda del Piave” e “Tammurriata nera” la cui famiglia aveva origini pellezzanesi:” Il papà faceva il barbiere a Pellezzano. E. A .Mario, il cui vero nome era Giovanni Ermete Gaeta, nato a Napoli, per un periodo si trasferì insieme alla sua famiglia a Pellezzano dopo che, nel terribile bombardamento anglo americano di Napoli del 12 dicembre 1942, aveva perso la sorella Anna. Il trasferimento nel paese dei genitori, dove era ospitato nella casa del Canonico Salvatore Murino in Via S.S. Martiri, oggi Via Egidio Fumo, fu dettato anche dalla necessità di proteggere la figlia Bruna in stato interessante. Ed è a Pellezzano che l’11 marzo del 1943 nascerà il nipotino Lello (Raffaele Catalano)”. A raccontare il profondo legame che E.A Mario aveva con il Comune di Pellezzano sono stati gli autori del pregevole e corposo volume, :” “Pellezzano. Sant’Anna e la Chiesa di San Clemente”, scritto da Nicolino Farese e Antonio Schiano di Cola, il primo, funzionario in pensione dell’Agenzia delle Entrate, il secondo, Luogotenente in congedo della Guardia di Finanza, appassionati di storia locale, che hanno già pubblicato diversi altri libri di grande spessore storico, tra cui “Sanctus Nicolaus e la Chiesa di Coperchia” e gli Albi d’Oro dei Caduti di guerra dei Comuni di Pellezzano, Fisciano, Baronissi, Bracigliano e Ravello. Il testo, edito dalla Gutenberg Edizioni di Baronissi, che non ha beneficiato di alcun contributo, è stato già comprato da tanti fedeli per donarlo ad amici o per spedirlo ai parenti emigrati nelle Americhe nel secolo scorso. Un testo che dovrebbe essere custodito nelle librerie di tutti gli abitanti di Pellezzano”. Il ricavato delle offerte di chi ritirerà il libro presso la parrocchia di San Clemente serviranno a far fronte, oltre che alla copertura dei costi di stampa, alle spese dei lavori di restauro della parrocchia retta dal nuovo parroco Don Luigi Savino”. Nel volume, la cui realizzazione ha richiesto circa quindici anni di studi e ricerche archivistiche, persino presso l’Archivio Segreto Vaticano, gli autori raccontano anche del secolare e burrascoso rapporto della parrocchia di San Clemente con la Curia Vescovile da una parte e l’Abbazia di San Pietro a Corte dall’altra, che se ne contendevano la gestione: ” La Parrocchia era una pertinenza dell’Abbazia di San Pietro a Corte di Salerno, era una “ grancia” che deriva dal francese “granaio”, un’antica azienda agricola, una masseria della Cappella Regia”. Tanti i nomi delle famiglie importanti di Pellezzano ricordate nel testo:” Mangieri, Federico, Gaeta, Notari, Murino, De Bartolomeis; quella del vecchio garibaldino Ottavio Romanelli, che veniva da Laterina in provincia di Arezzo” e quelli dei vari sacerdoti: “ Da Polidoro Galderisi a Don Alessandro Covelluzzi che hanno partecipato al pellegrinaggio che vedeva accorrere da ogni dove i fedeli che, a piedi e di notte, raggiungevano quello che consideravano il Santuario di Sant’Anna, patrona delle partorienti per partecipare alla processione del 26 luglio”. Tante le foto storiche donate anche da alcune persone anziane di Pellezzano, come la signora Immacolata Rago, che raccontano la storia di Pellezzano, anche del ventennio fascista; quelle che documentano come si presentava in origine il Palazzo Municipale:” Rispetto all’edificio inaugurato nel settembre del 1870, negli anni sono state effettuate due sopraelevazioni: la prima ha interessato le ali laterali e la seconda, di un quarto piano, è iniziata nel 2015 e terminata nel 2017”. Fondamentale il ruolo svolto dal don Alessandro Covelluzzi, parroco di Pellezzano per circa 60 anni, fino al 2011, nel promuovere e caldeggiare la stesura della ricerca perché finalmente la Parrocchia, fosse dotata di uno strumento di consapevolezza storica e sociale:” Don Alessandro purtroppo è venuto a mancare prima di poter vedere la realizzazione del testo e apprezzarne il risultato”.
Aniello Palumbo