Con l’85% dei voti dell’assemblea nazionale Guglielmo Epifani, ex segretario della CGIL, è stato eletto Segretario del PD, è questo il dato politico della giornata di sabato. Verrebbe da pensare che c’è ancora un 15% (un centinaio di voti) di “franchi tiratori”, divisi tra schede bianche e nulle, che segnalano ancora elementi di dissenso all’interno del partito.
L’impressione che se ne ricava, in realtà, è che il fuoco covi ancora sotto la cenere, e che sia stato tutto rimandato al Congresso di ottobre, che sarà il momento in cui i nodi verranno al pettine. Innanzitutto quello del Segretario, appare chiaro che quello di Epifani è un ruolo di traghettatore, un nome al quale non si poteva dire di no e che tenterà di rappresentare e di sintetizzare l’unità del partito fino al Congresso.
Quella di ieri è stata dunque una giornata all’insegna dell’unità, facilitata anche dalla manifestazione di Brescia organizzata dal PdL, che ha almeno ieri ricompattato il PD intorno ad un tema “caldo”, anche dallo stesso Letta che ieri è intervenuto all’Assemblea da Presidente del Consiglio. Ma già nelle prossime settimane potrebbero ritornare i contrasti, a cominciare dalla composizione delle due commissioni, una che dovrà preparare i lavori del Congresso, ed un’altra che dovrà presiedere alla revisione dello Statuto.
Sul tavolo ci sono due nodi imporanti che rimangono da essere sciolti, innanzitutto quello della compatibilità tra Segretario del partito e candidato premier e, non meno importante, la modalità con la quale si arriverà a scegliere il candidato premier, insomma primarie o non primarie?
Sullo sfondo il cammino del Governo Letta che, pur se sotto l’Egida di Napolitano, si presenta comunque non privo di ostacoli, da una parte a gran parte della dirigenza del PD nonchè alla base risulta ancora assai indigesto “baciare il rospo” Berlusconi, dall’altra lo stesso Cavaliere è ripetutamente incalzato dai “falchi” e tentato di far saltare tutto, già prima che nascesse il nuovo governo, forti dei sondaggi che danno il PdL in netta risalita.
Sullo sfondo anche le imminenti elezioni Comunali a Roma, per le quali la partita è apertissima, con tre candidati (il Sindaco uscente Alemanno, il candidato del Centrosinistra Ignazio Marino, uscito vincitore dalle Primarie, ed il candidato del Movimento 5 Stelle, Marcello De Vito, scelto attraverso internet) che hanno praticamente le stesse chances di andare al ballottaggio, che quindi lascerà inevitabilmente fuori dalla contesa finale uno dei tre, se fosse Marino i voti del PD a chi andrebbero, ad Alemanno o a De Vito?
Dalla contesa per il ruolo di Segretario sembra, almeno per il momento, uscire fuori Matteo Renzi, il Sindaco di Firenze, il quale ha dichiarato che il PD “non può subire il Governo, altrimenti lo si regala a Berlusconi, che avrebbe gioco facile a prendersi tutto il merito delle cose positive che il Governo farà”.
Ha recitato il “mea culpa” invece Pieluigi Bersani, prendendosi la responsabilità di quanto accaduto negli ultimi mesi, tanto che ha rassegnato le dimissioni. La partita comunque è ben lungi dall’esser chiusa. La quiete prima della tempesta?