O PATRIA MIA…
Leopardi e l’Italia
di e con Corrado Augias
Musiche eseguite dal vivo da Stefano Albarello
Luci e regia
Angelo Generali
venerdì 12 gennaio (ore 21) Teatro Verdi
Per molti anni Giacomo Leopardi è stato solo l’immenso poeta che tutti conosciamo.
Solo in tempi relativamente più recenti si è cominciata ad apprezzare anche la sua attività saggistica che, secondo autorevoli giudizi, toccherebbe il livello di una vera organica filosofia.
Un esempio di questa iniziale sottovalutazione sta nel fatto che il suo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani, scritto da un Leopardi 26enne nel 1824, sia stato pubblicato solo nel 1905.
Lo stesso Zibaldone di pensieri, opera immane composta tra il 1817 ed il 1832, venne pubblicato del resto solo alla fine del 1800 da una commissione di studiosi presieduta da Giosuè Carducci.
I giudizi che il poeta dà sull’Italia e sugli Italiani sono diversi e variano con il passare degli anni. Ma non c’è dubbio che nel periodo giovanile e, soprattutto in alcune opere, si senta forte in lui un vivo amor di patria. Ne sono esempio la due famose composizioni patriottiche All’Italia e Per il monumento di Dante.
Partendo da questi, versi ma inserendo anche considerazioni prese dallo Zibaldone e versi estratti da alcuni dei Canti più belli, Corrado Augias ha montato un testo che ci dà un ritratto sorprendente di Giacomo Leopardi, il suo rapporto con l’Italia, con la vita, con gli amori. Il senso forte di un’immaginazione che fu per molti anni la sua sola vera realtà.
Ad accompagnarlo, le musiche eseguite dal vivo e i commenti del M° Stefano Albarello.
In un itinerario leopardiano non potava mancare la musica, che fu per Giacomo un fondamento della sua immaginazione e creatività letteraria. Proprio per essere fedeli al tempo e allo stile, si è pensato ad un commento sonoro tutto dell’epoca (la prima metà dell’ Ottocento), tratteggiando i vari capitoli che compongono lo spettacolo di immagini sonore tipiche di quegli anni. Dalla canzonetta popolare alla romanza sono rappresentati stili e generi degli autori che, in parte, lo stesso Leopardi ascoltò in prima persona.
Ecco allora aprire l’itinerario musicale un’insolita e poco conosciuta “arietta spagniuola” di Gioacchino Rossini, per poi passare ad uno stornello dei primo dell’Ottocento romano, ad una romanza di grande spessore qual è Una furtiva lagrima di Gaetano Donizetti. Poi si apre allo sconosciuto mondo dei canti risorgimentali, con uno degli inni patriottici che echeggiarono in quegli anni rivoluzionari, per finire sulla “belliniana” Fenesta ca lucive, in chiusura dello spettacolo.
Il repertorio presentato per canto e chitarra romantica – il M° Albarello suona un raro esemplare del 1830 –, ci coinvolge in quello stile salottiero di primo Ottocento, dove proprio questo strumento ebbe grande successo e diffusione.
In vari momenti dello spettacolo, la chitarra solistica accompagna i versi leopardiani ed il racconto di Augias, con brani di grandi autori e virtuosi quali: Napoleon Coste, Jose Vinas e Mauro Giuliani.