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Sono partiti in 46 dalle varie  regioni italiane, di cui 20 da Salerno e Provincia , docenti e dirigenti scolastici con la Cooperativa   EDUCO accreditata presso il MIUR per la formazione, diretta da Raffaele Nasti  per  conoscere la Svezia e il suo modello scolastico, per un confronto con le scuole italiane e  quelle finlandesi , già visitate da  alcuni tra loro.

Un’altra storia, un altra  civiltà, una  scuola  che tutti vorrebbero, quella ideale, con spazi immensi all’aperto e al chiuso, a misura di bambini, ragazzi, adolescenti e docenti. Una  scuola  quasi irreale dove “ autonomia, responsabilità e libertà”  sono le parole chiave di un’idea di scuola  reale , che vive un ecosistema  compatibile con il passato, con la contemporaneità e con un futuro possibile.

Lo sono le  aule, i laboratori, le  costruzioni di piccoli o  immensi palazzi in città  e in periferie urbane, dove il valore dell’antico incrocia le linee e le curve delle  dinamiche contemporanee  e post moderne con armonia, senza fratture.

Dove il nuovo e il recuperabile , rappresentano una  continua manutenzione , curata e godibile  dell’utile.

Sì è proprio così, e tutto ciò si riflette  nelle scelte del welfare di un paese tra i più democratici  d’Europa , che pur  avendo un governo socialdemocratico, mantiene  e rispetta il ruolo istituzionale del suo re, figura di riferimento. Queste scelte  governative si riflettono come nel suo mare, in quelle degli stili educativi e poi scolastici. A tre anni i bambini entrano nella preprimaria ( Foskola),  già con abitudini e comportamenti  che le famiglie, anch’esse  aperte, allargate e diversificate, hanno trasmesso naturalmente ai propri figli.

L’investimento delle  famiglie  e  dello  Stato è fondamentale. Il governo svedese riserva elevati fondi per l’istruzione, permettendo un’istruzione pubblica di grande qualità tutte le scuole sono gratuite, compresi mensa, libri e materiale didattico, e sono gestite in maniera indipendente, attraverso le municipalità dei Comuni.

Anche per  l’Università il sistema svedese  prevede  sussidi e incentivi agli studenti. La gratuità quasi assoluta garantisce la continuità negli studi e l’impegno per un ulteriore investimento professionalizzante.

In ogni aula a Malmo come  a Lund e a Lomma  , nella “Grundskola” (scuola dell’ obbligo, corrispondente alla nostra Primaria e Secondaria di I°) e nella “Gymnasyeskola” (Scuola secondaria di II grado, corrispondente al Liceo in Italia) ,gli sguardi dei bambini e dei giovani studenti  sono  sereni, a volte a anche  perplessi e sfuggenti. Le  età  che corrispondono alle varie fasi di sviluppo sono  le stesse in tutto il mondo, ampiamente  riconosciute dagli studi della psicologia dell’età evolutiva e da ricerche  che ne confermano   problematiche di passaggio da uno stadio all’altro. Ma resta  il fatto  che l’ambiente di apprendimento, tanto auspicato anche nei nostri vecchi programmi Falcucci del 1985, sia   fondamentale, per migliorarne  la qualità . L’etica della bellezza, direbbe don Luigi Ciotti, potrebbe  contribuire molto al benessere a  scuola.

Ed infatti  visitando la Kulturskolan di Malmo, è possibile  notare l’ applicazione di innovative metodologie didattiche per contrastare l’emarginazione sociale e scolastica, come “El Sistema” venezuelano,  che coinvolge anche bambini provenienti da situazioni sociali svantaggiate o di etnie diverse.

Nella “Kulturskolan” esiste anche un dopo-scuola pubblico e gratuito di Performing Arts per ragazzi di età diverse  che  consente un’integrazione reale e quasi naturale,  finalizzata alla  condivisione di passioni artistiche  oltre la possibilità di recuperare  momenti di studio anche individuali.

In  Italia il progetto di “Scuole senza zaino” presentato dalla dirigente salernitana Anna Rita Carrafiello durante questo viaggio- Workshop a Malmo, sta tentando con  più di 50 sperimentazioni di  dimostrare  che nel nostro paese non occorre importare o imitare metodi e sistemi d’insegnamento-apprendimento, in quanto il nostro patrimonio  pedagogico è ricco di studi e di ricerche che ne dimostrano la validità formativa,  oltre  che istruttiva. Si tratta di scuole  che utilizzano metodologie  simili  improntate sul senso di autonomia e responsabilità. Lo” zaino”in quanto metafora di un peso inutile, che spesso rappresentano i compiti, i voti, che la Svezia ha  abolito da diversi anni,  ha rappresentato per   docenti e dirigenti appassionati ,che approfittando dei cinque   giorni di  chiusura delle scuole italiane, tra il 23 e il 27 aprile , hanno deciso di  viaggiare insieme,  per poter  confrontarsi con i colleghi svedesi, per poter  affermare  ancora una volta che in Italia si può migliorare la qualità della scuola. Come? Con un investimento non solo economico  ma culturale e sociale, condivisibile e contagioso,  rispettoso di ruoli e di  ambienti, dove la parola d’ordine sia “ We can”, ma insieme. Lo spirito di squadra  che superi individualismi ed autoreferenzialità è vincente in Svezia , come in Finlandia, in Islanda , così come in Italia, e questo dipende soltanto da noi. Cantare insieme , suonare insieme, recitare, creare insieme,  è per il sistema scolastico e  culturale  svedese obbligatorio non opzionale aggiuntivo, extracurricolare, ma un metodo  vivo  che anima  un  sistema per una società migliore, per cittadini consapevoli  delle proprie possibilità e competenze al servizio di una comunità. Non è complicato  tutto ciò, è soltanto una scelta etica  . Nella conferenza di presentazione delle “Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo di scuola “ in Italia, il 3  aprile del 2003 ,  Edgar Morin affermò  che “non una rivoluzione, ma un esercito di 100 maestri avrebbe  cambiato il mondo” . Qualcuno ci sta provando!

Gilda Ricci