“Papà non mi ha spinto a fare questo mestiere ma mi ha insegnato a rispettarlo”: dice Violante Placido ai ragazzi del Premio Fabula.

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Decisi, diretti e perfettamente centrati sul tema: così i giovani creativi di Fabula si sono presentati all’appuntamento del Premio sul tema “Le idee dei giovani per il PNRR”, l’incontro di ieri pomeriggio, presso l’Aula Consiliare Sandro Pertini di Bellizzi che ha preceduto l’happening con l’attrice Violante Placido e il regista Rolando Stefanelli.

Si sono interfacciati con i Sindaci Alessandro Chiola, Franco Alfieri e Mimmo Volpe, ma i veri protagonisti del dibattito sono stati proprio i ragazzi che, per un’ora, hanno finto di essere ministri, dimostrando grande attenzione per l’argomento e soprattutto grande conoscenza e interesse. Tutti sanno esattamente cos’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e se potessero decidere loro come e dove investire, da dove ripartire, le nuove generazioni farebbero così…

«Se fossi Ministra userei i fondi PNRR per favorire il sostegno delle persone con disabilità rafforzando i servizi sociali. Investirei questi fondi anche per migliorare l’istruzione italiana partendo dalla realizzazione di infrastrutture sostenibili e innovative», esordisce Anna Ricciardi.

«Se fossi Ministro utilizzerei i fondi Pnrr per una maggiore disposizione di Case dell’acqua e la realizzazione di più zone verdi al fine di dare un maggior contributo all’ecologia planetare», le fa eco Mashia Iannone.

«Frequentando una scuola di ordine sanitaria, se io fossi il Ministro della Sanità cercherei di migliorare e modernizzare le strutture tecnologiche e digitali mettendo in condizioni i nostri bravissimi medici di lavorare in maniera soddisfacente. Cercherei di realizzare nuovi ospedali specializzati in qualsiasi campo con sale operatorie, rianimazione e pronti soccorsi con personale specializzato e macchinari sempre più sofisticati, ma anche qualcosa per evitare che le liste di attesa arrivino addirittura a sei mesi per una persona che sia malata gravemente. Nel campo amministrativo si dovrebbe mettere in primo piano molto di più la meritocrazia rifacendo tutti i concorsi in maniera selettiva e trasparente», la proposta di Erminia Merola.

«Se fossi io a decidere? Me lo sono chiesta molte volte», prosegue Desiree Terenziano. «Ho vent’anni e avere vent’anni oggi non è facile. Il PNRR, in primis, dovrà servire per aiutare tutti ma in particolare noi giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Valorizzerei maggiormente i luoghi e le città turistiche, migliorerei il rapporto con la tecnologia che non è dei migliori, partendo dalle scuole».

I ragazzi punterebbero su loro stessi. «Noi siamo il futuro del Paese. Bisogna rinnovare le scuole di ogni ordine e grado, occorre una maggiore formazione pratica dei docenti, più Master e esperienze dirette nel mondo del lavoro. Dalla nostra formazione e competenza, associata alla nostra fantasia e voglia di fare, possiamo far ripartire l’Italia», aggiunge Francesca Landolfi.

«Una parte dei fondi stanziati senza dubbio andrebbe conferita ai meno abbienti o indigenti e magari cercare di andare in contro anche al primo obiettivo dell’agenda 2030 (Sconfiggere la povertà che inoltre, dopo il COVID è addirittura aumentata). Inoltre sicuramente alle attività più colpite e in difficoltà: non solo per ‘tipologia o campo’, ma spesso per reddito (come suppongo già accada) e soprattutto guardare con attenzione alle piccole realtà», afferma Gerardo Campione.

Infine il pensiero di Caterina Maria Rachele Montella. «PNRR ha come base dei suoi obiettivi: digitalizzazione, innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, ma voler potenziare la digitalizzazione in un paese in crisi sociale è un errore madornale. Se prima non si si migliora nell’istruzione, nella parità di genere e soprattutto nella sanità, come si può pensare di investire nella digitalizzazione, transizione ecologica e nelle infrastrutture? A parer mio non sarebbe altro che un investimento nullo che arricchirebbe determinate categorie a discapito del popolo. Se dunque fossi io a poter gestire questi fondi, il primis investirei nel progresso sociale e poi quello economico».

Alle 18, i fabulosi, insieme con gli studenti dell’IIS “Enzo Ferrari” di Battipaglia, hanno incontrato Violante Placido. Con l’attrice anche Rolando Stefanelli, zio di Violante. Regista e sceneggiatore, ha vinto numerosi premi fra cui un David di Donatello nel 1998 per “La Matta dei Fiori”. Ai ragazzi del Fabula ha raccontato e mostrato il suo ultimo lavoro, il corto La Cavia (tra gli interpreti la stessa Placido). Il regista Stefanelli entusiasta dell’accoglienza e della capacità di scrittura dei fabulosi.

«È bellissima questa idea della scrittura e voi siete davvero bravi, continuate così, non fermate la vostra creatività. Siate determinati. Anche mio figlio a scuola è stato invitato a scrivere una favola e vederlo all’opera è stato molto emozionante. Siete giovani ma già molto decisi nelle parole e nel messaggio che volete trasmettere», ha detto l’attrice ai ragazzi dopo aver ascoltato le favole vincitrici dell’ultima edizione.

A proposito di Fabula, la favola nella quale l’attrice si rispecchia di più è il Canto di Natale che ha dovuto recentemente leggere per una produzione di Audiolibri. Il suo film d’esordio? «Jack Frusciante. Papà mi ha insegnato ad amare e rispettare il lavoro che facciamo, qualunque esso sia. Non mi ha mai spinto però a scegliere la sua stessa strada, ma da quel film ho capito che quella dell’attrice era la mia strada, ma che dovevo rendere onore e rispetto al cognome che porto e quindi mi sono messa a studiare. Bisogna farlo sempre, in qualsiasi campo». La sua anima è duplice e ogni tanto la sua vena artistica si sdoppia e da Violante diventa Viola, la cantante. «Se mi ritrovassi su isola deserta porterei con me una chitarra, l’attore senza pubblico non ha ragione di esistere. Il linguaggio della musica è universale».