“Napoli è cuore, è sentimento, magia, mistero. E’ vitalità, condivisione di emozioni. E’ la città dove tutto è possibile, dove non si è mai soli, neanche di notte, dove non morirai mai di fame, di sete, dove mille mani sono pronte ad allungarsi verso le tue per stringerle con calore. Per i napoletani Napoli è il Paradiso, nonostante le numerose problematiche ed un presente più difficile di ieri”. E’ un inno all’amore per la sua città natale il secondo libro della scrittrice napoletana, Dora Cartella, intitolato “Okkappissima” che possiamo considerare il sequel di : “Certissimamentevolmente …Si” nel quale la professoressa di latino e greco racconta della struggente storia d’amore nata per un uomo, un architetto incontrato su di un treno partito da Roma, dove lei vive da oltre trent’anni, diretto a Sapri, dove trascorre abitualmente le sue vacanze estive: “I protagonisti sono gli stessi, i sentimenti sono gli stessi, ma mentre nel primo libro i due protagonisti vivono il loro amore in un sogno, in una bolla di sapone che li aveva trasportati, teneri amanti, attraverso il cielo di Napoli, in questo si incontrano realmente. In due giorni attraversano le vie, i “vichi “, le Piazze di Napoli: da Piazza Dante a Piazza del Gesù; vivono il loro profondo sentimento, la loro passione travolgente in una città in cui è impossibile sottrarsi all’Amore ed in cui tutto diventa musica: scoprono antiche legende e incontrano i personaggi caratteristici di Napoli, come i posteggiatori con cui si fermano a cantare alcune canzoni classiche napoletane i cui testi ho inserito nel libro; i pizzaioli delle antiche pizzerie di Napoli che interrogano per farsi raccontare le loro storie che sono un po’ la storia di tutti i napoletani, quella delle maschere eterne di Napoli”. Nel libro Dora Cartella sottolinea tutte le contraddizioni di una città moderna come Napoli dove il cuore però è rimasto intatto:” Al di la delle apparenze e di tutto ciò che i media trasmettono su Napoli, Napoli è intatta nei sentimenti, nel cuore, che non è mai invecchiato”. Tanti gli incontri con personaggi reali, “tipi” che si possono incontrare per le strade di Napoli: ” Sono i personaggi che rappresentano la mia Napoli: un ceceno dai lunghi capelli biondi che di fronte la Chiesa di Santa Chiara, con entusiasmo, anima una marionetta che canta le canzoni napoletane: Napoli, che è la città dell’accoglienza, come una tenera mamma l’ha stretto tra le sue braccia, gli ha fatto toccare con mano, l’Amore, l’Umanità, la Tenerezza, il Calore, ritrovare la voglia di sorridere ancora”; un posteggiatore neomelodico che all’angolo di Via Tribunali canta dall’alto del suo balcone, adornato con trecce d’aglio e gialli limoni, una posteggia aerea, per chi, costretto agli arresti domiciliari, cerca di guadagnare qualcosa calando giù dal balcone ‘o panariello che tintinna maliziosamente sotto il tocco caldo delle monete che, numerose, vengono depositate dai passanti”; un altro incontrato su Via Roma con cui ho cantato: quando gli ho dato 10 euro per ringraziarlo non li ha accettati se non dopo avermi donato due suoi Cd che custodisco gelosamente sulla mia scrivania”. Nel suo secondo libro Dora Cartella racconta anche della sua visita a Calata Fontanelle 19, nel Rione Mater Dei, dov’ è nata e dove ha vissuto per tanti anni insieme alle sorelle, alla mamma, al papà e alla nonna, Donna Isabella:” In quella casa c’è la mia anima” . Poco distante da lì, in un piccolo negozietto di un artigiano che dipinge Napoli e i suoi personaggi più caratteristici come Pulcinella, sulle tamburelle:” Con garbo e dolcezza mi ha regalato un corno tutto rosso con la testa di Pulcinella dicendomi “A Maronn v’accumpagn”, una frase che per me rappresenta una sorta di mantra che ha accompagnato tutta la mia infanzia: la diceva anche Donna Isabella, che diceva anche che “A’ vita è ‘n’affacciat’ ‘e fenesta”. Nel libro Dora Cartella racconta alcuni momenti delle sua vita :” Ricordo che da bambina avevo per compagno di banco un negretto, molto vivace, probabilmente figlio del dopoguerra, figlio della miseria: per “gioco” infilzò nella mia mano destra uno di quei pennini a cavallotto che intingevamo nei calamai contenuti nei buchi – contenitori dei vecchi banchi in legno. Provai un intenso dolore. Chissà dove sarà oggi quel bambino”; racconta del suo amore viscerale per Napoli: ” In questa città l’amore è inteso come passione carnale. A Napoli gli innamorati si dicono “Te voglio bbene”, che è molto più viscerale e carnale di un semplice “Ti amo”. Anche le donne a Napoli sono bellissime: ” Sono carnali, trasmettono passionalità, incantano con le loro forme sinuose: si muovono senza nascondere la propria femminilità e regalano agli sguardi dolcezza e solarità; i ragazzini, invece, gli” scugnizzi”, a Napoli sono già uomini a 15 anni perché hanno imparato la vita in mezzo alla strada: sono cresciuti troppo in fretta”. Napoli per Dora Cartella è rimasta la stessa:” Napoli non è solo canzoni, è cuore, è amore: l’amore che vivono i due protagonisti del libro che è un sogno. Sognare non è fuggire dalla realtà, ma giocare con la vita”.
Aniello Palumbo