“Imparate ad accettarvi, ad accogliervi per quello che siete, perché la perfezione non esiste. Esiste la capacità di andare nel profondo. Ogni giorno potete fare un passo avanti, senza cambiare gli altri, ma voi stessi. Non si nasce umani, umani si diventa. La vera santità è umanizzazione. La Fede Cristiana è una fede che ci riporta a una normalità di umanità che oggi manca e che la pandemia ha messo fortemente in crisi. I vecchi rabbini dicevano bisogna attraversare la notte per vedere la luce del giorno”. A lanciare un messaggio di speranza in questo particolare momento che stiamo vivendo è stato Padre Ernesto Della Corte, noto biblista ebolitano, professore Ordinario di Sacra Scrittura ed Esegesi Biblica all’Istituto di Scienze Religiose di Salerno, che dipende dalla Pontificia Facoltà di Teologia di Napoli, invitato al “Rotary Club Salerno Est”, presieduto dal Professor Rodolfo Vitolo, ad un incontro organizzato all’Hotel Mediterranea di Salerno per parlare dei nuovi linguaggi per comunicare la fede alle nuove generazioni al quale hanno partecipato: la sociologa Stefania Sorgente, il dottore in Scienze Religiose Massimo Gradisca, il dottor Nino Del Pozzo, il dottor Massimo Rossano, il Governatore Nominato Antonio Brando, il Past Governor Marcello Fasano e i presidenti dei Club Rotaract salernitani: Valentina Palumbo, Maria Paola Adinolfi, Norè Laus, Giuseppe Dente, e la International Relations Director Rotaract Maria Vittoria Gargiulo.
Padre Ernesto, lei ha studiato Fisica, da giovane è stato ateo e attivista politico. Quando ha incontrato la fede?
“Durante una grave malattia. Ebbi un tumore maligno in metastasi e attraverso quel tumore il Signore ha voluto che maturassi un’interiorità che mi ha avvicinato alla Fede: quella che nasce dall’ascolto di una parola; quella vista come relazione, non come devozionismo”.
Da biblista, teologo, formatore e predicatore quali consigli si sente di dare ai giovani che oggi sono molto fragili?
“Devono guardarsi dentro: mettere insieme mente e cuore e trovare il meglio di sé, mettendo tanta passione in ciò che fanno. Questa generazione è molto diversa dalla nostra: è più pratica, più coerente. I giovani di oggi sono in gamba: si impegnano, studiano. Forse abbiamo lasciato loro un’eredità negativa e quindi hanno paura del futuro. Dobbiamo incoraggiarli, con gli esempi più che con le parole, bisogna essere persone credibili, coerenti: gli dobbiamo dare entusiasmo; insegnare loro ad avere relazioni sane, con persone positive, che possano essere per loro punti di riferimento; gli dobbiamo dare più cultura; comunicargli la speranza di aprirsi alla vita, impegnandosi, perché la vita va attraversata, va vissuta, nel bene come nel male, perché è una grande avventura che vale sempre la pena vivere. Prima o poi ognuno troverà la propria strada”.
Cosa possiamo insegnare ai nostri ragazzi?
“Forse alcuni valori tipo il silenzio: viviamo in un mondo di rumori, di chiasso; è importante il dialogo, l’ascolto, la meditazione”.
In un modo di rapporti virtuali quanto sono importanti le relazioni umane?
“I social e le relazioni virtuali oggi sembrano prevalere: credo che la relazione umana sia insostituibile. I computer, l’intelligenza artificiale sono importanti, ma solo il rapporto umano ti aiuta a crescere, a maturare”.
Come si raggiunge la maturità?
” La maturità non è un punto di arrivo, ma è il saper mantenere i propri difetti conoscendoli e cercare di migliorarsi, giorno per giorno”.
C’è sempre più bisogno oggi di persone che diano l’esempio. C’è bisogno di maestri, di profeti….
“C’è sempre un profeta all’inizio; c’è sempre bisogno di qualcuno che riaccenda la scintilla: penso che la profezia sia una delle cose più belle che dovremmo dare ai nostri ragazzi: il profeta non è chi anticipa il futuro, ma chi veramente s’impegna per il valore per cui combatte”.
Lei si sente un profeta?
“Io non mi sento un profeta: lo sono”.
Aniello Palumbo