Non è una Regione (più di una) per giovani, a cura di Sudlavoro.it.

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a cura di SudLavoro.it

L’ultimo Editoriale dell’anno (un 2017 chiuso tra luci ed ombre) di SudLavoro.it parte dal passato e guarda al futuro.

L’occasione è l’ultimo rapporto Istat “I giovani nel mercato del lavoro”: approfondimento tematico sui percorsi formativi e sui processi di inserimento lavorativo dei giovani tra i 15 e i 34 anni.

Ripartire dai ragazzi di oggi – dagli adulti di domani – è un obbligo morale e una condizione necessaria. Però nel Mezzogiorno la situazione è ancora drammatica: solo il 30,1% dei giovani meridionali ha svolto attività lavorative durante l’ultimo corso degli studi; contro il 56,4% nel Nord e il 45,3% nel Centro.
I giovani residenti nelle regioni meridionali presentano un numero di ingressi nel mercato del lavoro decisamente inferiore al resto del Paese, segnalando le condizioni di maggiore disagio nell’inserimento occupazionale. È occupato il 42,7% dei giovani usciti dal sistema di istruzione del Mezzogiorno, a fronte del 65,5% del Centro e soprattutto del 73,2% del Nord.
Non va meglio se si guarda alla possibilità di esperienze di lavoro all’interno dei programmi di studio: meno di 2 ragazzi su 10 al Sud dichiarano di aver svolto un esperienza di lavoro (stage, tirocinio o apprendistato) all’interno del percorso di studio.

Manca una visione d’insieme, una prospettiva che generi fiducia e che sappia contrastare lo sconforto che porta i nostri giovani a pensare che emigrare sia l’unica soluzione. Una consapevolezza sbagliata con cui i giovani meridionali sviluppano sin dall’infanzia, lo dimostra il fatto che – prosegue il rapporto Istat – “nel Mezzogiorno una quota significativa di giovani si presenta nel mercato del lavoro con al più la licenza media, a conferma della forte incidenza degli abbandoni scolastici precoci e del grande divario nella dispersione scolastica tra quest’area e il Centro-nord. Infatti, la quota di giovani usciti dal sistema di istruzione con almeno il diploma della secondaria superiore è solo del 64,3% a fronte del 75,2% e del 74,0%, rispettivamente del Centro e del Nord”.

L’analisi è lucida ma non mostra nulla di nuovo o inedito, si potrebbe dire. Se questa è la situazione di fatto sono necessari strumenti e soluzioni, si potrebbe obiettare. Qual è allora il ruolo delle Istituzioni per cambiare e migliorare? Il rapporto Istat mostra delle responsabilità evidenti, analizzando se, negli ultimi 12 mesi, il giovane abbia ricevuto gratuitamente da parte delle istituzioni ‘pubbliche’ o ‘private’, qualora autorizzate/accreditate dalle istituzioni pubbliche, un qualche tipo di supporto o aiuto nella ricerca di un lavoro. Ecco cosa emerge:
“La differenza territoriale è molto marcata con un forte svantaggio, in termini di entità di supporto pubblico ricevuto, per i giovani del Mezzogiorno; differenza che permane anche all’interno delle diverse condizioni occupazionali. Scarso, rispetto ai diplomati e laureati, è poi il supporto che viene fornito ai giovani con basso livello di istruzione. Per i gruppi più svantaggiati in termini di entità di aiuto, (i giovani adulti, i residenti nel Mezzogiorno, i giovani con basso livello di istruzione), piuttosto elevata è anche la percentuale di coloro che hanno trovato tale tipo di aiuto del tutto inefficace al fine di agevolare il loro inserimento lavorativo”.

Ripartire dai giovani è fondamentale, quest’anno non ce ne siamo ricordati. Vedremo di farlo l’anno prossimo, stavolta davvero.