“Navi e porti della Badia di Cava” presentato alla Provincia di Salerno il libro di Alfonso Mignone che racconta dei porti monastici della fascia costiera salernitana da Cetara a Casalvelino.

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“La Badia di Cava De’ Tirreni gestiva ben 13 approdi o porti: Vietri, Cetara, quello sommerso sotto i giardini del Fuenti, Castellabate, Pioppi, Acciaroli, Ogliastro Marino, Casalvelino, dove arrivarono le spoglie di San Matteo prima di trasferirle  a Salerno, e i  porti fluviali del fiume Sele e del Tusciano”. A ricordarlo è stato il dottor Nunziante De Maio, Presidente dell’Associazione Stampa della Provincia di Salerno, durante la presentazione, nell’affollata  “Sala Bottiglieri” della Provincia di Salerno,  del libro dell’avvocato Alfonso  Mignone “Navi e porti della Badia di Cava”, edito da Passerini Editore. Partendo dal libro di Mignone il dottor De Maio ha presentato un progetto che si svilupperà sul territorio salernitano “Andremo nei comuni dove erano ubicati  gli approdi dei padri benedettini: creeremo un itinerario turistico  che ripercorrerà il  cammino dei monaci che, partendo dall’Abbazia di Cava De’ Tirreni,  seguirono  il litorale salernitano” . L’avvocato marittimista Alfonso Mignone,  che nel suo libro ha dettagliatamente descritto tutti i  porti monastici della fascia costiera salernitana da Cetara a Casalvelino, si è soffermato a parlare del rapporto esistente tra il monachesimo e l’economia del mare:” Possiamo definire la Badia di Cava  una realtà marinara religiosa del Mediterraneo:  Cava e Amalfi erano i due vanti della marineria provinciale . I monaci benedettini dell’Abbazia di Cava diedero  vita ad un commercio “per  necessitates fratum”, per sostentamento,   che ha aperto al mondo l’Abbazia; davano la possibilità ai pescatori di Cetara di commerciare i prodotti della loro pesca;  ai ceramisti di Vietri di esportare  le proprie ceramiche nel mondo. I  monaci scambiavano i prodotti della nostra terra con quelli delle altre “. L’avvocato Mignone ha parlato anche dell’importanza dei registri degli  abati Balsamo e Tommaso, che  descrivevano quelli che erano i regolamenti e le tariffe applicate negli approdi di Vietri, che era il porto principale dell’Abbazia,  e Cetara.

Dopo i saluti del dottor Pasquale Sorrentino, Consigliere Provinciale di Salerno con Delega al Turismo e alla Promozione Turistica, sono intervenuti: la  professoressa Clotilde Baccari Cioffi, Presidente del “Parco Storico Sichelgaita”, e il  professor Giulio Rocco Castello, Presidente della “50&Più”, che hanno sinergicamente organizzato l’evento insieme al dottor Nunziante De Maio. La professoressa Clara Mattia Cuoco ha recitato un passo tratto dalla “Gerusalemme Conquistata” di Torquato Tasso.   Don Roberto Piemonte, Vicario Episcopale per la Pastorale, Rettore della Chiesa di San Giorgio, ha ricordato la regola benedettina “ Ora et Labora” e parlato della dimensione  teologica e spirituale dell’attività monastica:” Il monachesimo occidentale ha attuato una sintesi tra attività manuale e contemplazione: il  lavoro è fondamentale, è terapeutico. Bisogna recuperare la nostra umanità, attraverso uno stile di vita dove c’è equilibrio tra attività e contemplazione, tra preghiera, azione e relazione con gli altri,   stabilendo i ritmi della propria esistenza”.  Le conclusioni sono state affidate al professor Massimo Panebianco, Professore Emerito di Diritto Internazionale Privato dell’Università di Salerno che ha proposto di valorizzare il porto  di archeologia marina di Fuenti e sottolineato  l’importanza e il ruolo che ha avuto   la Badia di Cava nel corso dei secoli:” il nome esatto è  Badia della Santissima Trinità, venne consacrata nel 1092 da Papa Urbano II. Cava è divenuta una città portuale grazie ai benedettini”.  (Foto di Massimo Zega).

Aniello Palumbo