Non è Natale senza una visita a San Gregorio Armeno, dove ancora oggi i maestri presepiali realizzano stupende opere d’arte per realizzare un Presepe di Eccellenza, con un sapore antico ma con sempre delle novità. Ogni anno infatti i maestri dedicano al personaggio dell’Anno trascorso una statuina. Il 2013 è stata dedicata a PAPA FRANCESCO, NELSON MANDELAsenza però dimenticare i personaggi storici quale Berlusconi, Balotelli, Maradona ormai cult,sempre in scene ed atteggiamenti nuovi.
Ma quando nasce questa pratica artigianale?
La realizzazione delle statue di terracotta si tramanda da epoche remote c’è chi la fa risalire al culto di Cecere, nella zona infatti vi era ( ed è presente ancora oggi, sulle fondamenta dell’antico tempio è stato infatti costruita la storica chiesa di San Gregorio Armeno fondata attorno al 930 ) il tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. Ma il vero presepe napoletano nasce nel 700, anche se fonti bibliografiche fanno risalire il primo presepio a Napoli nella Chiesa di S. Maria del presepe nel 1025. Ad Amalfi,inoltre, secondo varie fonti, già nel 1324 esisteva una “cappella del presepe di casa d’Alagni”
Ma è nel seicento che con l’allargamento delle scene in puro gusto barocco, che si diffusero le rappresentazioni delle taverne con esposte le carni fresche e i cesti di frutta e verdura e le scene divennero sfarzose e particolareggiate (Michele Perrone fu tra gli artisti principali in questo campo), mentre i personaggi si fecero più piccoli: manichini in legno o in cartapesta saranno preferiti anche nel Settecento.
Il secolo d’oro del presepe napoletano è il Settecento, quando regnò Carlo III di Borbone. Per merito della fioritura artistica e culturale in quel periodo anche i pastori cambiarono il loro sembiante. I committenti non erano più solo gli ordini religiosi, ma anche i ricchi e i nobili.
I visitatori da fine novembre al 6 gennaio prendono d’assedio il centro storico della città partenopea, per acquistare le diverse scene ed i diversi pastori simbolo (Benino o Benito nella tradizione napoletana, è colui che sogna il presepe e quindi guai a svegliarlo di colpo perchè il presepe sparirebbe; Il vinaio e Cicci Bacco: dio del vino, che si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano;I due compari: i due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, sono la personificazione del Carnevale e della Morte.Il monaco: viene letto in chiave dissacrante, come simbolo di un’unione tra sacro e profano che si realizza nel presepe napoletano.La zingara: è una giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti. La zingara è un personaggio tradizionalmente in grado di predire il futuro. Questo personaggio è perciò segno di sventura e dolore.Stefania: È una giovane vergine che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo. Bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra, l’avvolse nelle fasce, si finse madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al cospetto di Gesù il giorno successivo. Alla presenza di Maria, si compì un miracoloso prodigio: la pietra starnutì e divenne bambino, Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre.La meretrice: Simbolo erotico per eccellenza, contrapposto alla purezza della Vergine, si colloca nelle vicinanze dell’osteria, in contrapposizione alla Natività che è alle spalle.
I re magi: Rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. I venditori: uno per ogni mese dell’anno: Gennaio macellaio o salumiere; Febbraio venditore di ricotta e formaggio; Marzo pollivendolo e venditore di uccelli; Aprile venditore di uova; Maggio rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta; Giugno panettiere o farinaro; Luglio venditore di pomodori; Agosto venditore di cocomeri; Settembre venditore di fichi o seminatore; Ottobre vinaio o cacciatore; Novembre venditore di castagne; Dicembre pescivendolo o pescatore.
Ma la visita alla città è anche per ammirare Via San Gregorio Armeno che è una strada del centro storico di Napoli, celebre non solo perché inserito nel progetto Unesco Napoli centro storico.
Da un punto di vista architettonico risulta essere uno degli stenopoi tipici dell’architettura urbanistica greca la quale caratterizza tutto il centro antico di Napoli. Lo stenopos (cardine nell’urbanistica romana), fungeva da collegamento tra le due plateiai (decumani) che attraversano il centro di Napoli, dove la plateia maggiore (oggi via dei Tribunali) e la plateia inferiore (odierna Spaccanapoli). I due decumani attraversavano perpendicolarmente via san Gregorio Armeno all’altezza della Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove sorgeva l’agorà.
Inoltre è bello vivere l’atmosfera napoletana della cosidetta arta di arrangiarsi dove è possibile acquistare “buatte di ferro” con dentro stipata l’area di Napoli.
Ma a questo purtroppo negli anni si è affiancata sempre più l’accozzaglia di prodotti made in cina che sviliscono quella che è una arte millnaria.
foto1 e 3 M. De Castro