Da una nota intorno ai Musei religiosi, ecclesiastici e Diocesani del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca rileviamo che “..i musei ecclesiastici, ed in particolar modo quelli diocesani, rappresentano una recente e particolare categoria museale diffusa soprattutto in Italia. Nati nel XX secolo (il primo fu quello di Bressanone aperto nel 1901), si sono capillarmente diffusi su tutto il territorio nazionale in brevissimo tempo.
Nella più recente legislazione riguardante il patrimonio culturale (v, ad es. il cd. Codice Urbani D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42) non vi è una definizione normativa di un tale tipo di bene culturale per cui una definizione in tal senso si può ricavare solo in via deduttiva : in generale un museo diocesano delinea la storia di una particolare circoscrizione amministrativo/territoriale della Chiesa (la Diocesi, appunto) attraverso una raccolta di opere di arte sacra.
In Italia esistono oggi numerosi musei diocesani: secondo recenti stime il 75% del patrimonio artistico nazionale appartiene alla Chiesa, con i musei ecclesiastici e diocesani e, in genere, gli Enti volti alla conservazione delle raccolte di opere d’arte che fanno capo a basiliche, conventi ed istituzioni. E’ possible una sommaria classificazione nel modo seguente: i musei religiosi in genere, sono quelli il cui patrimonio è costituito da opere e testimonianze che riguardano la religione, qualunque religione, e possono essere sia privati che pubblici; i musei ecclesiastici sono di proprietà della Chiesa intesa nel suo insieme come parrocchie, diocesi, comunità religiose, ordini, congregazioni…; musei diocesani raccolgono opere di proprietà ecclesiastica provenienti dalla diocesi, gestiti dal Vescovo attraverso i suoi tecnici. In Italia esistono circa 800 musei diocesani di diverso tipo: d’arte sacra, archeologici, naturalistici, missionari, etnografici.
Negli ultimi anni questi musei hanno assunto nuova importanza migliorando sedi ed allestimenti. Tuttavia permangono alcuni rilevanti problemi, di non facile soluzione che vanno dall’onerosa gestione, alla necessità di dare ad essi un significato nuovo che renda importante la loro presenza nella comunità. Cosa che la Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, in un suo documento: “La funzione pastorale dei musei ecclesiastici” ha così espresso: «Il museo ecclesiastico può diventare il punto di riferimento principale attorno a cui si animi il progetto di rivisitazione del passato e di scoperta del presente negli aspetti migliori e talvolta sconosciuti». Nel secondo caso il museo diocesano assume una funzione di raccordo tra il visitatore e il territorio, in pratica un centro di servizi (culturali) polivalente, oltre il semplice ruolo di custode dei beni ecclesiastici. Il Museo Diocesano traccia, dunque, il percorso storico di una Chiesa Particolare Locale attraverso una raccolta di opere di arte sacra. In Campania esistono numerosi musei di questo tipo. Per l’esattezza sono tredici e fra questi si distingue anche quello della Diocesi di Vallo della Lucania. I restanti Musei sono nati ovviamente in varie località del territorio regionale: Amalfi, Ariano Irpino, Benevento, Capua, Castellammare, Napoli, Nocera Inferiore, Pozzuoli, Salerno, Sant’Agata de’ Goti, Teggiano.
Ci risulta che il seme del Museo della Chiesa di Vallo della Lucania è stato gettato dal compianto presule Mons. Biagio D’Agostino. Poniamo la domanda all’attuale incaricato diocesano per l’edilizia di culto, l’Architetto Raffaele Rammauro
“Mons. Biagio D’Agostino, vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania dal 1956 al 1974, durante le Visite Pastorali mostrò sempre un grande e particolare interesse per le opere d’arte spesso trascurate, infatti ne aveva raccolto un grosso numero e le aveva depositate al terzo piano dell’Episcopio”.
A seguito della paziente raccolta di opere d’arte trascurate di Mons. D’Agostino si avvertì il bisogno di creare il Museo. Ci risulta, architetto Rammauro, che Mons. Giuseppe Casale, Vescovo della Diocesi dal 1974 al 1989 ha fortemente inciso nella determinazione della realtà museale…
“Si, è vero, si avvertì l’esigenza di creare un Museo nella Diocesi di Vallo della Lucania. Mons. Giuseppe Casale ne determinò l’istituzione. Successivamente anche la Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici delle province di Salerno ed Avellino ha sostenuto vivamente il progetto di un Museo a Vallo della Lucania, ritenendo questa cittadina un centro di aggregazione culturale per tutto il Cilento. Dopo il terremoto del 1980, inoltre, era necessario raccogliere e custodire tutte le opere rimaste abbandonate in edifici danneggiati e dichiarati inagibili. In tal modo crebbe presto il numero di opere artistiche conservate nel palazzo vescovile anche se il recupero di esse non sempre fu facile, dato che gli abitanti dei piccoli centri si sentivano depauperati di oggetti da sempre consegnati al culto religioso locale. In tal modo le opere che si trovavano depositate al terzo piano dell’Episcopio furono trasferite al secondo piano dello stesso stabile che era divenuto nel frattempo Museo Diocesano con annesso Auditorium. L’8 dicembre del 1978, infatti, Mons. Giuseppe Casale decretò l’erezione del Museo e Pinacoteca Diocesani”.
Mons. Giuseppe Casale in quella circostanza tanto ebbe a dichiarare: “….Compresi del dovere di salvaguardare e incrementare il nostro patrimonio; desiderosi di portare a termine in modo più organico la lodevole iniziativa del nostro venerato predecessore Mons. Biagio D’Agostino; convinti che le parrocchie sovente non sono in grado di garantire la conservazione di molteplici opere d’arte in esse esistenti per motivi logistici, data la fatiscenza di molti luoghi di culto, e per motivi di sicurezza, consapevoli dell’urgenza di raccogliere, restaurare, inventariare, ordinare, studiare tutto il patrimonio artistico e culturale, presente nell’esteso territorio diocesano…” .
Ovviamente, non bastò nel costituire il Museo la preziosa opera congiunta della Diocesi e della Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici di Salerno ed Avellino. Intervennero fattivamente nella determinazione dell’esaltante impresa alcuni Enti Locali del territorio. Ricordiamo fra questi le Comunità Montane del Gelbison-Cervati, del Lambro e Mingardo e del Monte Stella
Architetto Rammauro, ma quale scopo aveva il Museo Diocesano e quali adattamenti ha subito nel tempo?
“Il Museo sorse con lo scopo di “ospitare” gli oggetti e le opere d’arte solo per il tempo utile a rendere sicura l’antica collocazione. Ecco perché l’architetto Gennaro Matacena giustamente progettò e realizzò un allestimento con strutture e sistemi molto flessibili, dato che il Museo non doveva contenere sempre le stesse opere, tolte definitivamente dal luogo di origine, ma doveva momentaneamente ospitare gli oggetti che non erano al sicuro o esporre per un breve periodo opere restaurate e restituite al loro antico splendore. Nel 1991, approfittando del fatto che le opere erano state momentaneamente allontanate per una mostra temporanea presso la Certosa di Padula dal titolo “Il Cilento ritrovato”, si adeguarono i locali museali, in brevissimo tempo, con idonei impianti di climatizzazione e antifurto. All’indomani la dott.ssa Rosanna Romano, della Soprintendenza BAAAS di Salerno, diceva che la riapertura del Museo diocesano costituiva una importante occasione per Vallo della Lucania, uno dei centri più significativi, sia sotto l’aspetto storico che religioso, della provincia di Salerno, e si inseriva in un progetto più ampio di valorizzazione del ricco patrimonio cilentano”.
Quale svolta ha subito il Museo nel periodo di Mons. Giuseppe Rocco Favale?
“Diverse sono state le iniziative del Vescovo emerito della Diocesi, Mons. Giuseppe Rocco Favale. Dapprima ha ritenuto opportuno gestire il Museo con forze diocesane e quindi lo ha sganciato dalla gestione della Soprintendenza. Ha avviato subito lavori di completamento ed ha ottenuto dalla Soprintendenza un laboratorio di restauro all’interno del Museo. In esso vengono eseguiti, con professionalità, i lavori di restauro degli oggetti della comunità, che saranno esposti per qualche tempo nello stesso Museo. Ha immaginato il Museo Diocesano come una grande vetrina dove tutti possono fruire e godere delle tante opere d’arte che con fede per la Diocesi sono state prodotte”.
Ricordiamo infatti che nella fase conclusiva dei lavori, in occasione della inaugurazione, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Rocco Favale, tanto ebbe a dichiarare: “…A proposito del Museo, desidero manifestare in questa circostanza un mio progetto: vorrei renderlo luogo per il recupero ed il restauro delle opere d’arte delle nostre comunità parrocchiali. A restauro avvenuto, farle stazionare per un congruo tempo per propagandarle e farle conoscere e poi ricollocarle nelle parrocchie di provenienza. Inoltre si sta cercando di risolvere i problemi di adeguamento di tutta la struttura museale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che purtroppo esistono, essendo lo stabile un antico edificio degli inizi del secolo da poco trascorso”.
Architetto Raffaele Rammauro, Mons. Favale, ci risulta, ha voluto integrare gli spazi Museali con la sala dedicata al patrono della Diocesi, San Pantaleone…
“Nel dicembre 1999 Mons. Giuseppe Rocco Favale ha inaugurato al “Centro Arte” della Diocesi di Vallo della Lucania, la sala “S. Pantaleone” annessa al Museo destinata a promuovere ed esporre le opere d’arte di recente fattura. Quest’opera, espressione della sensibilità artistico-culturale del vescovo, vuole ancora una volta consentire alla comunità di crescere nella fede e parallelamente attraverso l’arte testimoniare questa crescita, che deve essere offerta alla comunità stessa, sulla scia del glorioso passato testimoniato dalle opere artistiche presenti nel Museo…”.
S. E. Mons. Favale nel discorso inaugurale dei locali restaurati del Seminario Minore di Vallo affermava che in un contesto così ricco di storia e di cultura, che non deve essere patrimonio solo di pochi fortunati […] vogliamo acquisire con persone semplici ma fortemente motivate, […] una grande capacità di rendere la storia e la ricca cultura di questo fortunato Cilento veramente accessibili a tutti: […] intendiamo lavorare per rendere popolare la cultura.
Oggi le sezioni espostive del Museo della Diocesi di Vallo della Lucania comprendono diversi polittici, tele, sculture, oggetti e paramenti sacri. E’ possibile ammirare i polittici di Laurino, della Trasfigurazione, di San Nicola, il Redentore tra San Bernardino e S. Antonio Abate, la Madonna del Rosario e Misteri. Le tele presenti sono numerose e così, al momento, si distinguono: Presentazione al Tempio, S. Francesco di Paola, San Filippo Neri, San Gennaro, Maddalena penitente, Madonna del Rosario, San Giuseppe con Bambino, Sant’ Antonio Abate, Madonna con Bambino e San Gennaro, Madonna con Bambino e San Gennaro, due Pietà, il Redentore tra San Bernardino e Sant’Antonio Abate, Natività con San Giovanni Evangelista e San Francesco, Madonna del Rosario e Misteri. Nel tempo sono state reperite e custodite alcune sculture: San Filadelfo, di una Santa, di San Michele, della Madonna con Bambino. Il Museo si arricchisce, inoltre, di una preziosa Via Crucis. Diversi poi sono gli oggetti d’arte e paramenti sacri presenti: calici, tabernacoli, croci astile e d’altare, un cofanetto nuziale, ostensori, secchielli, navicelle portaincenso, candelieri, pianete e dalmatiche.
Il museo diocesano è aperto al pubblico tutti i giorni tranne la domenica dalle ore 8,30 alle 12,30. Il lunedì e il sabato dalle ore 8,30 alle 13,00. Si organizzano, su prenotazione, visite con guida. Il mese di agosto il museo resta chiuso. Si organizzano solo visite su prenotazione da concordare con congruo anticipo. Il museo è situato presso il primo piano del seminario diocesano di Vallo della Lucania in Via Francesco Cammarota, 2. Giunti a Vallo della Lucania, dallo svincolo della superstrada seguire le indicazioni per l’ospedale San Luca. Arrivati davanti all’ospedale salire sempre dritti per circa 400 metri giungerete così al seminario diocesano che, salendo, sarà facilmente riconoscibile sulla vostra sinistra. Per informazioni e contatti: Ufficio Beni Culturali Diocesi di Vallo della Lucania (Tel. 0974.75794 – Indirizzo di posta elettronica: museo@diocesivallodellalucania.it)
Siamo convinti, che l’arte sacra oltre ad essere utile per i fedeli, serve anche ai presbiteri, così come ricorda Mons. Timothy Verdon, Consultore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali. “L’arte sacra serve al sacerdote sia nella sua vita di uomo e cristiano, sia nel suo ministero presbiterale. All’uno e all’altro contesto d’uso ha infatti accennato il Santo Padre Benedetto XVI, nella Esortazione Apostolica Postsinodale “Sacramentum Caritatis” del 2007, indicando la bellezza artistica come una delle “modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge” (n.35) e sottolineando il “legame profondo tra la bellezza e la liturgia”. In vista di tale legame, dice il Papa, “è indispensabile che nella formazione dei seminaristi e dei sacerdoti sia inclusa, come disciplina importante, la storia dell’arte con speciale riferimento agli edifici di culto alla luce delle norme liturgiche” (n. 41). Queste parole fanno parte della millenaria tradizione cattolica, che ha sempre promosso, spiegato e all’occorrenza difeso la funzione dell’arte nella crescita spirituale dei credenti e nella missione pastorale della Chiesa…”
L’attuale Vescovo della Chiesa di Vallo della Lucania, Mons. Ciro Miniero, guarda con interesse pastorale la bella realtà museale. Egli è convinto che occorre valorizzare maggiormente il binomio Chiesa-Artisti, così come ben rilevò il Santo Padre Giovanni Paolo II, nella sua lettera agli artisti. Mons. Miniero coglie l’opportunità per ricordare un passaggio significativo della stessa: “…Ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà, si sforza di interpretare il Mistero nascosto”…“ogni forma autentica d’Arte è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo”. (…) La Chiesa ha bisogno dell’Arte. Essa deve infatti rendere percepibile e anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”. Il Museo della Diocesi, aggiunge Mons. Miniero, è sicuramente una bella realtà che desideriamo sempre più e meglio valorizzare e promuovere.
Emilio La Greca Romano