Sabato 15 Febbraio alle ore 11,30 verrà inaugurata presso la Galleria Il Catalogo la personale dedicata al grande artista genovese, oli, gouaches e pastelli realizzati tra gli Anni Sessanta e gli Anni Ottanta.
Enrico Paulucci: una “lezione di misura”. La galleria Il Catalogo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta inaugura il suo 2020 con il segno di uno dei dioscuri del loro spazio espositivo, un’ amicizia nata nel 1968 nel primo anno di fondazione, una fiamma tenuta sempre viva attraverso oltre quindici personali dedicate, Enrico Paulucci. Un dialogo mai interrotto, che possiamo ritrovare nelle immagini, lettere, cimeli conservati gelosamente da Lelio. Enrico Paulucci fu nella stagione 1919-1920 il “gatto” distratto della prima squadra della Juventus, critico con se stesso sul suo essere calciatore, nel momento in cui giunse Gianpiero Combi a fargli ombra. Dal pallone a Casorati, dalla indelebile amicizia col portierone bianconero a quella con Calvino e Montale, ed in contemporanea, con Chessa, Levi, Galante, Menzio e Boswell, con cui costituirà il “Gruppo dei Sei”, che ha segnato il cammino dell’arte italiana tra le due guerre per la ricerca di nuove strade tra segno e limpido cromatismo, oltre che pittore, Paulucci è stato anche designer di mobili e moda, ma anche scenografo per il cinema e il teatro. Ha allestito scene per la Fenice di Venezia, il Piccolo di Milano e ha collaborato con il regista Alessandro Blasetti per il film “La duchessa di Parma”. Il nome di Paulucci resta legato anche alla fondazione della rivista di architettura e design “Casabella”. Nel 1928 si reca a Parigi dove ha modo di conoscere la pittura francese, dall’Impressionismo in avanti, interessandosi in particolare alle opere di Picasso, Matisse, Dufy e Braque. Nel 1939 gli viene assegnata la cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, che dirige dal 1955, ovvero l’anno dopo la sua esposizione alla Biennale di Venezia. Le sue opere hanno fatto il giro del mondo: Londra, Parigi, Linz, Praga, Il Cairo, San Paolo, Stoccolma, Barcellona, New York e i paesi scandinavi solo per citare alcuni dei luoghi che hanno avuto l’onore di ospitare i suoi quadri. Poi, l’incontro con un altro Gatto, stavolta poeta, che lo portò a Salerno e da allora le frequentazioni del luminoso studio di Via Cavour, da parte di Lelio Schiavone e le incursioni di Paulucci in Costiera, in cinquecento, grazie anche alla grande personale a Palazzo Murat, nel 1985, nell’ambito di Positano Top Parade, non si sono più interrotte, sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1999. L’elemento di base dell’ispirazione del pittore rimase sempre lo spettacolo della Natura, interpretato con un mezzo d’evasione avuto in dono dalla nascita e che, ancora oggi, non ha bisogno di alcuna riga di critica, anche se le massime firme da Argan a Persico, ne hanno sempre elogiato il segno nuovo; bensì ha bisogno di essere visto per assaporare i rutilanti colori delle marine, dal segno antiretorico di un lirismo sommesso e pacato dei paesaggi liguri e piemontesi a lui familiari (alternava infatti la residenza a Torino a lunghi soggiorni estivi a Rapallo e presso la città materna di Montegrosso d’Asti, mete che gli rimasero care tutta la vita), affollati da personaggi-colore, per lasciarsi trascinare dalla profonda quanto elegante allegria di olii, pastelli, gouaches. Un unicum mirato e fonte di ricordi piacevolissimi, specie per chi ha avuto l’onore e la fortuna di conoscerlo, ma anche per chi avrà la possibilità di riandare alla sua eclettica personalità, proprio attraverso la scelta di opere che vedremo esposte al Catalogo.
Enrico Paulucci è nato a Genova nel 1901. Compie gli studi a Torino. Sono della fine degli Anni Venti i suoi incontri con l’ambiente artistico torinese: Casorati e Venturi, Persico e Soldati, Debenedetti e Gromo, Sobrero e Sottsas, Argan e Bertini. Nel 1928 va a Parigi e l’anno seguente, insieme a Chessa, Levi, Galante, Menzio e Boswell costituisce il gruppo dei “Sei Pittori”, che espone a Torino, Genova, Milano, e poi a Parigi, Londra e Roma. Nel 1939 è chiamato alla cattedra di pittura dell’Accademia Albertina. Nel 1954 è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale, l’avrà ancora nel 1966. L’anno seguente diventa direttore dell’Accademia, di cui sarà poi presidente. Allestisce innumerevoli mostre, e numerosissime sono le antologiche che, a partire dalla mostra “I Sei di Torino” alla Galleria d’Arte Moderna del 1965, gli vengono dedicate. Importanti quelle del 1979 alla Promotrice, del 1996 a Palazzo Bricherasio e del 2008 a Palazzo Mathis di Bra.
Intensa anche la sua attività oltre confine: Londra nel 1930 e 1946, Parigi nel 1931, Berlino nel 1937. E Linz, Praga, Il Cairo, Nizza, Stoccolma, San Paolo, Barcellona, New York, Ginevra, Oslo ecc. È stato presidente della prestigiosa Accademia romana di San. Fu scenografo, teatrale e cinematografico, insieme a Soldati, Levi, Blasetti, Moravia, Pasolini e Strehler, per rappresentazioni alla Fenice di Venezia ed in teatri di tutta Italia. Alla Galleria Il Catalogo è presente con numerose personali a partire dal 1969. Enrico Paulucci è morto a Torino nel 1999.