L’appuntamento augurale della Galleria Il Catalogo di Salerno è da sempre pensato sulle firme che hanno accompagnato le sue cinquanta stagioni espositive. Lelio Schiavone e Antonio Adiletta hanno allestito un’ampia collettiva che offrirà da venerdì 8 dicembre, sino all’Epifania, idee per un regalo realizzabile da tutti, attraverso un’ampia scelta ben distribuita tra disegni e dipinti.
Sulle mura del Catalogo saranno in esposizione i diversi e pur empatici linguaggi, rappresentanti una pittura intesa tenacemente, quale passionale esperienza destinata a celebrare l’enigma della visibilità: una pittura, attenta a misurare l’impalpabile corpo delle emozioni, a svelare gli spazi dei toni, a scandire i piani seguendo le modulazioni delle tinte, segnando una sottile e impercettibile linea di continuità con le pagine del nostro Novecento. Ritroveremo Renato Borsato con il suo forte senso plastico e cromatico, pittura di confine tra figurazione e astrattismo, influenzata dalla lezione di Nicholas de Stael, il realismo libero e poetico di Pugliese Enotrio, il rigore formale di Franco Villoresi, l’urgenza di esprimere l’essenziale nella realtà e il tormento interiore che l’accompagna nell’indagine pittorica di Enzo Pregno, il lirismo fantastico di Ernesto Treccani, Mario Carotenuto, che quest’anno ci ha lasciato, con il suo spazio multiplo ricreante la natura delle cose, del paesaggio, nell’infinito dilatarsi dei suoi significati, intravedendo in essa una nuova coscienza della struttura spaziale, in cui i soggetti si aprono senza limiti, gli uni negli altri, in rapporti di tono. La collettiva è sempre un interessante viaggio fra il confronto ed una intensa riflessione tra i segni del nostro Novecento, dove si riesce abilmente a respirare l’aria di quel tempo, mista ad inquietudine, dove prevalgono nature morte, ma anche magnifici paesaggi. Il centro narrativo sono le “scuole” toscana e romana, rappresentato da immagini che si compongono e dialogano come in uno specchio, in cui la sapienza pittorica viene interpretata con la rappresentazione puntuale dei riflessi e dove l’arte figurativa verrà racchiusa nello sguardo del fruitore. Nei pezzi esposti nella collezione vi è rinchiusa e raccontata una storia, che il più delle volte narra il bello e l’amore sconfinato per l’arte. Gli artisti che si raccontano e ci raccontano la storia artistica del Paese sono numerosi, a cominciare da Antonio Possenti, con la sua narrazione popolata di strani uccelli, boschi incantati, giocattoli fantastici, composti di infiniti particolari resi con giochi cromatici e segni pastosi, la tradizione di Sergio Scatizzi, composta in una misurata costruzione, con il suo sguardo sulla prorompente maremma, una sinfonia toscana per esaltare tutte le contraddizioni della sua terra, eternamente divisa tra morbidezza pittorica che ne esalta i rilevi simili alle onde di un mare luccicante, e la secchezza del suolo ingrato, Gastone Breddo, in cui la pittura è viva, poiché espressa autonomamente attraverso un linguaggio nel quale segno, colore e forma si fondono in poetiche riproposte della realtà, al limite dell’astrazione. E ancora, il Luca Alinari, delle sue storie in cornice del ventennio trasgressivo Sessanta-Settanta, che ha inaugurato l’ultima stagione espositiva, insieme a Rosai, Viani, Ziveri, Gentilini, Carena, Guccione, Omiccioli, e altre numerose firme del Novecento italiano. La selezione ospita anche una sezione dedicata alla scuola salernitana, in modo da mantenere un filo sempre vivo con la città, con le sue forme creative, inaugurata da un omaggio a Guido Gambone, il celebre ceramista, l’artista di Montella, vietrese d’adozione e i suoi disegni, esercizio quotidiano e liberatorio, passando per il realismo coloristico di Virginio Quarta, sino a giungere alle nuove generazioni con Amedeo Ternullo, la pittura ideista di Eliana Petrizzi e l’occhio informale di Giovanni Tesauro.