Sono 6000 in Italia i casi d’intossicazione da Monossido di Carbonio che, negli ultimi anni, hanno portato addirittura al decesso di 400 persone. Nella nostra provincia si registrano mediamente circa 20 – 25 casi l’anno. All’Azienda Ospedaliera “Ruggi” di Salerno in sei anni, a partire dal 2010, sono state 41 le persone trattate al Centro Iperbarico di Salerno per intossicazione da Monossido di Carbonio. Un picco c’è stato nel 2014, con dieci casi. Nel 2016 ci sono stati solo tre casi. Non c’è stato nessun decesso grazie all’opera di sensibilizzazione programmata dal dottor Nicola Maria Vitola, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Tossicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria che ha ideato e organizzato, per ben due anni, un corso di formazione di tossicologia clinica, rivolto a medici e studenti di medicina; e all’opera della Centro di Medicina Iperbarica diretto dal dottor Dante Lo Pardo che coordina un efficiente team composto da tre anestesisti iperbarici: i dottori Romina Perone, Antonio Siglioccolo e Filomena Guarino; due tecnici iperbarici: Valentina Amatruda e Domenico Terracciano, e gli infermieri specializzati in rianimazione e terapia iperbarica : Angelo Montone, Francesco Scognamiglio e Carmine Di Capua. La prevenzione è essenziale, come ha spiegato il dottor Lo Pardo: ” E’ importante avere le idee chiare su come ci si deve riscaldare: è fondamentale evitare soluzioni artigianali improvvisate; far manutenere le nostre caldaie, le canne fumarie dei caminetti e delle stufe a legna; assicurare un’efficiente aerazione dei locali dove si trovano gli impianti”. Molto spesso, soprattutto in questo periodo di freddo intenso, alcune persone: indigenti, extracomunitari, per proteggersi dal freddo usano mezzi di fortuna o forme di riscaldamento inadeguate: bracieri, stufette a gas malfunzionanti, camini a legna con tiraggio malfunzionante, caldaie a fiamma libera non manutenzionate, usate in ambienti non sufficientemente areati. “Il rischio d’intossicazione da monossido di carbonio (CO) è alto: questo malefico gas incolore, inodore, insapore colpisce subdolamente facendo spesso passare le sue vittime direttamente dal sonno alla morte” – ha spiegato il dottor Lo Pardo che ha anche elencato quelli che sono i primi sintomi d’intossicazione:” Mal di testa, nausea e vomito, debolezza, difficoltà di respiro, aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di coordinare i movimenti, confusione mentale”. Il dottor Nicola Vitola ha sottolineato l’importanza della diagnosi:” Questo tipo di patologia spesso passa inosservata: potrebbe essere confusa con una intossicazione alimentare, una intossicazione alcolica o da solventi, con una cefalea, un’ emicrania, con una emorragia cerebrale, con una patologia cardiaca o addirittura con una patologia psichiatrica. E’ necessario quindi che tutti i medici e gli operatori sanitari, che lavorano in una struttura di emergenza, conoscano le procedure di approccio diagnostico e terapeutico da offrire al paziente intossicato. Attraverso un’emogastroanalisi è possibile rilevare l’aumento della carbossiemoglobina, un complesso stabile formato da monossido di carbonio ed emoglobina, presente all’interno dei globuli rossi. Identificato il problema il paziente viene trattato a seconda della gravità del caso: con ossigenoterapia normobarica o, nei casi più gravi, con ossigenoterapia nella Camera Iperbarica”. Quando il paziente arriva nella Camera Iperbarica il dottor Lo Pardo, insieme al suo gruppo di lavoro, fa respirare al paziente ossigeno puro a pressioni estremamente elevate:” Quest’ ossigeno iperbarico che si scioglie oltre duecento volte in più del normale nel sangue, va a spiazzare le molecole di monossido di carbonio che si sono legate ai globuli rossi. Una molecola di monossido di carbonio si lega molto più velocemente a un globulo rosso che duecento molecole di ossigeno: perciò è chiamato l’amante infedele. Se si vuole vincere una battaglia non si può impiegare un solo soldato, ma un esercito fornito di carri armati ed altre armi. Non si può trattare il monossido di carbonio solo con l’ossigeno, ma deve essere utilizzata la camera iperbarica per staccare la molecola di monossido di carbonio dal globulo rosso. Il fattore tempo è determinante, la tempestività d’intervento è fondamentale per evitare un danno permanente al paziente che può anche entrare in coma”. I dottori Lo Pardo e Vitola, il cui lavoro è stato già apprezzato dal nuovo Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, il dottor Giuseppe Longo, si sono preoccupati di far tradurre in arabo un decalogo con le norme di sicurezza elementari salvavita, con alcuni consigli da diffondere tra i tanti extracomunitari che sono sul nostro territorio:” L’80% delle vittime di queste intossicazioni sono extracomunitari che spesso per riscaldarsi utilizzano mezzi di assoluta fortuna. In bidoni di ferro tagliati a metà bruciano di tutto: carta, cartoni, copertoni. Magari per stare più caldi sigillano con lo scotch le finestre delle baracche dove vivono che diventano delle vere e proprie camere a gas”.
Aniello Palumbo