IL MISTERO DE “IL CODICE DI LEVA” DI GIUSEPPE ESPOSITO AL TE’ LETTERARIO DI VIETRI SUL MARE

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Il Commissario Nicola Ruffo, il personaggio creato dallo scrittore salernitano di origini napoletane, l’ingegner Giuseppe Esposito, indaga nell’ambiente della malavita napoletana dei primi del 900 e sulle connivenze con i politici del tempo, nel nuovo romanzo giallo, “Il Codice Di Leva”, edito da “Stamperia del Valentino” che è stato presentato al “Tè Letterario 2018”, la manifestazione culturale organizzata nella sede dell’associazione culturale “Fabrica” di Daniela Scalese ed Elisa D’Arienzo, di Vietri sul Mare, nell’ambito de “La Vetrina Letteraria” de “ La Congrega Letteraria”, diretta artisticamente dal professor Antonio Gazia e da Alfonso Vincenzo Mauro, con la collaborazione di Francesco Citarella, Mariangela Stanzione, Rossella Nicolò, Francesco Barbato ed Edoardo Colace, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Vietri Sul Mare, Giovanni De Simone, e del Presidente della Confcommercio di Vietri sul Mare, l’avvocato Carlo De Felice che ha ricevuto, insieme alla Vicepresidente, la dottoressa Ilaria De Piano, un riconoscimento per la costante vicinanza alle iniziative della “Congrega Letteraria”. Il commissario Ruffo, con l’ispettore Davide Lezzi, indaga sull’omicidio di un noto e ricco contabile napoletano, Francesco Di Leva, accoltellato proprio di fronte alla sua abitazione in Corso Vittorio Emanuele 85, un’elegante strada di Napoli. Le indagini si estendono fino a Giugliano, in una villa di Lago Patria che era stata di proprietà di un famoso penalista napoletano, padre di Filomena De Blasio, la sensuale donna sposata dal Di Leva. In quella stupenda villa viveva adesso Flora, la figlia della signora De Blasio nata dall’unione con il suo primo marito, l’avvocato penalista Armando Montesano, conosciuto negli ambienti della malavita come ‘O Malommo. “Il Codice Di Leva”, ambientato nella Napoli del 1917, oltre ad essere un romanzo giallo è anche un romanzo storico e sociale come ha spiegato il professor Antonio Gazia:” Attraverso le collocazioni storiche vengono fuori anche alcune problematiche sociali”. Il professor Gazia che ha definito il romanzo giallo: “Una fiaba moderna”, ha spiegato che:” Leggere un racconto del commissario Ruffo significa avere la possibilità di aprirsi ad un mondo che altrimenti rimarrebbe sconosciuto ” .

Durante la serata l’attrice salernitana Pina Russo, ha recitato, con grande professionalità e squisita ironia, alcuni brani del libro tra i quali quelli in cui si evidenzia l’ottimo rapporto che ha Ruffo con Matilde Serao, direttrice de “Il Giorno”, che era una sorta di “ enciclopedia vivente su Napoli e i suoi abitanti” alla quale spesso Ruffo fa visita nella redazione del giornale a Santa Brigida, per chiederle consigli e informazioni utili alle indagini che sta seguendo. “Ogni tanto gli dava la spinta necessaria a ripartire, proprio nei momenti in cui procedere gli sembrava più arduo” ha raccontato l’ingegnere Esposito – “ Con lei Ruffo analizza anche il fenomeno della corruzione : endemica già allora”. Nel libro l’ingegner Esposito ricorda anche il processo Cuocolo “Con il quale i Carabinieri e la Magistratura, avevano smantellato lo stato maggiore della “Bella Società Riformata” come si chiamava la camorra all’epoca”. All’ingegnere Esposito, in ricordo della serata è stato consegnato un piatto in ceramica realizzato da Daniela Scalese e Elisa D’Arienzo raffigurante un asino che , come ha spiegato il professor Antonio Gazia, ha una precisa simbologia:” Il nostro è un asinus litteratus: un asino simbolo della cultura, dell’intellettuale che ostinatamente, con determinazione , vuole puntare a cambiare la realtà in meglio. Quella cultura che salverà il mondo”.

L’editore della “Stamperia del Valentino”, il dottor Paolo Izzo, che stampa i libri su carta palatina, ha spiegato che un libro è totalizzante:” Non si può legge un libro e, contemporaneamente, pensare ad un’altra cosa. Un libro ci consente di entrare in contatto con una realtà altra da noi, ma che diventa immediatamente la nostra. Un libro è un vecchio amico al quale aprirsi e con il quale abbandonarsi ad una nuova esperienza ”. (FOTO DI EDOARDO COLACE).

Aniello Palumbo