La morte di Derek Walcott, poeta e drammaturgo, premio Nobel nel 1992, colpisce direttamente Minori nella memoria di quando, alcuni anni fa, il grande scrittore fu nostro ospite e divenne nostro concittadino onorario. Il suo sguardo prospettico sulla storia, la sua epica riportata alla quotidianità dell’uomo, la sua cultura classica resa in forma universale, ne consentirono un’ambientazione istintiva nella piccola realtà di Minori e della costiera, di cui apprezzò l’ospitalità e l’immediatezza.
Nel momento della sua scomparsa, è doveroso ricordare il suo forte richiamo alla responsabilità (di tutti, e degli scrittori in particolare) nel “preservare ciò che c’è di buono, di vero nella società in cui si vive”, un richiamo all’etica civile che accomuna terre e popoli diversi e distanti, ma che è il senso più autentico dell’esser parte di una comunità. Ebbe anche modo di manifestare una sua precisa idea su un tema a noi vicinissimo, il turismo, deprecandone la configurazione come di una “trappola” allestita dalle grandi multinazionali in funzione di profitti che vanno per la quasi totalità altrove: della sua patria disse “Abbiamo hotel di lusso a Santa Lucia, ma non abbiamo un museo, un teatro. Perché il governo non inserisce nei contratti una clausola che obblighi le multinazionali a costruire un museo o un teatro?”.
Questa idea di un turismo per così dire “di scambio”, in cui le culture di chi ospita e di chi viene ospitato si compenetrino e si arricchiscano vicendevolmente, è il lascito più rilevante e più forte di Walcott alla Costa d’Amalfi, al cui proposito vale sommamente quanto egli stesso affermava a proposito della cultura in generale: “Se una cultura muore, muore comunque sempre ricca, lascia dietro di sé frammenti che cominciano a fondersi, ad impastarsi con quelli di nuove culture”. Dei frammenti di umanità di Derek Walcott dovrà arricchirsi ancor di più la nostra terra, che egli privilegiò con la sua visita e l’affetto che le volle accordare.