Meditazioni mediterranee è la nuova interpretazione della mostra dedicata alle Riggiole di Giuseppe Palermo che da Positano si sposterà a Minori e s’inaugurerà mercoledì 10 agosto alle ore 19 nella Factory Ailaikit. L’artista Palermo reduce dalla collettiva “Ex voto Artisti per Rosalia” presso Palazzo Costantino a Palermo, ripropone le sue riggiole nate dalla lunga esperienza maturata nel campo della lavorazione della ceramica, ma con l’irriverenza giocosa che lo contraddistingue, in queste nuove opere egli tende al paradosso di celebrare la ceramica senza ricorrere all’ausilio della stessa.
Giuseppe Palermo, artista poliedrico e dall’acuto spirito di ricerca, indaga, attraverso il simbolo del patrimonio culturale della Costa d’Amalfi, le iconiche Riggiole. Esse sono un personale omaggio dell’autore alle pavimentazioni in maiolica, legate alla tradizione mediterranea. La pavimentazione, di per sé, rappresenta la storia di un luogo affacciato sul mare, la memoria tangibile e intangibile di ciò che l’uomo ha creato e trasmesso ai posteri. Da un punto di vista storico, il pavimento non ha sempre avuto solo una funzione sensoriale all’interno di edifici e case, come l’influenza a livello percettivo sulla luminosità o sulla profondità, ma anche a livello di presentazione, accoglienza e ospitalità. La Costiera Amalfitana possiede uno straordinario paesaggio dall’elevato valore culturale grazie anche alla natura generosa che la contamina. La ragion d’essere alla base di tale ricchezza consiste nelle implicite ramificazioni dei contributi nel tempo dei popoli mediterranei. Attraverso di esse l’uomo ha potuto dare spazio a un luogo unico al mondo. Piastrelle animate da simboli e colori accompagnano i visitatori che, inebriati dal punto di vista olfattivo, distrattamente calpestano tanta bellezza. Inconsapevolmente le Riggiole appaiono nuovamente nel quotidiano dei turisti che, tornati nelle loro abitazioni, riportano oggetti di uso comune legati a prodotti artigianali come poggia pentole o fermacarte: vere e proprie icone parlanti. Quanto tali bellezze panoramiche, al pari di vedute pittoriche, possono influire nel nostro bagaglio di memoria?
”L’artista Giuseppe Palermo tenta di essere un punto d’accordo – afferma la curatrice Giusy Emiliano-. Lui che lavora attraverso continui rimandi alla sua terra, produce per questa mostra 28 opere di differenti dimensioni, sovvertendo l’immagine stessa del decoro e sperimentando sul segno e sulla scelta cromatica. Le opere di Palermo vedono come supporto la tela e come tecnica un misto tra l’acrilico, l’olio, la farina fossile e la resina. In esse il dettaglio viene esaminato, ingrandito e ‘spogliato’ del suo simbolo iniziale verso nuove declinazioni astratte. Da un lato i colori utilizzati si fanno chiari riferimenti alla natura: il giallo del sole, il blu del mare, il verde anticrittogamico delle piante, il manganese della terra e il bianco dell’aeriforme e di purezza. Dall’altro i segni sono linguaggio ancestrale della geometria e prendono la forma di curve, triangoli e semicerchi. Giuseppe Palermo sperimenta i materiali, applicando quesiti aperti, ma riportando sempre il suo tratto distintivo come forma di riconoscimento e stupore. Il peso di queste opere potrebbe richiamare le creazioni in ceramica, seppur trattandosi di tele leggere, di fronte le quali il pubblico si trova spettatore di una continua alternanza tra pieno e vuoto. In assenza di peso specifico, spesso l’autore traccia un sotto testo legato all’attaccamento verso la propria provenienza. A seguito di un’immersione nelle memorie olfattive, le opere di Palermo ci pongono in contatto con la nostra intimità più profonda e con l’esperienza tangibile di questo territorio, attraverso differenti ‘diari di viaggio’. Se è vero che le bellezze del mediterraneo sono conosciute in tutto il mondo, è anche vero che questa indagine espressiva, attraverso un percorso verso l’astratto, ne rinnova il linguaggio artistico e culturale. Tali opere contemporanee, scevre dal decoro classico, ci conducono verso i dettagli ‘fluttuanti’ che le compongono e le caratterizzano. L’arte che abbiamo sotto i nostri piedi si arricchisce del contributo di un indagatore che, attraverso le sue sperimentazioni, offre una fuga da una facile interpretazione, per offrire un approccio emozionale che potrà essere attivato ogni volta che ammiriamo una Riggiola di Giuseppe Palermo”.