Antonio Marino, direttore generale della Bcc di Aquara, interviene sulla vicenda delle banche
venete.
«Intanto bisogna dire che parliamo di due banche venete e non delle banche venete. La cosa
che mi stupisce di più è che parliamo sempre di grosse banche. Le piccole, come le nostre, non hanno mai dato problemi. Eppure abbiamo dovuto subire una riforma che alla fine
penalizzerà le piccole non certo le grandi. Se c’è stato qualche problema alle Bcc, abbiamo
sempre fatto fronte con la sussidiarietà interna al movimento cooperativo. Abbiamo messo un po’ di soldi ciascuno ed abbiamo risolto il problema, non abbiamo certo chiesto soldi allo
Stato».
Pagano sempre i cittadini, non pagano mai coloro che hanno combinato i disastri?
«Proprio ieri su un primario giornale nazionale c’era la notizia che il Signor Zonin è stato visto
a fare shopping a Milano in Via Monte Napoleone. Zonin, per chi non lo sapesse, è il grande
industriale dei vini ed ha governato a lungo una delle banche in questione. Ebbene, con questa
notizia, si dimostra che a “soffrire” sono sempre e solo i cittadini, mentre chi ha fatto i guasti
vive la sua spensieratezza. Nelle piccole banche, soprattutto nelle Bcc, c’è un controllo più
efficace sugli amministratori della banca. Ed è il controllo della Comunità in cui è inserita la
banca. Lì ognuno conosce gli amministratori della banca e questi sanno che se fanno una
fesseria ne parla tutto il paese. E questo è l’unico controllo che funziona, più di ogni altro
controllo istituzionale. Non è così per le grosse banche dove nessuno conosce nessuno e tutti
vissero felici e contenti, tranne i risparmiatori (veneti)».
Di recente uno studio di Cgia di Mestre ha detto che nel Sud Italia una persona su due è a
rischio povertà. Che ne pensa?
«Penso che siamo messi male. Quelli che la sera in televisione parlano di ripresa e di crescita
mi danno l’impressione di vivere in un’altra nazione. Il problema esiste. I ricchi possono
diventare sempre più ricchi ed i poveri possono solo crescere (di numero). Abbiamo bisogno
di riforme vere non di piccoli cambiamenti senza nessun effetto pratico. C’ è un grande
bisogno di riscoprire il merito a cominciare dagli abitanti del Parlamento che devono essere scelti per merito culturale e/o manageriale e non più solo per capacità di ubbidienza.
Abbiamo bisogno di competenze per competere; a cominciare dal ceto politico. Le persone a
rischio povertà al Sud sono soprattutto nelle zone interne, sempre più spopolate. Anche qui le
grosse banche se ne vanno e restano – dove possono – solo le piccole banche. Siamo noi il vero presidio alla concessione del credito nelle zone svantaggiate. A Capaccio – ad esempio –
c’erano sei banche. Oggi sono rimaste solo le due BCC, le banche nazionali se ne sono andate. Questo deve far riflettere».
Che c’è nel futuro della BCC di Aquara?
«Il corrente anno sarà molto importante per noi. Stiamo aprendo due nuove filiali: una a
Pontecagnano e l’altra a San Gregorio Magno. Trasferiremo la sede amministrativa da Aquara
a Capaccio, con evidenti benefici operativi. Stiamo facendo un buon bilancio semestrale. I
prestiti alle famiglie e alle imprese sono in forte crescita, il numero dei nuovi conti correnti
aperti è pure in crescita. Il numero di clienti della banca cresce significativamente. Siamo
fiduciosi di replicare l’ottimo utile d’esercizio dello scorso anno. Possiamo essere, dunque,
ragionevolmente fiduciosi nel futuro»