L’Angelo della Musica, la ventitreenne pianista salernitana Maria Efenesia Baffa, nata a Napoli, ha incantato il numeroso pubblico che gremiva la grande sala del Circolo Canottieri Irno eseguendo due brani di Domenico Scarlatti, uno dei suoi autori preferiti; l’impegnativa e suggestiva Fantasia opera 28 di Mendelssohn; l’Allegro da concerto di Granados e la seconda Sonata di Prokofiev. La giovane musicista, allieva della pianista e concertista salernitana Anna Chiara D’Ascoli, diplomatasi nel 2014 al Conservatorio di Foggia con il massimo dei voti e la lode, attualmente iscritta al quinto anno della Facoltà di Medicina dell’Università di Siena, ha vinto numerosi Concorsi Nazionali e Internazionali ed ha suonato anche in Spagna, e negli Stati Uniti, a Duxbury, dove ha riscosso un grande successo. “ La musica è una forma di dialogo che riesce a farmi entrare contemporaneamente in contatto con me stessa e con gli altri” ha spiegato emozionata la pianista salernitana, un vero talento, che si è esibita con grande virtuosismo, con sicurezza, coinvolgendo il pubblico con la sua simpatica espressività unita ad una forte passionalità che tutti hanno percepito, anche gli orgogliosi genitori di Maria Efenesia: la mamma, Michela Fortunato; il papà, Franco Baffa e il fratello Enrico.
Durante la serata, organizzata dalla Presidente dell’Associazione Hortus Magnus, la professoressa Clotilde Baccari Cioffi, per ricordare la compianta Vice Presidente dell’associazione, Valeria Galli: ” Una cara amica. Una donna di grande cultura, piena di passioni, che, leggera come sempre, è qui con noi” si è parlato anche di angeli. A guidare tutti i presenti in una sorta di viaggio in un mondo angelico, tra le “Figure alate tra arte e natura” è stata la professoressa napoletana di Storia dell’Arte, Francesca Amirante, che ha iniziato la sua relazione ricordando che la tradizione delle figure alate ha origini antiche:” La Sirena Partenope, che tradizionalmente ha fondato la città di Napoli, era una donna uccello. Le sirene, che vengono figurate con il corpo di donna e la coda di pesce, originariamente erano delle donne alate, inquietanti, che seducevano con il loro canto gli uomini, che odiavano”. La professoressa Amirante ha parlato anche dei cherubini “ erano dipinti di azzurro e non erano deliziosi, ma erano degli esseri mostruosi, con una testa di leone, una testa di toro, una testa di aquila e una testa umana, simboli dei quattro evangelisti ”; degli arcangeli, “che non erano tre, ma erano sette, anzi, in un’antica tradizione cabalistica, erano 72”; di schiere angeliche e di serafini:” erano angioletti che sedevano vicino al trono di Dio. Raffaello li dipinge di rosso”. La storica dell’arte ha spiegato perché gli uomini amano gli angeli:” Rappresentano la possibilità di poter scegliere tra il bene e il male. Lucifero era in realtà un angelo che per gelosia si ribellò a Dio. L’essere umano ha sempre bisogno dell’angelo custode, di sentirsi qualcuno vicino che può portarlo e riportarlo in una dimensione ultraterrena, per vivere un momento di trascendenza che ogni essere umano ha mettendosi in relazione con la propria anima”.
Aniello Palumbo