“Sogno una Pagani civile e libera” scrisse l’avvocato Marcello Torre nel suo testamento morale, redatto sei mesi prima di essere ucciso, a 48 anni, dalla Camorra, per ordine di Raffaele Cutolo, com’ è raccontato nel libro “Il Sindaco Gentile”, edito da Melampo, la casa editrice di Nando dalla Chiesa, scritto dallo storico e docente universitario Marcello Ravveduto, che è stato presentato nell’Aula Consiliare del Comune di Vietri sul Mare, nell’ambito della rassegna letteraria “ La Vetrina – Tè Letterario”, organizzata da “La Congrega Letteraria”, diretta dal professor Antonio Gazia e Alfonso Mauro, con la collaborazione di Francesco Citarella, e quella di Daniela Scalese ed Elisa D’Arienzo, dell’associazione “Fabrica”, con il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, nella persona del Sindaco Francesco Benincasa e dell’Assessore alla Cultura Giovanni De Simone. Torre consegnò il suo testamento al giudice Domenico Santacroce, consapevole che gli uomini del potere politico e criminale avrebbero tentato di ucciderlo due volte: “ Fisicamente e dopo, con il marchio dell’infamia, sollevando sospetti sulla sua onestà professionale, politica e civile”, ha spiegato il professor Marcello Ravveduto che nel suo libro racconta la storia di un uomo, di una famiglia di un territorio:” Ho scelto di raccontare la storia di Marcello Torre che viveva nella zona grigia della camorra in quanto era un avvocato penalista che per mestiere frequentava dei camorristi: nonostante attraversi questa zona grigia, ne esce pulito. Torre è il primo Sindaco che viene ammazzato. La forza dell’esempio di Marcello Torre è che ha compreso prima degli altri che la camorra, le mafie , si battono con una buona amministrazione, costruendo un sistema di regole amministrative impenetrabili e mantenendo alti i controlli”. Ravveduto ha raccontato anche il percorso politico e professionale di Marcello Torre, che a soli 24 anni, viene eletto nel Consiglio Comunale della “sua “ Pagani.” Il 7 agosto del 1980 viene eletto Sindaco di Pagani come indipendente della giunta DC”. Il 23 novembre dello stesso anno il paese è colpito dal terremoto e Torre si oppone apertamente alle infiltrazioni camorristiche nelle procedure di assegnazione degli appalti. Marcello Torre muore l’11 dicembre 1980. A colpirlo sono due killer che lo attendono fuori casa, circondano l’auto guidata dall’avvocato Franco Bonaduce, che rimane ferito gravemente, e sparano una carica di pallettoni, seguita da quattro colpi di pistola sul corpo di Torre che ha solo il tempo di gridare verso i killer” Non sparatemi in faccia”. Per quest’omicidio efferato, solo 21 anni dopo, il 10 dicembre del 2001, la Corte di Assise di Appello di Salerno condanna all’ergastolo Raffaele Cutolo, indicato come mandante del delitto mentre Francesco Petrosino è ritenuto l’esecutore materiale. La figlia di Marcello Torre, Annamaria, Referente Provinciale, per il settore memoria, della rete di associazioni “Libera Contro le Mafie”, guidata da don Luigi Ciotti, che ha scritto la prefazione del libro, ha raccontato che il 6 marzo, in occasione delle celebrazioni della Giornata Europea dei Giusti , a Perugia, suo figlio, Goffredo, ha presenziato alla piantumazione dei nuovi alberi dedicati alle persone che si sono opposte ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi:” Tra i nomi c’è anche quello di Marcello Torre, vittima innocente della camorra” e ricordato che come ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, sarà ricordato il nome di Marcello Torre:” Durante la manifestazione che si terrà ad Avellino”. Annamaria Torre che ha ripreso, online, la testata giornalistica fondata nel 1970 dal padre: ” Il Piccolo Giornale”, ha raccontato emozionata che la figlia Marcella, anche lei avvocato, nel giorno del giuramento ha indossato con orgoglio la toga del nonno “Vedere quella toga fluttuare ancora in un’aula del Tribunale mi ha fatto piangere di gioia”. Annamaria che è anche vicepresidente del coordinamento campano della fondazione” Familiari vittime innocenti di criminalità” e vicepresidente dell’Associazione Marcello Torre, di cui è presidente la madre Lucia De Palma Torre, prima donna in Campania a ribellarsi al potere criminale e alle mafie, ha ricordato il “ Premio Nazionale per l’Impegno Civile Marcello Torre”, che si tiene ogni anno con il riconoscimento del Presidente della Repubblica e una medaglia: ” Un premio che vuole stimolare, intorno alla figura di papà, una riflessione profonda sul valore dell’impegno civile, sulla testimonianza di tante donne e di tanti uomini che hanno lottato, lottano e coraggiosamente vorranno ancora lottare, sognando una Pagani, e con essa un’Italia, “libera e civile”, come voleva mio padre”.
Il Sindaco Francesco Benincasa ha ricordato di aver conosciuto Marcello Torre :”Sapeva fare bene il proprio lavoro e quello di amministratore della cosa pubblica, rispettando la legge e le regole, non cadendo nelle trappole della corruzione e del malaffare, e questo all’epoca significava diventare bersaglio della malavita. Io ho improntato la mia attività amministrativa sugli stessi principi di Torre: rigore morale e rispetto della legalità. Non ho pagato con la vita, ma con una sentenza ingiusta che mi ha tenuto lontano da questo Comune per otto mesi pur non avendo fatto nulla. La Cassazione mi ha reso giustizia, dimostrando la mia completa innocenza”. Il dottor Vittorio Salemme , che è stato un grande amico di Marcello Torre, ha raccontato di averlo conosciuto in un campo scuola dell’Azione Cattolica a Lago Laceno:” Poi nel 1956 mi volle coinvolgere nel Movimento Giovanile della DC. Divenni uno dei suoi più stretti collaboratori e fui eletto Delegato Provinciale del Movimento Giovanile quando lui fu eletto nel Comitato Provinciale della DC. Nel 1960 fu eletto Consigliere Provinciale e nel 1964, quando lui era vicepresidente, fui eletto Consigliere Provinciale e Capogruppo della DC. Abbiamo sempre lavorato a stretto contatto. Sono stato presente alla sua laurea, al suo matrimonio, alla nascita dei figli: ho un unico rammarico – ha raccontato commosso – non ho avuto il coraggio di andare al suo funerale e di questo mi sono scusato con la moglie e con i figli”. Sono intervenuti anche l’Assessore alla Cultura Giovanni De Simone e l’Assessore ai Lavori Pubblici Angela Infante.
Aniello Palumbo