produzione Associazione Culturale Sciaveca
Malacrescita
con
Mimmo Borrelli
tratto da
“La Madre: ’i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma”
musiche di scena Antonio Della Ragione
oggetti di scena e spazio scenico Luigi Ferrigno
testo Mimmo Borrelli
Maria Sibilla Ascione: Medea contemporanea.
Mimmo Borrelli ne racconta la storia, con la sua lingua popolare e letteraria. Figlia di camorrista, intossicata dalle esalazioni della “Terra dei fuochi”, cerca vendetta contro un Giasone che risponde al nome di Francesco Schiavone detto “Santokanne”.
Narratori delle folli trame insanguinate della tragedia sono proprio i suoi figli.
La madre non li uccide ma li rende scemi, avvinazzandoli invece di allattarli, abbandonandoli come rifiuti nelle discariche innaffiate dal percolato.
Sono due gemelli che, come cani intrappolati dalla catena dei ricordi, rivivono i fatti tra versi, rantolii, filastrocche. E rievocano gli umori, le urla, i mormorii della loro aguzzina, in un ossessivo teatrino quotidiano.
“Nel testo originale è la madre sopravvissuta a raccontare. Qui, invece, capovolgiamo il punto di vista e dunque la drammaturgia della scena, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti, agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due scemi che dementi rivivono i fatti, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine.
L’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: ’u cunto stesso, la placenta, l’origine della loro malacrescita”.
Mimmo Borrelli