Ma come si fa ad uccidere il frutto del proprio amore? Se di amore si tratta. Come si fa a dormire la notte dopo aver commesso un atto così atroce? Eppure l’uomo è l’unica razza animale che uccide il proprio simile pur dotato do ragione.
Assurdo ma vero. Se il delitto di Cogne ci sconvolse ma si risolse con una diagnosi psichiatrica per una madre che pare non riconoscesse l’atto commesso, affetta da doppia personalità, per questo omicidio della piccola Iolanda di otto mesi non compiuti per poco, consumato tra le mura domestiche di una cittadina della nostra provincia salernitana, sempre all’insaputa di tutti, ricoverato in fin di vita pieno di ematomi, non riusciamo a trovar ragione.
La ragione aiuta noi umani a capire anche atti inconsulti dopo averli commessi ma ciò non sempre avviene se la mente è offuscata da altro.
Le menti di noi tutti di fronte ad un episodio così inspiegabile, uno dei tanti e purtroppo non il solo avvenuto in questi mesi, vanno oltre l’immaginario tra il mitologico e l’antico di Medee ancora esistenti e ci sconvolge senza ragioni.
Quando poi il fatto avviene vicino casa ancor più. Perché? L’unica domanda che ognuno si pone oltre la cronaca nera di un delitto, un omicidio, un infanticidio. Perché i bambini sono l’investimento di una società, anche la più povera e diseredata, che investe su quella prole per dare seguito alla propria vita che continuerà dopo di noi. Ma se della vita e poi di se stessi non abbiamo cura e rispetto come possiamo immaginare di darle seguito oltre noi? Non c’è comunque disperazione che giustifichi tale oscenità, seppure umana. Non c’è ragione che tenga davanti a quel corpicino inerme che ha smesso di urlare anche il suo profondo dolore nel silenzio della disumanizzazione globale, fluida, liquida dentro il suo respiro immobile come le sue membra bianche e pure, uccise dal suo stesso gene, che ne ha gelato il sangue. Anche il nostro!
Gilda Ricci