Non potrà morire o, se lo farà, sarà con l’intero genere umano, alla fine di tutto, sia perché è una creatura eternata dalla poesia non solo di Omero e di Dante, ma di molti altri poeti e scrittori, sia perché da sempre dà vita al mito della libertà incondizionata del pensiero umano, sulla base di valori eterni, quali l’eroismo, il coraggio, la repulsione della banalità, la ferrea volontà di sconfiggere l’angusta pochezza della vita, soprattutto l’esigenza di prevalere sul caduco, pervenendo al massimo della conoscenza.
Per questo il Romanticismo lo vuole condannato nell’inferno per motivi politici fraudolenti, non per il “folle volo” che Ulisse intraprende coi compagni alla “picciola vigilia… ch’è del rimanente”.
Questo suo ultimo viaggio di conoscenza assurda, perché violazione del divino, è motivo di esaltazione per lui e per tutti quelli che continueranno a solcare le sue orme nel sentiero delle avventure umane, al limite dell’ineluttabile e perfino della morte.
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