L’omaggio a Paisiello della Zefiro Chamber Orchestra chiude Suoni dal Castello a Camerota.

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Ultimo appuntamento, lunedì 22 agosto, a partire dalle ore 21,30,  nella Chiesa di San Nicola di Bari in Camerota, per il cartellone della IV edizione del Camerota Festival, “Suoni dal Castello”, allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano, per un concerto omaggio a Giovanni Paisiello, nel bicentenario della morte.

Un evento, questo, sostenuto dalla Pro Loco di Camerota, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G. Martucci” di Salerno e al Centro di Musica Contemporanea di Milano, oltre ad un folto cartello di mecenati privati. Il direttore artistico Leo Cammarano, dismetterà i panni del ruolo, per impugnare la bacchetta, tradizione di famiglia, trasmessa da papà Enzo, e porsi alla guida della formazione nata in seno alla stessa associazione, la Zefiro Chamber Orchestra che per l’occasione avrà un primo violino d’eccezione, Daniela Cammarano.

Il programma verrà inaugurato con il tributo a Giovanni Paisiello, il compositore tarantino, gloria del conservatorio di S.Onofrio a Capuana, certamente il più fecondo tra i compositori del Settecento Napoletano, il quale arrecò nuova linfa di realismo alla tradizione del buffo. Verranno eseguite le sinfonie avanti l’opera de’ La serva padrona e de’ Il Barbiere di Siviglia, pagine di sicuro effetto, giocate su di un innovativo uso dei colori strumentali e in particolare dei legni. La seconda parte del programma verrà interamente dedicata all’interpretazione della Sinfonia n° 7, in La, op.92 di Ludwig Van Beethoven. La grandiosa visione di Wagner della “ Settima” come “apoteosi della danza” serve a introdurre il discorso in un contesto piú specificamente musicale: la “Settima” costituisce un punto di arrivo e di passaggio nello stesso tempo, che dal punto di vista formale e stilistico corona in modo del tutto particolare la conquista beethoveniana del dominio sinfonico. La continua espansione della ricerca sulle possibilità della sinfonia, quale si era concretata nella seconda maniera, approda infatti nella “Settima” a una riduzione dell’ambito formale che in sintesi, significa un passaggio di livello nel modo di considerare i rapporti e le funzioni all’interno dell’itinerario formale della grande forma sinfonica. Questo processo risulta evidente sia sul piano del carattere e del divenire dei temi, sia su quello delle loro funzioni nei rapporti di contrasto e di opposizione nello svolgimento dei quattro tempi, sia nella tecnica degli sviluppi e delle elaborazioni, sia, infine, nella ricerca sulle proprietà strutturali dei fondamenti del linguaggio; e questi non sono che alcuni, anche se i principali. Nella Settima, Beethoven realizza un decisivo passo verso un modo nuovo di concepire la musica e, in particolare, la costruzione sinfonica, fondandosi unicamente sul contrasto nel fluire del tempo degli elementi puramente musicali organizzati al loro stadio primario: essenzialmente, come successione e opposizione di ritmi. Il ritmo è il fondamento strutturale che sta alla base della Sinfonia e che, materializzandosi, ne riempie di contenuto formale lo schema astratto che Beethoven derivava dalla tradizione (forma-sonata per i due tempi estremi, rondò e scherzo, rispettivamente, per quegli intermedi); il rilievo assoluto che il ritmo vi assume spiega fra l’altro l’origine della interpretazione di Wagner, la sua immagine poetica e figurativa: che cosa è infatti la danza se non sublimazione del ritmo musicale? Ma piú importante è forse ribadire come in questa Sinfonia sia superato ogni concetto di contrasto tematico (perché non esistono temi come individualità distinte e autosufficienti in lotta fra loro), e perfino sia abbandonata la traccia convenzionale dell’itinerario tonale, anch’essa come travolta nell’incessante divenire ritmico: lo sfruttamento delle possibilità connesse alla articolazione ritmica secondo un principio che si potrebbe definire di « variazione integrale », da una parte, la loro organizzazione in funzioni e relazioni che esse stesse concorrono a creare, dall’altra, questi sono i concetti fondamentali che in-formano la struttura di questa splendida pagina.